http://www.youtube.com/watch?v=65B4hmNUNeA
Siamo nel 2005. Fino a non molto tempo prima, Beppe Grillo nei suoi spettacoli ha sostenuto che «dietro internet non c’è nulla, ci sono i magazzini e i camion». Lo definiva «Infernet, occulto del moderno Medioevo». E accusava le multinazionali di voler costringerci ad andare più veloci. Fornendoci di tecnologie che in realtà ci facevano lavorare di più.
Attaccava i satelliti rei di spiarci e i gps, costosi e inutili.
Le cose però sono cambiate. Grillo ha conosciuto Gianroberto Casaleggio e ha cambiato idea.
Da tre mesi ha infatti aperto il suo blog.
Mette in scena uno spettacolo che ne porta il nome, beppegrillo.it.
Attacca Telecom, porta nel teatro la “mappa del potere” sulle connessioni tra società e consigli di amministrazione.
E prova subito il nuovo modo di comunicare e fare “politica diretta”, chiedendo l’assenso dei presenti nei teatri del tour per mandare una mail collettiva al Presidente della Repubblica Ciampi in merito alla missione Antica Babilonia in Irak.
Il 28 aprile è di scena a Roma.
Grillo attacca la riforma della giustizia fatta dal ministro dell’epoca Roberto Castelli, Lega Nord. Una riforma, come è noto, che non troverà mai attuazione, perché sarà stoppata – con durissime polemiche da parte dell’Unione delle Camere Penali – dalla successiva riforma firmata dal nuovo ministro Mastella, governo Prodi, una manciata di giorni prima che entrasse in vigore.
Ma questo accadrà due anni più tardi.
Nel frattempo, anno 2005, la riforma Castelli fa discutere. E ne discute anche Grillo nel suo spettacolo.
Il blog è fresco di tre mesi, si diceva, ma i politici non se lo fileranno ancora per anni e anni, convinti di poterlo ignorare, senza minimamente accorgersi di quanto accade nel Paese.
Alcuni rappresentanti di un’altra categoria, invece, decidono di affidarsi fin da subito anche a lui, per porre un problema che li preoccupa all’attenzione pubblica.
Si tratta di alcuni magistrati.
Il comico riporta quanto gli avrebbe detto uno di essi sulle possibili conseguenze per i giudici con l’arrivo della riforma Castelli. E spiega quanto sia grave che si voglia limitare l’interpretazione della legge da parte dei magistrati. «Guai», dice il comico, perché «ci sono degli sbagli nelle leggi».
Fermo restando che si tratta di una visione piuttosto parziale delle cose, visto che una discreta serie delle condanne di Strasburgo all’Italia arrivano proprio per l’interpretazione che alcuni magistrati hanno fatto della legge, come raccontiamo in quest’inchiesta, l’aspetto interessante è un altro.
Perché naturalmente ogni categoria di lavoro ha il diritto di far sapere come la pensa a Grillo e a chiunque altro.
Il fatto è che, per farlo, stando alle parole del comico, questi magistrati hanno scelto un modo piuttosto inconsueto. Spiega Grillo, nella clip del suo spettacolo che potete vedere qui sopra: «Scrivono sul mio blog, dei magistrati, sotto falso nome, perché vogliono far sapere le cose che stanno succedendo».
Ora, qualche domanda si pone: perché dei magistrati, persone che esercitano il potere giudiziario, si mettevano a scrivere le proprie ragioni non con nome e cognome, ma “sotto falso nome”, sul neonato blog di Beppe Grillo?
Chi erano questi magistrati?
E soprattutto, un ultimo quesito mi pare urgente, dopo che il comico è diventato anche il presidente di un movimento politico: fino a quando ci sono stati magistrati che hanno scritto “sotto falso nome” sul suo blog?
Edoardo Montolli
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cane non mangia cane. chi tocca i magistrati paga dazio chi li esalta fa carriera sui giornali e in politica. sono loro la vera casta…