In una contemporaneità dove l’instabilità politica, sociale ed economica governa la vita di tutti, si assiste ad uno sconvolgimento ed annebbiamento dei fondamentali temi dell’esistenza.
Da tempo, ed in particolare nell’ultimo periodo, si discute di dignità e diritto di morte in modo da associare la vita rispettabile ad sopportabile stato di salute.
Soldati che muoiono ragazzi e bambini trasfigurati dal mare, probabilmente hanno lottato per avere anche solo un secondo in più da vivi, ma un uomo immobilizzato in un corpo di piaghe, oggi non è un eroe.
Si sono potute vedere, nella trasmissione Le Iene e su telegiornali nazionali, importanti e profonde testimonianze di persone in condizioni di estrema sofferenza che gridano alla necessità di porre fine al loro calvario. Tra questi, rari casi di persone in condizioni gravissime ed irreversibili, che sussurrano la loro voglia di continuare vivere. Sussurrano forse perché non si sentono coraggiosi e se ne devono vergognare?
Il grande scienziato Stephen Hawking , affetto da una malattia degenerativa, ci ha permesso di fare grandi passi nella ricerca fisica, matematica e astrofisica e può parlare solo grazie ad un sintetizzatore vocale creato apposta per lui.
Le intelligenze e la vita di persone in queste condizioni oggi non sembra dignitosa. Sembra che non passi l’intenzione di far vivere al meglio queste persone mettendole in condizione di comunicare e trovare una strada per poter sopravvivere, ma ci si concentri sul farle morire con dignità. Oggi prevalentemente di questo si dice.
Intelligenze che non hanno possibilità di essere candidate ad un Premio Nobel e che non possono esprimersi, rischiano di perdersi e potrebbero sentirsi per giunta codarde.
L’instabilità della condizione umana vuole essere forse controllata da una società instabile che fa traballare anche i fondamentali temi della vita e della morte. Non si capisce più perché oggi sia possibile scardinare l’ordine di diritto alla vita o alla morte ponendoli in maniera piramidale e non di scelta soggettiva. L’esperienza della propaganda nazista ci insegna che ripetere una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità. È ancora vero?