Profili aperti, anonimato, mancanza di controllo sui contenuti, impossibilità di cancellarsi rapidamente. Dopo il suicidio di Nadia, la quattordicenne che si è lanciata dal tetto di un hotel di Cittadella, Padova, un’inchiesta del settimanale OGGI, in edicola da mercoledì 19, fa luce su Ask.fm.
OGGI rivela, per esempio, che l’ufficio informazioni-reclami del sito è inattivo da giorni, un profilo, prima di essere cancellato dal sistema deve rimanere inattivo per 12 mesi (e a un padre preoccupato per la figlia quindicenne è stato risposto che non aveva possibilità di togliere notizie e foto della figlia per un anno).
Il social network, in cui la ragazza aveva ricevuto accuse e istigazioni al suicidio, ha 70 milioni di utenti, per metà minorenni; l’età minima per iscriversi è 13 anni, ma non c’è modo di controllare e l’Italia è il Paese in cui è più diffuso. A differenza di Twitter, Facebook o Instagram, per interagire non c’è bisogno di avere un profilo, basta connettersi al social per accedere ai profili di chi c’è già, e leggere ciò che i ragazzi postano e scrivono. Chi si iscrive, dunque, non ha più controllo sui contenuti. Specie se, come suggerisce di fare Ask, si sincronizza il profilo con quello di Facebook e Twitter. Le domande sono il fulcro del social: ogni iscritto ne riceve una al giorno, generica, generata dal sistema, ma tutti ne possono porre altre in forma anonima, che diventano spesso private. E si rimane anonimo anche quando, aperto un profilo, si interagisce con altri utenti.