Nel cuore di Milano un atelier dove le bici sono realizzate con cura e metodi sartoriali. Esemplari unici e affascinanti. È la Sartoria Cicli.
Sartoria di nome e di fatto, la bici come capo su misura d’haute couture da “indossare” più che da guidare. L’idea è venuta a due creativi: Luca Lanzani e Simone Russo, il primo partner di un’importante agenzia di comunicazione, il secondo art director e designer. Entrambi accomunati, sin dall’infanzia dalla stessa passione.
«Da ragazzino – dice Simone – sognavo di avere la “saltafoss”, particolare bici degli anni Settanta, antesignana delle mountain bike, dotata di sospensioni simili a quelle dei motorini da cross, che all’epoca andavano per la maggiore». «Io ho iniziato ancora prima, – interviene Luca – mi ricordo ancora il giorno in cui mio padre mi tolse le rotelline dalla ruota posteriore e… “tutto solo”, avevo cinque anni, feci il giro della casa pedalando. Fu una conquista di libertà incredibile. A dodici ero già un fanatico del pedale, chiesi come regalo a papà una Bianchi da corsa. Arrivo sì una Bianchi, ma da turismo, color oro, con manubrio condorino e parafanghi, che non c’entrava niente con ciò che sognavo. Decisi così di customizzarla. Con i soldi della “paghetta”, senza dire nulla ai miei, iniziai a comprare accessori corsaioli: manubrio da corsa con nastro da avvolgervi sopra e gabbiette da montare sui pedali. Tolsi i parafanghi, sverniciai il telaio, come lo può fare un ragazzino di dodici anni, e lo dipinsi in un colore verdino il più simile possibile a quello delle agognate Bianchi da corsa. Iniziò così una passione che non mi ha più abbandonato. Crescendo, comprai il primo Rampichino della Cinelli e mi diedi al cicloturismo. Per me la vacanza era salire in bicicletta e percorrere tantissimi chilometri. Ho cominciato ad acquistare bici di tutti i tipi, spesso modificandole secondo il mio estro e le mie esigenze. Quando negli ultimi anni è esploso il fenomeno della customizzazione e sono diventate di moda le scatto fisso, ho elaborato l’idea di sfruttarne le peculiarità per realizzare bici uniche, fuori dal comune».
Le scatto fisso hanno la particolarità di avere un solo rapporto possibile e nessun meccanismo di “ruota libera”, per cui la pedalata è solidale con il movimento della ruota posteriore. Non è perciò possibile pedalare a vuoto all’indietro, né smettere di pedalare, a meno che non si voglia rallentare bruscamente l’andatura. Sono bici estremamente essenziali, costituite solamente dal telaio e dalla forcella, dal manubrio, dalle ruote e dalla trasmissione composta appunto da un unico rapporto. Sono decisamente leggere, prive di tutto il sistema di cavi, guaine, comandi e parti del cambio e frequentemente anche dei freni. La trasmissione diretta permette infatti di rallentare agendo solo sui pedali. Si tratta del primo tipo di bicicletta inventata e questo le conferisce un particolare fascino vintage. «All’inizio abbiamo lavorato sulle nostre biciclette – racconta Simone – e mentre sperimentavamo idee e soluzioni è venuto fuori quello che definiamo “su misura emotivo”. Qualche cosa che va ben più in là dallo scegliere semplicemente un accessorio o un tipo di componente, ma coinvolge la sfera emotiva, un “pensiero” che si concretizza in una bici unica e irripetibile che ne rappresenta l’essenza».
(L’articolo integrale su Gentleman Collector in edicola)