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Pierluigi Facchinetti, il bandito che doveva uccidere Berlusconi – Parti 3 e 4

(continua dopo la pubblicità)

Nella terza puntata della docuserie, Emiliano Facchinetti racconta la più clamorosa e spettacolare evasione di un carcere di massima sicurezza di sempre, di cui fu ideatore e protagonista nel 1985.

Nella quarta e ultima puntata (video in cima al post) l’artista ricorda invece l’incarico che nel 1987 un’organizzazione francese diede al fratello Pierluigi di sequestrare e uccidere Silvio Berlusconi.

Emiliano è convinto che la sua morte sia legata al fatto di non aver portato a termine quel compito.

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IL BANDITO CHE DOVEVA UCCIDERE BERLUSCONI è una docuserie in quattro puntate in streaming gratuito sui canali ‪Youtube @frontedelblog e @andrlmbrd. E‬ tratta dal libro “Mio fratello più grande”, edito da Algama.
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LA TRAMA:
Emiliano Facchinetti è oggi un artista apprezzato in tutta Europa: ha realizzato il monumento per Felice Gimondi e la Targa per i volontari del Covid, restaurato opere antiche ed esposto in importanti musei italiani ed esteri. Scolpisce, dipinge e insegna arte. Ma non è sempre stato così. Appassionato inventore fin da piccolo, fu infatti l’autore della più clamorosa evasione di sempre da un carcere di massima sicurezza, sostituendosi al fratello maggiore Pierluigi durante l’ora di colloquio nella prigione di Fresnes, l’Alcatraz francese da cui nessuno era mai riuscito a fuggire.
Se Emiliano di crimine non sapeva niente e decise di sacrificarsi con il suo ingegno per evitargli anni di prigione, Pierluigi era invece già un rapinatore di spessore internazionale, attivo soprattutto in Francia, Olanda e Svizzera. Presto, dopo quella fuga, le polizie di tutta Europa si sarebbero unite per dare la caccia a lui e alla sua banda: la Banda Facchinetti, nota anche come la Banda della Val Cavallina.
In questa docuserie, con l’ausilio dei documenti della polizia di Losanna, Emiliano racconta i retroscena della morte di Pierluigi, un rapinatore con strane armi ed addestramento da 007 e che nel 1987 aveva accettato l’incarico di sequestrare e uccidere Silvio Berlusconi da una misteriosa organizzazione della Costa Azzurra. Un sequestro che non volle portare a termine e che per il fratello fu alla base della sua fine. Perché questa storia sembra un inverosimile thriller, ma è tutta maledettamente vera.
LA PRIMA PUNTATA DELLA DOCUSERIE – QUI
LA SECONDA PUNTATA DELLA DOCUSERIE – QUI
LA TERZA PUNTATA DELLA DOCUSERIE – QUI

IL LIBRO:

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Clicca sulla copertina e vai al libro

 

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Edoardo Montolli

Edoardo Montolli, giornalista, è autore di diversi libri inchiesta molto discussi. Due li ha dedicati alla strage di Erba: Il grande abbaglio e L’enigma di Erba. Ne Il caso Genchi (Aliberti, 2009), tuttora spesso al centro delle cronache, ha raccontato diversi retroscena su casi politici e giudiziari degli ultimi vent'anni. Dal 1991 ha lavorato con decine di testate giornalistiche. Alla fine degli anni ’90 si occupa di realtà borderline per il mensile Maxim, di cui diviene inviato fino a quando Andrea Monti lo chiama come consulente per la cronaca nera a News Settimanale. Dalla fine del 2006 alla primavera 2012 dirige la collana di libri inchiesta Yahoopolis dell’editore Aliberti, portandolo alla ribalta nazionale con diversi titoli che scalano le classifiche, da I misteri dell’agenda rossa, di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti a Michael Jackson- troppo per una vita sola di Paolo Giovanazzi, o che vincono prestigiosi premi, come il Rosario Livatino per O mia bella madu’ndrina di Felice Manti e Antonino Monteleone. Ha pubblicato tre thriller, considerati tra i più neri dalla critica; Il Boia (Hobby & Work 2005/ Giallo Mondadori 2008), La ferocia del coniglio (Hobby & Work, 2007) e L’illusionista (Aliberti, 2010). Il suo ultimo libro è I diari di Falcone (Chiarelettere, 2018)

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