Salute

Le bare di Bergamo servivano ad impaurire la popolazione per il Covid?

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I camion dell’esercito che uscivano in fila indiana da Bergamo trasportando i morti per Covid fecero il giro del mondo. La città divenne il simbolo della pandemia e dell’impotenza di fronte al virus. Oggi, però, alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid, piovono come macigni le parole di Antonio Porto. Non il complottista di turno, ma il segretario nazionale di Osa Polizia, che dice: «Le bare di Bergamo: noi ci siamo posti una domanda, perché una bara a camion quando ne potevano andare due, tre? Cosa voleva portare alla popolazione quell’immagine?» (video in cima al post) Ma come sarebbe una bara a camion? Davvero in quelle immagini agghiaccianti si celava una sola bara per mezzo militare? E perchè?

La conclusione del poliziotto è la seguente: «La popolazione è stata impaurita». Ora, noi non lo sappiamo se ciò sia vero, ma se lo fosse, sarebbe una delle mille cose da chiarire di questa pandemia. A partire proprio dall’inizio. Come quando il ministero della Salute rispose ad un’interrogazione parlamentare sostenendo che non è vero che nella prima fase della pandemia furono vietate le autopsie, ma che la circolare dell’epoca raccomandava «di limitare il ricorso a tale tipo di riscontro diagnostico». Ma le cose non stanno mica così. La circolare recitava esattamente: «Per l’intero periodo della fase emergenziale non si dovrebbe procedere all’esecuzione di autopsie o riscontri diagnostici nei casi conclamati di COVID-19, sia se deceduti in corso di ricovero presso un reparto ospedaliero sia se deceduti presso il proprio domicilio» (il documento originale è sull’archivio documenti di frontedelblog). E fu proprio facendo le autopsie, e proprio a Bergamo, che si scoprì come la gente morisse per i trombi, più che per il virus.

Altresì, speriamo che la Commissione accerti come si giunse al protocollo iniziale di Tachipirina e «vigile attesa» nonostante, nella primavera del 2000, fosse già disponibile uno studio dell’Istituto Mario Negri, in collaborazione, vedicaso, con l’ospedale di Bergamo, secondo il quale l’utilizzo di Aulin o Aspirina diminuiva del 90% i ricoveri. Mentre c’è da tempo l’ipotesi scientifica che la Tachipirina peggiorasse il Covid, per il consumo di glutatione. Mi ha raccontato uno degli autori di quest’ultima ricerca, il professor Piero Sestili, del Dipartimento di Scienze Biomolecolari all’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, come si giunse alla terapia a base di Tachipirina: «C’è un gruppo di ricercatori di Marsiglia che negli anni passati aveva fatto degli studi con cui dimostravano che l’uso di ibuprofene nella terapia di alcune patologie respiratorie, tra cui l’influenza, era in grado di peggiorare il decorso della malattia». È il gruppo del professor Joelle Micallef. E non appena la pandemia si diffuse «hanno fatto una segnalazione al ministro della salute francese Olivier Veran, che è un medico e che senza batter ciglio ha emanato un warning sugli antinfiammatori. Ma senza pezze d’appoggio, solo basandosi sui lavori sull’influenza. Il giorno dopo l’Inghilterra lo ha fatto proprio, due giorni dopo l’Italia e poi tutta l’Europa e quindi tutto il mondo. Con buona pace di tutti il 23 marzo 2020 la Francia decreta che il paracetamolo è meglio dei fans. Quest’idea rimane lì e prima di smuoverla c’è voluto tempo».

Quindi, i governi occidentali potrebbero aver propugnato una terapia non solo priva di conferme scientifiche, ma addirittura controindicata per la malattia. Improbabile ormai fare confronti sul campo tra paracetamolo e Aulin: primo perchè il virus ormai non fa più paura, dato che dopo tre anni il virus è diventato endemico, come aveva serenamente predetto il virologo Giulio Tarro, prontamente maltrattato da colleghi e giornali. Secondo perchè, se ciò fosse confermato, quegli stessi governi dovrebbero risarcire milioni di famigliari delle vittime per aver prescritto terapie dannose.

La Commissione d’inchiesta dovrebbe tuttavia anche chiarire la vicenda del plasma iperimmune, del quale fu pioniere il dottor Giuseppe De Donno, osteggiato e schernito fino al suicidio, nonostante alcune aziende si siano poi arricchite producendo plasma iperimmune industriale contro il Covid: perchè il plasma, per essere chiari, funzionava eccome.

Ma, a dirla tutta, ciò che più desta scalpore delle parole del segretario nazionale di Osa Polizia Antonio Porto, è la fine del suo intervento in Commissione Covid: «Noi abbiamo gli studi del dottore Segalla, soprattutto ha dimostrato… il brevetto del vaccino Pfizer che è datato 26 novembre 2019. Sono cose su cui io credo che bisogna andare a fondo…» L’allarme Covid fu dato il 31 dicembre 2019. Ma come diavolo è possibile?

 

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