Per introdurre la figura di Michail (o meglio “Misha”, “Michelino” in italiano) Tal , lettone di Riga, un unicum tra i grandi giocatori di scacchi, non c’è miglior occasione che raccontare le sue due sfide mondiali con Michail Botvinnik, altro monumento nella storia dello scacchismo.
Non ci sono dubbi che “Michelino” sia al primo posto nei favori di praticanti e appassionati del gioco.
Il motivo è che le sue partite sono pezzi di bravura così incredibili da sembrare frutto di magia.
Tal attaccava sempre, con impunita disinvoltura, sacrificando , come bere un bicchier d’acqua, pezzi su pezzi per alimentare i suoi assalti al re avversario.
Secondo il senso comune avrebbe dovuto perdere per aver voluto strafare.
Invece Michelino trovava sempre la strada per la vittoria, sovvertendo il pronostico con soluzioni di un’efficacia quasi paradossale.
La sensazione, confermata dalle analisi a posteriori, era che l’avversario gli avesse spianato la strada con errori.
Ma Michelino con le sue mosse continuamente spiazzanti creava sulla scacchiera un tourbillon in cui gli altri si perdevano, mentre lui vi si trovava a proprio agio come un topo nel formaggio.
Michelino ha ottenuto nella sua carriera successi straordinari sia nel gioco di torneo che nei match individuali, arrivando a fregiarsi del titolo mondiale.
Purtroppo, la salute cagionevole e l’estrema dispendiosità, fisica e mentale, del suo stile di gioco gli hanno impedito di mantenersi a lungo ai massimi livelli.
Spesso ha dovuto abbandonare competizioni già iniziate, o non ha potuto partecipare alle più importanti, per necessità di cure.
Forse era inevitabile che passasse alla storia come un inimitabile, ma incostante, artista del gioco.
A me piace immaginarlo come un prestigiatore che dopo aver fatto vedere e toccare con mano al pubblico un cappello vuoto, ne estrae un bel coniglio bianco.
Michail (a nessuno per lui sarebbe venuto in mente di usare un vezzeggiativo!) Botvinnik, originario di Repino nei pressi di Leningrado, è l’incarnazione stessa dello scacchismo sovietico.
Pur essendosi dedicato fin da giovanissimo al gioco, non può essere definito un fenomeno naturale come Bobby Fisher, Raul Capablanca o, appunto, Misha Tal.
Botvinnik ha saputo coltivare la predisposizione di base con uno studio intelligente ed una pratica mirata, anche perché gli scacchi per lui non sono mai diventati un’attività esclusiva, avendoli affiancati prima agli studi e poi alla professione ingegneristica.
Il suo stile è molto avveduto e quadrato, sorretto da una tenacia agonistica paragonabile a quella del lottatore per eccellenza della storia dello scacchismo: Emanuel Lasker ( torneremo anche su di lui!) .
Pur prediligendo vincere realizzando con estrema precisione anche minimi vantaggi, Bottvinnik non ha disdegnato, quando ne ha avuto modo, il gioco brillante e spettacolare. Non a caso la sua vittoria contro Capablanca al famoso torneo AVRO nel 1938 viene considerata una delle più belle di sempre.
Nei match individuali il campione di Repino era l’avversario peggiore che si potesse incontrare. Poteva anche perdere, come gli accadde più volte, ma nell’incontro di rivincita, facendo tesoro degli errori commessi e preparandosi alla perfezione, non lasciava scampo al suo oppositore.
A me piace immaginarlo come un ciclista dal passo lento ma costante, che in una salita riprende sempre, e sopravanza, gli scattisti che inizialmente lo hanno lasciato indietro.
Misha e Michail si affrontarono per la prima volta, con in palio il titolo mondiale, a Mosca, tra il marzo e l’aprile del 1960.
Tal aveva conquistato il diritto a sfidare Botvinnik -confermatosi campione dopo il lungo, altalenante braccio di ferro con Vasily Smislov tra il 54 e il 58 – grazie alle convincenti vittorie sia nel Torneo Interzonale di Portorose che nel Torneo dei Candidati di Bled.
L’intero mondo scacchistico era rimasto affascinato dal gioco del “Mago di Riga” ma si pensava che contro il ferreo detentore del titolo la sua spericolata propensione all’attacco non avrebbe funzionato.
Invece, Misha trionfò con un netto distacco (sei vittorie contro due sconfitte, con dodici patte), guadagnandosi non solo il plauso entusiastico di tutti gli osservatori, ma anche i complimenti del suo avversario che dichiarò: ” nel corso del match sono rimasto veramente stupito dalla capacità di Tal di immaginare e inventare complessissime varianti.”
Non era finita lì, però. Il campione detronizzato aveva diritto per regolamento alla rivincita entro un anno. Come ben sapeva Vasily Smislov, Botvinnik nel match di ritorno era un osso durissimo.
Nella primavera del 1961, nello stesso luogo, Misha e Michail tornarono ad affrontarsi e, per la delusione dei tanti fans dell'”incredibile” Tal, Botvinnik prevalse nettamente vincendo ben dieci partite a fronte di cinque sconfitte, con solo sei patte, a dimostrazione di come il campione leningradese avesse accettato un confronto aperto, senza esclusione di colpi, col pericolosissimo avversario.
La sconfitta di Tal , in quelle proporzioni, è dovuta al suo cattivo stato di salute durante l’incontro, ma l’interessato non cercò scuse, ammettendo che Botvinnik aveva vinto” perché conosceva il mio modo di giocare molto meglio di quanto io conoscessi il suo.”
Da questo momento in poi, comincia per entrambi il declino.
Botvinnik, ormai cinquantenne, disputò un solo altro match mondiale, perdendolo, con Tigran Petrosian, il campione di Tbilisi soprannominato “La Roccia” per la sua straordinaria abilità nella difesa. Questa volta la Federazione Scacchistica Internazionale, memore dei clamorosi recuperi dello scacchista di Repino , aveva abolito il diritto di rivincita…
Misha il Prestigiatore, pur molto più giovane ( era nato nel 1936), ha trascinato i suoi problemi sanitari per il resto della troppo breve vita, sino alla morte nel 1992.
Negli intervalli di buona salute ha continuato a sfornare le sue gemme fatte di ardimento, fantasia e ineguagliabile senso estetico.
Rino Casazza
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