Nota a margine: entrambi, quindi tanto Conte, quanto Massimiliano Allegri sono due grandi professionisti, pur diversi tra loro e, particolare non indifferente, beh entrambi sono vincenti.
Più motivatore, tecnologico (utilizza molto i filmati per preparare le gare), esasperante (talvolta fin troppo), tattico all’ennesima potenza, l’ex ct della nazionale, per far rendere al meglio i calciatori, tecnica nella quale eccelle, spesso, per non dire sempre, ama costruire, intorno al gruppo che allena, un fortino inespugnabile scovando, inventando, per stimolare l’adrenalina, nemici ovunque. Farà così pure a Londra sulla sponda Chelsea del Tamigi? Lo scopriremo vivendo, così come capiremo se Antonio Conte detto (da me) sua Immensità riuscirà a cucirsi addosso una caratura davvero internazionale. Sì perché pur reduce da un Europeo Straordinario, con quest’Italia ha fatto faville, ecco qualche scricchiolo, il coach pugliese l’ha mostrato.
Inserire, per certi aspetti il molto acerbo Zaza a uno sputo dalla fine, solo per tirare un rigore poi sbagliato, così come calcolare male il peso di certi risultati al fine degli abbinamenti in cartellone, oppure lo scarso impegno di Insigne e, certe convocazioni … estreme, ecco, su Conte, nella missione continentale in terra francese hanno pesato un pochino. O no?
E Allegri? Con quell’aria malincotoscana un po’ così alla Francesco Nuti, rispetto all’illustre collega stressa meno i giocatori, sa di tattica ma predilige la tecnica, ai nemici preferisce la calma apparente, la forza di un’idea, magari meno intensa, non per questo meno densa, meno elaborata, meno laboriosa. L’acuto Max, ruffianaccio, sorride maggiormente durante le interviste e sa mostrarsi meno indisponente. Chi è più bravo? Cosa li unisce? Lo scopriremo sul campo, vivendo certi che i due, mal si sopportano, prima o poi si incroceranno. Non credete?
Stefano Mauri