Più ancora che nel contenuto, l’importanza dell’accordo commerciale fra l’Unione Europea e il Giappone firmato nei giorni scorsi risiede nei tempi e nel messaggio che le due parti inviano al resto del mondo. I negoziati erano cominciati nel 2012 ma erano rimasti a girare al minimo per molti anni. La Brexit e l’elezione di Trump hanno dato un colpo di acceleratore, perché le parti hanno sentito il bisogno di lanciare un segnale forte sulla loro volontà di favorire il commercio internazionale. Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha detto, con soddisfazione: «Ce l’abbiamo fatta… L’Unione Europea è sempre più impegnata sul piano globale».
I destinatari del messaggio sono essenzialmente due: il presidente americano Donald Trump e la premier britannica Theresa May, entrambi presenti al G20 dei giorni scorsi. Trump è stato votato con una linea isolazionista in campo commerciale che minaccia molti Paesi del mondo, a causa dell’importanza del mercato americano nell’economia globale. La prima e la quarta potenza commerciale del mondo si sono messe d’accordo per dirgli che la strada giusta è un’altra, e fatti suoi se non vuole percorrerla.
Più forte ancora il messaggio per la Gran Bretagna, la cui opinione pubblica sta attraversando un serio esame di coscienza riguardo alla Brexit proprio nel momento in cui cominciano i negoziati con Bruxelles per l’uscita. A peggiorare l’impatto, gli ultimi dati sulla produzione industriale e sulla bilancia commerciale sono decisamente negativi.
L’accordo con il Giappone non solo rilancia l’idea che l’Ue è un grande veicolo per il commercio mondiale, facendo segnare un punto propagandistico anti-Brexit, ma ancora più concretamente apre il mercato europeo all’export giapponese di auto. Infattio se gli effetti pratici dell’accordo riguarderanno il 99% dell’interscambio si dispiegheranno negli anni (da sette a quindici), creando possibilità oggi assenti, al centro dell’attenzione ci sono due soli settori: l’industria alimentare europea e quella automobilistica del Giappone. Entrambi si vedono tagliare i dazi e aumentare le garanzie.
Ciò minaccia in via diretta il settore automobilistico britannico, che vive di esportazioni verso l’Europa ed è interamente di proprietà estera, con le case giapponesi in prima fila. Una volta che le vetture giapponesi potranno entrare in Europa senza pagare dazi, i produttori potranno fare a meno delle fabbriche di assemblaggio in Gran Bretagna. Per Londra, un promemoria di fuoco.