In due interviste su Stop, abbinate a due racconti scritti come singoli, io e il mio socio Daniele Cambiaso parliamo delle nostre fonti di ispirazione e, così facendo, offriamo la miglior chiave per comprendere da dove nasce la miscela narrativa alla base del thriller che abbiamo partorito a quattro mani, “La logica del Burattinaio”, uscito in estate per Algama.
Di seguito, due passaggi dei racconti apparsi sul settimanale: Fauci di Belva (mio) e L’angelo nell’ombra (di Daniele).
Da Fauci di belva:
“L’ agente Sterlini fu preso dall’impulso di esaminare la sua bocca.
Per produrre gli squarci valsigli il famigerato soprannome doveva averla molto grande e con una dentatura possente.
Dov’ è l’interruttore? ” chiese perentorio.
Il giovane, dopo un attimo di indecisione, alzò il lungo braccio ad indicare un punto alla sinistra di Sterlini.
Questi intimò di nuovo: «Fai un solo un movimento, e ti faccio saltare le cervella!», poi senza distogliere lo sguardo da lui, che seguitava a fissarlo impietrito, staccò la mano sinistra dal calcio della pistola e palpeggiò la parete alle sue spalle sino a trovare il pulsante.
La luce invase la stanza. Era il salotto di una casa piccolo borghese, lindo e ben tenuto, pieno di mobili e suppellettili antiquati. Non ispirava nessun senso di angoscia o terrore.
Nemmeno il giovane suscitava simili sentimenti: aveva un viso dai tratti anonimi, pallido e smunto, nel quale campeggiavano gli occhi sbarrati.
La bocca era di taglio e di dimensioni del tutto regolari.
Unico elemento trasgressivo: i lunghi capelli castano scuro, spioventi sulle spalle, che gli conferivano un’aria da hippie fuori moda.”
Da L’angelo nell’ombra:
“Mentre la sigaretta si consuma tra le dita, mi sporgo ad osservare l’edificio all’angolo della piazza. Lì c’è il secondo angelo, mentre un terzo è appostato più avanti. Si chiama Triangolazione di fuoco. Ma è molto importante lui, il secondo. Ancora non lo sa, forse lo sospetta, ma è la pedina sacrificabile del piano.Ce n’è sempre una, fa parte dei piani perfetti e questo lo è. Poteva toccare a me o a un altro, invece sarà lui, l’ho capito non appena l’ho visto, non so perché. Esperienza, forse. Pagherà lui per tutti. Chissà come l’hanno incastrato, ma alla fine che importa? Lo immagino anche lui pronto col dito sul grilletto, anche lui solo coi suoi pensieri, coi suoi ricordi, coi suoi fantasmi.”
Per chiudere, l’incipit de “La logica del Burattinaio”
PROLOGO
Museo Criminologico (RM) , Via del Gonfalone 29, sabato 29 dicembre 2012, ore 13
Correre.
Puntare verso la moto.
Sparire nella confusione del traffico di Roma.
I polmoni esplodono, so perfettamente che avrò pochi secondi prima che una Volante piombi proprio dove mi trovo adesso.
E io corro. Corro nel sole di Roma.
Lo zainetto mi rimbalza sulle spalle, penso a quello che contiene e mi viene da esplodere di gioia, vorrei esultare come un ragazzino dopo un goal.
È stato facile. Li ho sorpresi. Non si aspettavano niente del genere, non in un luogo come quello. Ho atteso con pazienza, ho scelto l’ora migliore. La chiusura imminente, con la maggior parte dei custodi già in pausa pranzo. I pochi sorveglianti superstiti che controllano svogliati sale ormai deserte dopo la visita rumorosa di una scolaresca. Odore di chiuso e noia. Sbadigli e fruscii di giornali.
Di colpo, l’azione. L’addetta alla biglietteria presa in ostaggio mentre controlla il magro incasso. Cellulari consegnati, telefono disattivato, tutti ammanettati. Urla, spintoni, il calcio della pistola giocattolo truccata da arma vera calato sulla tempia del più riottoso. Delle videocamere me ne sono fregato. Sapevo di avere qualche minuto e l’ho sfruttato al meglio per centrare l’obiettivo. Dall’analisi delle immagini non risaliranno mai a me. Parrucca, occhiali, barba finta. Non mi riconosceranno mai. Solo uno capirà, a tempo debito. In fondo è per lui che faccio tutto questo.
Deve capire, ma solo perché sarò io a volerlo.
Sì, è stato facile. Non devo distrarmi. Sulla scalinata che da via del Gonfalone porta al Lungotevere dei Sangallo urto una donna di mezz’età con un trolley, quasi me la trascino dietro e lei si volta a insultarmi. «A fijo de na…»
In un altro momento, per quella frase, mi sarebbe piaciuto vederla annegare nel sangue. Invece rido. Corro e rido. Volevo quegli oggetti. Sono più di un simbolo. Molto di più. Dovevano essere miei e ora sono miei. Tutto può iniziare, tutto può finalmente tornare. Adesso si tratta solo di correre.
Corri veloce, non voltarti, non esitare. Raggiungi l’obiettivo.
Ecco la moto. Lontana, l’eco di una sirena. Troppo tardi, ragazzi. Sorrido. In fondo, mi dispiace andarmene. Si troveranno davanti un biglietto, proprio all’entrata del Museo Criminologico. Chiuso per rapina. Non ho resistito all’idea. Magari lo conserveranno in bacheca. Devo trafficare un po’ col blocco accensione della moto, la sirena si fa più vicina. Qualcuno mi osserva, ma non ha importanza. L’abbandonerò tra pochi metri, poi la metropolitana mi farà sparire nel ventre caldo e oscuro di Roma. Ecco, si accende. Una sgassata e volo via, volo lontano. Verso la salvezza. Verso il buio che mi protegge.
Rino Casazza
LA LOGICA DEL BURATTINAIO E TUTTI I LIBRI DI RINO CASAZZA:
Sherlock Holmes, Padre Brown e il delitto dell’indemoniataSherlock Holmes, Dupin e il match del secoloGli enigmi di Don PatrizioLa logica del Burattinaio, nella mente del serial killerBergamo sottosopra. Un’avventura di Auguste Dupin e Giuseppe GiacosaIl Fantasma all’Opera. Un’indagine in cinque atti con Auguste Dupin.Le regole del gioco. Un’avventura di Auguste Dupin.BartTutto in venti ore