Nel recente ebook “Sherlock Holmes, Dupin e il match del secolo”, edito da Algama, ho compiuto un’operazione in apparenza bizzarra, ma in realtà con un preciso fondamento storico: accostare la c.d. “detection classica” al gioco degli scacchi.
Nella storia i due grandi detective letterari, che possono ben dirsi maestro (Dupin) e più brillante allievo (Holmes) non si trovano di fronte ad un delitto misterioso, ma decidono di applicare le loro capacità logico-deduttive (come direbbe Conan-Doyle) o analitiche ( come direbbe Poe) nel predire l’andamento e il risultato finale del campionato del mondo di scacchi.
Che scelgano un simile terreno di sfida, è perfettamente giustificabile: fin da quando Dupin si afferma, fondando la scienza dell’investigazione, mette al bando gli scacchi sconsigliando la loro pratica a un detective che voglia agire con metodo rigoroso.
Nel 1886, epoca in cui l’investigatore londinese era ancora sconosciuto ( l’esordio del personaggio avviene l’ anno dopo, con il celeberrimo “Uno studio in rosso”) mentre Dupin era un glorioso vegliardo in pensione ( il suo esordio, nell’altrettanto celebre “I delitti della Rue Morgue”, risale al 1841), la storia del gioco degli scacchi è a una svolta.
Viene ufficialmente istituito il titolo di campione del mondo e designati per contenderselo due figure di giocatori molto diversi tra di loro: Jhoannes Zuketort e Wilhelm Steinitz.
Il primo è il classico scacchista ottocentesco, dilettante innamorato dall’incantevole incertezza del gioco, nella quale bisogna districarsi con coraggio e inventiva.
Il secondo è lo scacchista del futuro, professionista studioso delle situazioni continuamente mutevoli che si presentano sulla scacchiera per ricondurle entro schemi interpretativi coerenti e affidabili.
Rimandiamo al libro per saperne di più sul confronto Holmes/Dupin, con tutte le sue implicazioni, e sul memorabile match tra Steinitz e Zuketort.
Le sfide con in palio la corona di re della scacchiera sono state tutte degne, per i risvolti non solo tecnici ma anche umani, storici e persino politici, di quel primo campionato.
Credo molti sappiano che proprio in questi giorni, di nuovo negli Stati Uniti, a New York, come nel lontano 1886, si sta svolgendo l’incontro per l’assegnazione del titolo, tra lo svedese Carlsen e il russo Karjakin, mentre scrivo condotto, a sorpresa, da quest’ultimo.
In interventi che seguiranno proverò a raccontare le sfide scacchistiche mondiali più interessanti, a cominciare da quella che all’epoca, il 1972, suscitò l’interesse anche dei non esperti perché contrapponeva, in maniera del tutto inedita, un giocatore del mondo occidentale ed uno del mondo comunista.
Sto parlando, l’avrete capito, del mitico match Fisher-Spassky.
A presto!
Rino Casazza
LA LOGICA DEL BURATTINAIO E TUTTI I LIBRI DI RINO CASAZZA:
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