Questo film ha ottenuto un lusinghiero successo all’edizione 2015 degli Oscar, con 8 nomination, e il primo posto tra le sceneggiature non originali. Bisogna dire che si tratta di un “remake”, in quanto nel 2001 la stessa storia ( pur con un taglio assai differente) venne narrata nel film di Michel Apted “Enigma”, non troppo apprezzato malgrado la presenza di una “diva” come Kate Winslet, l’interprete di Rose De Witt in “Titanic”, e un plot di buona suspense.
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La vicenda è nota a tutti gli appassionati di spionaggio: la Seconda Guerra Mondiale si risolse in modo più veloce a favore degli Alleati ( la loro vittoria, dopo l’intervento degli Stati Uniti, con la loro potenza economica e militare, non fu mai in forse) grazie alla decifrazione, da parte di un gruppo di cervelli al servizio dell’Intelligence inglese, dell’astruso codice di cui la Germania si serviva per le proprie comunicazioni belliche.
L’episodio, di cui si è venuti a conoscenza molto dopo la fine del conflitto, si lega allo sviluppo dell’informatica. Infatti il sistema di cifratura tedesco si basava sull’uso di una macchina calcolatrice, denominata “Enigma”, che consentiva la periodica modifica del codice, e l’esperto matematico che guidò il pool dei decifratori riuscì a scoprirne la chiave realizzando un’ apparecchiatura , di fatto un calcolatore elettronico ante litteram, che ne svelava le aggrovigliate permutazioni.
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Mentre il film del 2001, incentrato sugli intrighi, in parte inventati, dietro la decrittazione di “Enigma”, appartiene al genere della “spy-story”, “The Imitation game” è un film biografico imperniato sulla figura di Alan Touring, il geniale cripto crittografo cui si deve il successo dell’impresa. Da notare che nella pellicola di tredici anni prima Touring non era nemmeno menzionato, e la sua parte affidata ad un personaggio affine con altro nome.
Il fatto è che Touring ha pagato oltre misura la sua omosessualità. Nel 1952, infatti, epoca in cui questa in Inghilterra era illegale, Touring, dedicatosi nel frattempo all’attività accademica, fu processato per “atti osceni” e condannato alla c.d. castrazione chimica. Pochi anni dopo si suicidò, in circostanze che, peraltro, secondo alcune teorie complottistiche, non sarebbero del tutto chiare, facendo pensare ad un omicidio mascherato.
Solo dopo il 2009, con l’emergere dei suoi indubbi meriti nella vittoria alleata, grazie anche alla rivalutazione dell’omosessualità, considerata tendenza naturale e non più perversione patologica, lo studioso è stato riabilitato dalle autorità inglesi, fino alla grazia postuma, concessagli tre anni fa dalla Regina Elisabetta II.
LE RECENSIONI DI RINO CASAZZA–The invitation di Karyn Kusama
Si è così aperta la strada per una rivisitazione della vita dello scienziato, in cui il film di Tyldum si inquadra.
L’opera si regge , e non avrebbe potuto essere altrimenti, sulla bravura dell’interprete di Touring, Benedict Cumberbatch, non a caso nominato agli Oscar per il premio al miglior attore protagonista.
Non è nemmeno un caso che a “The imitation game” sia andata la “statuetta d’oro” per la miglior sceneggiatura non originale.
Quest’ultima, infatti, è particolarmente ben calibrata, non solo per gli incastri tra vari piani temporali ( gli studi adolescenziali di Touring presso un collegio maschile, gli anni della guerra e infine le disavventure giudiziarie del dopoguerra), ma soprattutto per la fine sottolineatura di tutte le relazioni personali più importanti dell’insigne crittografo.
Così si da’ modo a Cumberbatch di disegnare un ritratto del professore gay a luci ed ombre, senza cadere nella solita retorica riabilitativa.
Emerge così una figura molto umana, piena di doti ma anche di difetti, con evidenti spigolosità caratteriali ed eccessi di superbia, dovuti certo anche alla sofferenza esistenziale per la propria inconfessabile “diversità”.
Il saldo, alla fine, è positivo per la passione intellettuale e il senso del dovere dimostrati da Touring nel momento in cui si è trovato a dover fare la storia.
Molto bella la storia d’amore impossibile, non per questo meno intensa, con una collega, interpretata con bravura da Keira Knightley, nominata agli Academy Awards per il premio alla miglior attrice non protagonista.
Rino Casazza
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