E’ difficile trovare un film ingannevole come “La teoria del Tutto” di James Marsh, uno dei più apprezzati all’ edizione 2015 degli Oscar , anche se, nonostante le molte nomination, ha finito per ottenere solo il premio al migliore attore protagonista, l’ottimo Eddie Redmayne.
Visto il titolo, e la popolarità di Stephen Hawking, alla cui vita il film è dedicato, ci si sarebbe potuti attendere un’immersione nelle vertiginose teorie fisico-cosmologiche dello scienziato inglese: Hawking, come tutti sanno, è specialista nello studio degli affascibanti oggetti cosmici noti col nome di “buchi neri”, nonché , argomento ancor più avvincente, sul significato del “tempo”.
Niente di tutto questo. Se qualcuno si aspettava avveniristiche visualizzazioni dei concetti scientifici “hawkinghiani”, sarà rimasto deluso.
Ma forse pecco di una visione troppo personale.
Tra gli estimatori dello scienziato di Oxford la maggioranza sono quelli attratti dalla sua vicenda umana, esempio di riscossa della disabilità.
Hawking , anche questo lo sanno tutti, è un grande disabile. Una gravissima malattia degenerativa del tessuto muscolare fin dalla giovinezza l’ha condannato alla completa immobilità. Lo scienziato e professore universitario, costretto sulla sedia a rotelle, comunica solo attraverso un sintetizzatore vocale.
La sua penetrante e immaginosa intelligenza, rimasta integra dentro un corpo devastato, gli ha permesso di raggiungere i vertici della ricerca scientifica.
Ma rischiano di rimanere spiazzati anche gli ammiratori di Hawking come simbolo dello spirito che riesce a superare avversità estreme.
Il film è tratto dall’autobiografia della moglie dello scienziato, e racconta soprattutto, in modo impietoso, la durissima quotidianità dello scienziato infermo.
Non a caso l’ interprete di Hawking ha conquistato il pubblico e la giuria degli Academy Awards per lo straordinario mimetismo con cui riesce a calarsi nei panni di un malato della terribile “malattia del motoneurone”. Più di uno spettatore ha pensato che Redmayne, per fortuna sanissimo, sia lui stesso disabile.
Marsh, grande autore di documentari, cimentandosi per la prima volta, praticamente, nella cinematografia narrativa, ha voluto presentarci un Hawking diverso, scostandosi dai due stereotipi del genio eccelso e del titanico trionfatore sulla “natura matrigna”.
L’aspetto più notevole della vita del professore sono le vicende amorose, numerose e complicate come quelle dei “normali”, con tanto di matrimonio, figli, crisi di coppia, tentazioni extraconiugali ( di entrambi!), e infine il divorzio, con avvento di nuovi partners. Di divorzio nella vita di Hawking ce ne sarà addirittura un altro, non narrato nel film.
Così il più grande successo dello scienziato inglese diventa non aver sviluppato la termodinamica dei buchi neri, o aver scoperto la radiazione che porta il suo nome, ma essere la prova concreta che anche un disabile può ambire a ricca vita affettiva.
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