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Delitto di via Poma, parla Carmelo Lavorino: «Ultima chance per risolvere il giallo»

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Per il Giallo di Via Poma siamo arrivati all’ultima chance, grazie alle attività investigative indicate dal Gip Giulia Arcieri nella sua ordinanza del 23 dicembre 2024. L’ordinanza intende rimediare agli errori ed alle sedimentazioni dei fattoidi causati dalla c.d. “inadeguatezza investigativa”e indica la via per districare l’enigma, dipanare la matassa e separare il grano dall’oglio.

L’ordinanza del Gip si riferisce a cinque esposti pervenuti da Paola Cesaroni sorella di Simonetta ed a uno pervenuto da me. Gli esposti di Paola Cesaroni sono basati su informazioni che a mio avviso sono solo sospetti, illazioni, pettegolezzi e notizie non pertinenti che provengono da “pomologi dilettanti allo sbaraglio”. Il mio esposto è quello che presentai in Procura nel marzo 2023 con allegato il libro “Via Poma Inganno Strutturale Tre”, dove indico le piste da seguire ed altro.

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L’ordinanza del Gip

Ecco le indicazioni che ho fornito:

L’assassino è territoriale del palazzo/condominio, ha usufruito della complicità di un pulitore-rassettatore che lo ha coperto e protetto, ha ucciso Simonetta prima delle ore 17 e non dopo le 17:30, quindi il momento del delitto è da anticipare e devono essere analizzati e coordinati gli alibi collegati e relazionati a tale elemento.

L’assassino è stato molto fortunato perché ha usufruito delle attività post delictum delle seguenti quattro combinazioni-situazioni.

1) tre impiegati dell’Aiag hanno posticipato l’orario della morte di Simonetta per coprire “magagne interne ed esterne” e su ordini dall’alto;

2) soggetti dei servizi segreti hanno cancellato le tracce di collaborazione fra l’Aiag ed essi;

3) il mirino investigativo aveva erroneamente puntato il portiere Pietrino Vanacore come assassino;

4) soggetti che hanno commesso errori e/o forzature depistanti, basti pensare al medico legale che dimenticò di prendere le temperature corporee ed ambientali, che non tamponò la traccia biologica sul capezzolo sinistro della vittima, che non analizzò lo stomaco della vittima e il contenuto, che non analizzò assieme alla polizia scientifica i tagliacarte dell’ufficio, che dimenticò per oltre 15 anni i calzini, il reggiseno e il top della vittima all’interno di una sola busta e quindi a contatto fra di essi; altro mistero: il computer di Simonetta è rimasto alla mercé di tutti.

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L’assassino ha usato per 30 volte la mano sinistra contro Simonetta Cesaroni, sferrandole uno schiaffo alla tempia destra e 29 pugnalate sulle quattro zone simboliche del corpo: volto, petto, ventre e pube. Con assoluta certezza ha il gruppo sanguigno A tipizzato DQAlfa 4/4 e il suo sangue è quello repertato sia sul telefono sia sulla porta (inizialmente gli inquirenti ritennero erroneamente che il sangue sul telefono fosse della vittima e quello sulla porta di altra tipizzazione, in realtà è DQAlfa 4/4: qui c’è da precisare che non ha alcun valore scientifico il dato che il Gm del sangue sulla porta (esiguo) sia “a+”: il dato è di un’incertezza assoluta, quindi è da scartare.

Vi è una probabilità su circa trecento che una persona potesse avere congiuntamente le triplice caratteristica: gruppo sanguigno A tipizzato DQAlfa 4/4 ed essere mancina.

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Il telefono dell’Aiag

L’arma del delitto è un tagliacarte e, con altissima probabilità è quello repertato nella stanza nr. 3 e in uso a Maria Luisa Sibilia, tagliacarte sparito sino alle ore 15 del 7 agosto 1990 e poi rinvenuto lavato e pulito sopra l’étager della stanza della Sibilia.

