Si tratta di un’ipotesi confermata a Fronte del Blog dall’avvocato Fabio Schembri, legale storico della coppia: “Tutto dipende dalle relazioni dei servizi sociali e dal magistrato di sorveglianza”
Olindo e Rosa potrebbero uscire in permesso entro fine anno. Si tratta di un’ipotesi confermata dal legale storico della coppia, l’avvocato Fabio Schembri: “In linea astratta dopo dieci anni di detenzione è possibile per un ergastolano chiedere i primi permessi. Naturalmente tutto dipende poi dalle relazioni dei servizi sociali e dal magistrato di sorveglianza”.
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Ma si tratta di un percorso che state cercando di intraprendere?
“Certo. Le relazioni dei servizi sociali sono in corso. Noi speriamo che le istanze saranno accolte”.
I tempi?
“A breve”.
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Non si sbottona oltre l’avvocato. Olindo e Rosa furono arrestati per la strage di Erba l’8 gennaio 2007, il 10 gennaio confessarono. Mesi dopo avrebbero ritrattato. Da allora si protestano innocenti. Sono in attesa di una sentenza della Corte di Strasburgo: qualora l’Italia fosse condannata per violazione dell’articolo 6 del trattato per i diritti dell’Uomo – nel dettaglio l’equo processo – il processo potrebbe essere rifatto, secondo quanto stabilito da una sentenza, la 113/2o11, della Corte Costituzionale.
Di recente sono emersi nuovi elementi sulla strage, mai analizzati nel dibattimento – come i capelli rinvenuti sulla felpa del piccolo Youssef Marzouk – sul quale la difesa ha chiesto prima a Como, poi a Brescia, e ancora Como e ancora Brescia, di svolgere incidenti probatori.
“Ci siamo rivolti alla Cassazione – conclude Schembri – che dovrà stabilire di quale dei due tribunali, Como o Brescia, sia la competenza ad autorizzare questi incidenti probatori. Non abbiamo ancora una risposta. Non appena l’avremo, potremo finalmente vedere se da questi elementi emergerà qualcosa di nuovo. Giova ricordare che nessuna traccia di Olindo e Rosa fu trovata nel palazzo della strage. Al contrario c’erano tracce di persone mai identificate. E che in casa della coppia non venne ritrovata alcuna traccia delle vittime”.