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Angelo Zibetti, detto l’Angelotto creò un mondo da ballare a Caravaggio. E manca un sacco

Se ne è andato la notte di Natale 2021, l’imprenditore, cantante e nottologo bergamasco

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Sono già tre anni che Angelo Zibetti, in arte Angelotto, è morto, portato via da un maledetto tumore che l’aveva colpito anni prima. L’Angelotto, se ne andò nella notte di Natale 2021, era stato, tra la gente nelle cose che aveva fatto, il fondatore dello storico Studio Zeta di Caravaggio. Ricordate? Un libro, uscito nell’estate di tre anni fa, aveva celebrato i 60 anni di carriera dell’imprenditore nel campo della musica e dello spettacolo. Eh già: dalla discoteca “La ruota”, sorta in un vecchio mulino a Caravaggio, era iniziata l’avventura imprenditoriale di Zibetti, tutta all’insegna di un nome, “Zeta”, che resiste tuttora. Dopo l’apertura dello Studio Zeta era infatti arrivata l’emittente radiofonica, Radio Zeta, poi acquisita da Rtl e che continua a trasmettere brani della nuova scena musicale italiana.
“La mia passione per la radio risale al 1950, ancora studente in collegio a Celana” – Così raccontava il fondatore dello Studio, nel suo libro-biografia “Angelo Zibetti 1957-2017. Una vita in Musica” – “nella cameretta singola a mia disposizione avevo creato un nascondiglio dove custodire una radio; ben nascosta in una scatola di cartone, con quell’apparecchio radiofonico potevo ascoltare le canzoni senza essere visto dal personale dell’istituto”. Sempre da ragazzo, come ha ricordato anni fa, con un bel articolo, poi ripreso da vari siti, l’Eco di Bergamo… passava l’estate a Varazze dove invece ammirò (e frequentò) i locali che allora andavano forte: il Cabiria, una rotonda pista da ballo con juke box e affacciata sul mare, e il Kursaal Margherita, uno dei locali precursori delle moderne discoteche, il Calypso ad Arenzano – dove nel ’57 si esibirono i Platters.

 

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Nel 1957, a ventun anni, coronò il suo sogno: aprire una discoteca. La chiamò Calypso, utilizzando uno stabile a Caravaggio e di proprietà della famiglia. La sua primogenita partì subito forte, sfoggiando nella sua sala da ballo orchestre e cantanti famosi: per esempio Eddy Caruso, nel cui gruppo suonava un giovanissimo Tullio de Piscopo, Nino Soprano con la sua “Pappa con il Pomodoro”, i Raminghetti, Rino Denti con i Chiodi e tanti altri; per l’inaugurazione Angelo riuscì ad avere Edy Campagnoli, allora famosissima valletta di Mike Bongiorno in “Lascia o Raddoppia”.
Per una questione di licenza, dovette lasciare il Calypso, ma ormai la strada era segnata: nel centro di Caravaggio, trasferì il suo entusiasmo e il suo sogno in un edificio che in precedenza era stato un mulino, con tanto di ruota gigante. Il grande e caratteristico manufatto finì all’entrata del locale e diede il nome al locale. Fu un successo incredibile, ancora più del Calypso, e La Ruota fu considerata la più bella discoteca della Lombardia. Ci suonarono grandi nomi: i Campioni di Roby Matano e un giovane Lucio Battisti.
Angelo era un imprenditore molto ragionevole, non sacrificava il buon senso e il senso civico sull’altare del dio denaro. Quando il successo dei suoi locali – La Ruota e Calypso – cominciò a creare dei problemi alla circolazione e al traffico di Caravaggio, per non arrecare ulteriori disagi alla cittadinanza, Angelotto decise di accorpare le sue creature in un’unica realtà e di spostare tutto in una zona più decentrata. Il 14 febbraio 1985, perciò, nacque lo Studio Zeta. La parola “studio” era ispirata al mitico Studio 54 di New York, mentre Zeta era in continuità con la radio.
Anche qui non si risparmiò per costruire con la migliore tecnologia: una parete mobile perfettamente insonorizzata permetteva di dividere la sala in due separate per accogliere diversi generi musicali, oppure se tenuta aperta offriva al pubblico una gigantesca discoteca per cinquemila persone. Un paradiso per il divertimento e la musica, lo Studio Zeta divenne immediatamente una tappa obbligata per gli appassionati della dance e del ballo, tanto da richiamare aficionados da tutto il Nord Italia con speciali bus. Il caso Studio Zeta fu perfino l’argomento di una puntata del Maurizio Costanzo Show, ma anche di programmi Rai, Rete 4 e Canale 5, e più volte fu anche set televisivo.

