Antonio Cassano? E’stato, è e (soprattutto) sarà l’eterna, incompiuta, fenomenale promessa del football internazionale. Dice un certo Batistuta, quindi non un Stefano Mauri qualsiasi, che quando ai bei tempi comuni giallorossi si allenava con il “ragazzaccio” (ma l’eterno fanciullo non è cattivo ed è una persona sincera, a suo modo vera e, grazie alla moglie Carolina… serena) di Bari Vecchia, nonostante la presenza sullo stesso rettangolo verde… udite, udite di Francesco Totti, beh non c’era uno forte, tecnico, fantasioso e calcisticamente interessante quanto appunto lo stesso Cassano.
Poi però, il buon Antonio si è fermato lì… raccogliendo praticamente nulla di quanto avrebbe potuto ottenere, secondo previsioni, all’alba della sua, luminosa … ahinoi rimasta a metà, carriera.
A tratti a Genova alla Sampdoria, qualcosina all’inizio nel Bari (Fascetti resta il suo miglior maestro), qualcosa a Roma e un pochettino al Milan: queste le tappe migliori nell’eterno pellegrinare nel e del pallone di Cassano da tempo ormai, vale a dire da almeno due anni, di fatto da considerare, causa mancanza di fiato, stimoli e voglia, un ex calciatore.
Ergo, ci sta che lui, dopo averci magari ripensato tante volte, alla fine abbia deciso di rispedire al mittente l’offerta dell’Hellas. Ciò che non ci doveva essere (forse) era l’offerta del Verona, dato che Antonio Cassano (nel suo breve, effimero passaggio veronese non ha legato con nessuno, manco con Pazzini) da anni giuoca da fermo. E chi si ferma e non contestualizza… è perduto. No?
Stefano Mauri