Assassino fortunato perché ancora è protetto dalla non risoluzione della misteriosa correlazione “Presenza di un’agendina della famiglia Vanacore sulla scena del crimine – Misterioso suicidio del portiere Pietrino Vanacore, solo due giorni prima che fossero ascoltati in Tribunale a Roma nel processo contro Raniero Busco, lui, la moglie Giuseppa De Luca e il figlio Mario”. Attenzione: nella fattispecie mi riferisco alle ipotesi investigative degli inquirenti.

L’ordinanza del Gip invita a risolvere tutti i quesiti rappresentati e proposti nei sei esposti che riguardano la posizione di diverse persone, a dirimere alcuni aspetti tecnici e storici, indica di ascoltare ventisei persone.

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Gli scenari individuati da Carmelo Lavorino

Cosa uscirà da queste indagini? Sicuramente molto SE E SOLO SE le cose saranno fatte bene, con freddezza, senza coinvolgimenti personali-emotivi-carrieristici, senza pregiudizi e personalismi e, soprattutto, agendo con intelligenza, creatività, fantasia e indipendenza. Ritengo che avranno il sopravvento totale i due brocardi che ho citato: “Una volta eliminato l’impossibile ciò che rimane, per quanto improbabile, dev’essere la verità” e “Ammettere ciò che è, spiegare ciò che è”.

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Il sangue pulito sulla scena del crimine

Assassino fortunato perché nessuno ha repertato sangue che circondava il capo di Simonetta, pensando erroneamente che fosse della ragazza: difatti queste macchie di sangue, di cui molte cancellate e se ne vedono le circonferenze, sono proprio dell’assassino e non della vittima per tre motivi: sono cadute dall’alto perpendicolarmente e solo per la forza di gravità, lo dice la loro forma tonda; non provengono dalla lama che emergeva e proiettava il sangue sul pavimento con direzione obliqua, altrimenti sarebbero di forma allungata; indicano con le macchiette satelliti la direzione di moto del soggetto sanguinante, che risulta essere verso la direzione opposta del capo di Simonetta. Si tratta di epistassi, di sangue colato dal naso.

Carmelo Lavorino

Delitto di via Poma, l’analisi di Carmelo Lavorino:

L’ultimo libro di Carmelo Lavorino sul delitto di via Poma:

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Carmelo Lavorino

Carmelo Lavorino, criminologo investigativo e criminalista, profiler ed analista della scena del crimine, è fondatore e direttore del CESCRIN (Centro Studi Investigazione Criminale) e della rivista DetectiveCrime. Già docente universitario in "Tirocinio sopralluogo e scena del crimine" e in “Protezione delle istituzioni, persone ed eventi” presso l'Università di L'Aquila al Corso di Laurea Scienze dell'Investigazione. E' relatore presso Master Universitari e di alto livello. Si è interessato di oltre 200 casi d'omicidio, fra cui i delitti del Mostro di Firenze e del processo a Pietro Pacciani, di Via Poma vittima Simonetta Cesaroni, del serial killer Donato Bilancia, di Cogne vittima Samuele Lorenzi, di Arce (sia per la difesa di Carmine Belli, sia per la difesa della famiglia Mottola), del piccolo Tommaso Onofri, di morti equivoche e di omicidi camuffati da suicidi come le morti di Viviana Parisi e Gioele Mondello (Giallo di Caronia), di Glenda Alberti, di Claudia Agostini, di Marcella Leonardi, di Rodolfo Manno, del brig. Salvatore Incorvaia, di cold cases, rapine e violenze sessuali. È specializzato in investigazione criminale, esame ed analisi della scena del crimine e del modus operandi del soggetto ignoto autore del crimine, organizzazione e coordinamento di Pools tecnici e investigativi, management dell'investigazione criminale, BPA (Bloodstain Pattern Analysis – Analisi dello schema di formazione delle macchie di sangue), analisi criminali sistemiche. E' creatore del Metodo MOCCI (Modello Operativo Criminalistico Criminologico Investigativo) e dell'ACCISF (Analisi Criminalistica Criminologica Investigativa Sistemica Forense).

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