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La libertà nel mondo al contrario dell’informazione

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Chissà se Elon Musk dormirà dopo che un manipolo di artisti e giornalisti italiani ha deciso di abbandonare X per il suo appoggio a Donald Trump e in nome della libertà. Con ogni probabilità il miliardario ne ignora perfino l’esistenza. Resta però da chiedersi dove fossero costoro quando l’account Twitter (allora si chiamava così) di Trump fu chiuso senza una condanna da parte di un giudice. O dove stessero quando scoppiò il caso dei “Twitter files” o quando, molto prima che arrivasse Musk, Twitter era il tempio del porno e delle rivendicazioni dell’Isis. Come mai non se ne andarono allora? Era meglio l’Isis?

E allora resta, di nuovo, da chiedersi cosa pensassero della libertà quando l’ex ministro della Salute Roberto Speranza siglava accordi con Facebook, Youtube e lo stesso Twitter in cui si limitava l’informazione sul Covid, dando la patente a cittadini comuni (e non a magistrati), i cosiddetti debunker, di stabilire cosa fossero l’informazione e la disinformazione. Perchè rimasero lì? Ritengono fosse giusto tutto ciò che veniva fatto, con l’obbligo vaccinale (prima di noi solo “patrie del diritto” come Turkmenistan, Tagikistan, Micronesia e Indonesia), gli idranti sui manifestanti di Trieste, l’impossibilità di diffondere ciò che davvero era scritto sui consensi informati dell’Aifa (mai presenti sui giornali)?

E allora, ancora, c’è da chiedersi cosa pensassero della libertà quando Youtube cancellava account e demonetizzava video che parlavano della guerra in Ucraina mettendo in luce anche i torti di Kiev tutti, va da sè, documentati da anni di rapporti ignorati di Amnesty International. Perchè noi di proteste non ne abbiamo sentite.

E allora, resta infine da chiedersi cosa, sempre costoro, pensassero del Dsa, il codice di censura europeo per i social, che continua a falcidiare la libera informazione. Perchè, a dirla tutta, nemmeno li abbiamo sentiti urlare quando arrestarono Pavel Durov, il fondatore di Telegram, con la demenziale accusa di essere complice dei reati commessi sulla sua piattaforma.

Trump ha appena nominato Brendan Carr a capo della Federal Communication Commission, che avrà il compito di smantellare «il cartello della censura» dei social. E ha spiazzato così l’Ue, che ha da tempo trasformato la censura in un recinto dove le pecore si sentono protette e credono di essere libere.

In un’informazione incapace di rendersi autonoma, nessuno si è infatti indignato per la decisione di Joe Biden di autorizzare l’Ucraina ad utilizzare i missili di lungo raggio in territorio russo – subito seguito dalla Gran Bretagna – cosa che aveva sempre negato in passato e che fa proprio nel momento in cui dovrebbe ormai occuparsi soltanto di ordinaria amministrazione e non certo di scelte capaci di causare la terza guerra mondiale.

E mentre il tycoon promette di portare la pace sul fronte ucraino, Ursula Von der Leyen, la presidente della commissione Ue che comprava miliardi di vaccini via sms poi cancellati e che non è stata rimossa nemmeno dopo le clamorose sconfitte elettorali nei singoli Paesi europei, giura tra gli applausi dei media: «Sosterremo l’Ucraina questo inverno, in particolare per quanto riguarda le infrastrutture energetiche, ma anche in altri settori, come col finanziamento e le capacità militari. L’Ucraina può contare su di noi».

L’alto rappresentante Ue Josep Borrell, che evidentemente poco conosce la storia ucraina, aggiunge impavido: «Forse la nostra risposta sarebbe dovuta essere più ferma e forte sin dall’inizio, nel 2014. È tempo per l’Ue di assumersi le sue responsabilità strategiche e rafforzare il sostegno all’Ucraina. Oggi dico: la storia ci giudicherà quando dovevamo prendere decisione chiave. Ho ripetuto più volte che l’Ucraina dovrebbe essere in grado di usare le armi a sua disposizione non solo per fermare la freccia, ma anche per colpire gli arcieri».

Come no. Se domani Trump attuasse ciò che ha sempre detto di voler fare, ovvero depotenziare la Nato e ritirare l’impegno degli Usa dall’Alleanza, ci troveremmo nel bel mezzo di una guerra continentale da soli, senza armi e senza eserciti, grazie all’incoscienza di qualche burocrate di Bruxelles che nemmeno conosciamo e che gioca a fare Winston Churchill. E grazie ad un’informazione che ha una concezione di libertà piuttosto surreale: dove non è la legge e un giudice a punire diffamazioni e falsità, ma i governi, i quali scelgono al loro posto posto cosa sia giusto e non giusto rendere pubblico.

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