Allora per un tempo non c’è stata storia: la Juventus ha fatto il buono e il brutto tempo con la Dea Bergamasca. Dybala (sa illuminare), Mandzukic (tatticamente più prezioso di Higuain), Pjanic, Marchisio e a tratti Lichtsteiner, in gran spolvero hanno fatto alla lunga la differenza: ergo il passaggio del turno in Coppa Italia, essenzialmente è merito loro.
Nell’economia globale dei 90 minuti tuttavia l’Atalanta, pur perdendo per 3 reti a 2 beh è apparsa più in palla dei padroni di casa bianconeri, con mister Gasperini (è uno dei migliori tecnici italiani meriterebbe una grande chance) bravo a ingabbiare con la tattica e il pathos gli avversai e il collega rivale Max Allegri. Nota a margine: questa formula di Coppa ecco non è particolarmente entusiasmante; tanto per gradire e vedere l’effetto che fa, intanto i cosiddetti club medio – piccoli appunto tipo Atalanta, forse meriterebbero di giocarla in casa l’unica chance a disposizione per fare strada nella competizione. No?
Cos’altro aggiungere? Allora la Vecchia Signora d’Italia (Zaza ed Evra con le valigie in mano) in patria deve temere sostanzialmente sé stessa, ma per andare avanti nel Vecchio Continente, allo stato attuale, Asamoah (dov’è finito il tuttocampista che a Udine e nei primi mesi torinesi faceva ammattire i rivali?) ed Hernanes (errore bestiale acquistarlo dall’Inter) andrebbero sostituiti con elementi dotati di personalità spiccata, passione e qualità.
Ciò detto congratulazioni all’Atalanta di Gasperini: l’Europa salvo colpi di scena (che la realtà orobica meriterebbe) sfumerà pure quest’anno, ma i giovani nerazzurri garibaldini di Bergamo sanno emozionare.
Stefano Mauri