Tornando a Radio Zeta, Angelo comprese che molti giovani ascoltatori lamentavano la mancanza di musica a loro dedicata. Detto fatto: si adoperò subito per il suo pubblico e tirò fuori un asso: una nuova radio. “Individuai una frequenza che faceva al caso mio” – ci racconta lui nel libro – “che potevo sottrarre a Radio Zeta senza danneggiarla troppo”.
Il 14 settembre 1988 vide la luce la Studio Zeta Discoradio, poi abbreviato in Discoradio, che affiancò la sorella maggiore ma dividendosi la tipologia di pubblico: mentre la neonata si prendeva il pubblico junior e comunque appassionato di discomusic, Radio Zeta restava agli ascoltatori più tradizionalisti e per l’audience femminile.
Il successo della nuova radio, come hanno scritto sull’Eco di Bergamo, fu istantaneo e quasi inaspettato, divenendo una delle emittenti più ascoltate d’Italia dai giovani. Sono passati alla storia alcuni suoi programmi come “Discoparade”, “Dedicati un minuto”, “La sveglia di Discoradio”, “Discoradio Dance” e altri. Intanto la sua portaerei, lo Studio Zeta, giganteggiava nel panorama delle discoteche italiane. Oltre alla consueta programmazione per far ballare tanti giovani, nelle sue sale si sono esibiti anche tanti artisti dal vivo: Den Arrow (il primo dei concerti, il 14 febbraio 1985), i Nomadi, Franco Califano, Edoardo Bennato, Alex Britti, Ivana Spagna, Albert One, Irene Grandi, Anna Oxa, Fiorella Mannoia, Gino Paoli e Ornella Vanoni, Laura Pausini, Bocelli, Ligabue, Biagio Antonacci, Ivan Cattaneo, Jovanotti (che cantò con un piede ingessato), Lunapop, Zucchero, Luca Carboni, 883 e tanti altri.
L’Angelotto oltre all’imprenditore e al conduttore radiofonico, fu anche cantante (tantissime incisioni), sindacalista (consigliere nazionale del Sindacato Italiano Locali da Ballo), il commentatore sportivo (tifoso interista, presentò molte partite insieme a Bruno Longhi). 
Negli anni Duemila i gusti musicali dei giovani cambiarono e arrivò il declino del suo impero – tutti gli imperi, prima o poi arrivano sul viale del tramonto; eppure, anche in questo, Angelo gestì tutto con le consuete classe e signorilità. Ha mantenuto però fino al 2017 la conduzione di un programma radiofonico sulla sua (ex) creatura. E chissà, se un maledetto brutto male, non se lo fosse portato via nel 2021, magari oggi l’Angelotto sarebbe alla guida di una nuova avventura attutisca – imprenditoriale.

Stefano Mauri

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Stefano Mauri

Stefano Mauri nato a Crema nel gennaio 1975, mese freddo e nebbioso per eccellenza. E forse anche per questo, per provare a guardare oltre la nebbia e per andare oltre le apparenze, con i suoi scritti prova a provocare, provocare per ... illuminare. Giornalista Free Lance, Sommelier, Food and Wine Lover, lettore accanito, poeta e Pierre appassionato, Stefano Mauri vive, lavora, scrive, degusta, beve e mangia un po' dappertutto. E ovunque si prefigge lo scopo di accendere se non una luce, beh almeno un lumino, che niente è come sembra, niente. Oltre a collaborazioni col mondo (il virtuale resta una buona strada, ma non è La Strada) web, Stefano Mauri, juventino postromantico e calciofilo disincantato, collabora con televisioni, radio e giornali più o meno locali. Il suo motto? Guardiamo oltre, che dietro le apparenze si cela il vero mondo.

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