
Quasi dieci milioni di italiani hanno chiesto prestiti nel 2023. Lo fa sapere l’Istat nel rapporto Le richieste di aiuto economico dei cittadini in cui è scritto: «Nel 2023, circa 9 milioni 762mila, pari al 23,1% dei cittadini con età compresa tra i 18 e 74 anni per far fronte a momenti di particolare difficoltà o mancanza di liquidità hanno chiesto un prestito o un aiuto economico a familiari, amici, vicini di casa, società finanziarie, banche (inclusi i servizi bancari della posta) o ad altre persone». Alla famiglia si rivolge quasi il 55%, il 31% alle banche, il 22% alle finanziarie, il 7,4% agli amici o ai vicini, il 2,4% ad «altri». Voce nella quale vanno presi in considerazione gli usurai.
A chiedere aiuto sono soprattutto disoccupati e lavoratori con contratto a tempo determinato. Ma il 22,8% riguarda lavoratori a tempo indeterminato. Il 24,7% è diplomato, ma il 19,7% è perfino laureato. Considerato che nel 2024 avevano il diritto di voto circa 47 milioni di italiani, significa che poco più di un italiano su quattro, qualsiasi sia il suo titolo di studio e qualsiasi lavoro abbia, non ce la fa a tirare la fine del mese.
È una fotografia ben diversa da quella che da anni continua a imperversare sui giornali, con l’Italia in «netta ripresa» anche grazie ai miliardi del Pnrr, che sono poi altri prestiti che saremo chiamati a restituire. D’altra parte, che le cose siano diametralmente opposte da come le raccontano lo documentano altri fatti: nel 2022, l’allora direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini rivelava infatti che ad avere debiti con il fisco erano 19 milioni di italiani, ovvero quasi un maggiorenne ogni due.
E, di recente, un altro report della Guardia di Finanza sostiene che oltre 62 mila persone avrebbero truccato le carte per ottenere il reddito di cittadinanza, sottraendo alle casse 665 milioni di euro tra il 2019 e il 2023, in una platea di beneficiari di 1,1 milioni di persone. Letta al contrario sappiamo così che oltre un milione di persone necessitava (e necessita ancora) di un assegno di 540,38 euro per campare, dato che le maglie legali per usufruire di quell’aiuto andavano ben oltre la soglia di povertà.
La risposta governativa all’indebitamento degli italiani si fa però sempre più demenziale: l’aumento della pressione fiscale. Stando all’Istat nel terzo trimestre del 2024 è salita al 40,5%, con uno 0,8% in più rispetto allo stesso periodo del 2023. Ma secondo l’indagine Revenue statistics 2024 la pressione sarebbe addirittura del 42,8% a fronte di una media dei Paesi Ocse del 33,9%. Schiacciare con le tasse chi già tira avanti chiedendo prestiti e con gli stipendi più bassi del 1990, non è già un’idea da geni, perchè ovviamente ciò spinge chi non ce la fa verso l’illegalità, il lavoro nero e gli strozzini.
Ma lo Stato, come sempre, fa di più: dopo le 170 mila assuzioni pubbliche del 2023, per il 2025 le amministrazioni hanno messo al bando altre 320 mila posizioni di gente che sarà pagata dalle stesse persone sempre più spremute dalle tasse. Ma il bello è che tali assunzioni sarebbero accelerate, scrive il Corriere della Sera, proprio dal Pnrr, ovvero da quei 122 miliardi di prestiti che solo noi abbiamo chiesto in Ue per quella cifra mostruosa (al secondo posto la Romania con 15 miliardi, nessun Paese occidentale ne ha fatto richiesta).
In sostanza il Pnrr ci serve ad accumulare più debito per pagare centinaia di migliaia di persone assunte dallo Stato, ovvero pagate sempre dagli stessi che devono restituire i prestiti del Pnrr e che già subiscono una pressione fiscale abnorme.
Il tutto con un debito pubblico che a fine 2024 ha sfondato il tetto dei 3 mila miliardi, con un aumento di mille negli ultimi 12 anni e del 200% negli ultimi 30. Con un rapporto rispetto al prodotto interno lordo del 134,6% nel 2023 e del 135,8% nel 2024. Rapporto che nei prossimi due anni, scrive l’Adnkronos, dovebbe perfino salire ancora, arrivando al 136,95% alla fine del 2025 e al 137,8% nel 2026.
Il trend è tale che, con queste menti brillanti che si sono avvicendate a Palazzo, l’Agenzia delle Entrate fra qualche anno manderà a tutti i lavoratori un promemoria per la dichiarazione dei redditi: «Quanto guadagni? Daccelo».