Le pensioni minime aumenteranno di 3 euro. Pensa che culo. L’Italia si è fatta dare 122 miliardi di prestiti dall’Ue per il Pnrr, più un’altra settantina a fondo perduto. Ha potuto così risparmiare alla grande i soldi che avrebbe speso negli investimenti. E finalmente i risultati si vedono, poichè hanno potuto mettere mano al portafogli: le pensioni minime passeranno da 614,77 euro a 617,9 euro. Non subito, eh, dal 2025.
Già immagino la faccia triste di chi dovrà attendere due mesi per incamerare il lauto rincaro con cui potrà permettersi mezzo pacchetto di sigarette o mezzo chilo di pane in più. Tre euro puliti, tre. Manco l’elemosina da fare per strada. Nel Paese in cui nessuno si vergogna più di niente, il governo sbatte così in faccia agli italiani l’ennesima presa in giro. E lo fa in modo plateale, con il sorriso stampato in faccia. Con Giorgia Meloni che, ancora a settembre, giurava in tv: «Le pensioni minime è una delle nostre priorità». Come no. E Antonio Tajani, che, sempre in tempi recentissimi, assicurava: «Obiettivo pensioni minime a 1000 euro». Poi devono aver dimenticato per strada qualche zero.
D’altra parte, si erano già dimenticati di attuare la pace fiscale, sostituendola con la farsa della rottamazione quater senza stralcio. E si erano dimenticati pure del taglio delle accise, che hanno invece «rimodulato», termine nuovo per definire una durissima presa da dietro. Ci vorrebbe qualcosa per la memoria. Che però, quando vuole funziona. Annunciato il taglio dello stipendio nelle pubbliche amministrazioni, sono state fatte «alcune» eccezioni: i top manager, le agenzie fiscali, le autorità indipendenti (Concorrenza, Privacy e via dicendo), gli enti pubblici economici, i ministeri, l’Inps, l’Inail, Istat, i comuni, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, gli organi costituzionali e a rilevanza costituzionale, così come tutti gli enti del servizio sanitario nazionale. Praticamente quasi tutti. Scrive il Sole24 Ore: «Sotto la tagliola della sforbiciata del 50% ricadranno invece tutti i compensi degli organi amministrativi di vertice degli enti che “ricevono, anche in modo indiretto e sotto qualsiasi forma, contributi a carico della finanza pubblica”». Chi siano e quanti siano costoro, non si sa.
In altri tempi ci sarebbe stata quantomeno una rivolta. Oggi che tutti sanno che tanto i politici parlano per slogan, e che la cialtroneria è salita al potere da tempo immemore, regna invece la rassegnazione: basti pensare che alle regionali in Liguria ha votato appena il 46% degli aventi diritto. Anche perchè ci sono cose più importanti a cui pensare: sopravvivere. Eurostat certifica che l’Italia non è soltanto al suo massimo storico per povertà assoluta, con 5,7 milioni di persone che non tirano la fine del mese.
Ma è anche la terza, dopo Bulgaria e Romania, in cui la povertà si eredita: il 34% è povero da adulto come lo era da bambino. Il motivo è sotto gli occhi di tutti: l’abbandono scolastico precoce per trovare un lavoro, il lavoro che è precario e malpagato, la stabilità che non arriva mai, gli affitti aumentati in maniera spaventosa, i mutui decollati, le bollette moltiplicate e pagate a rate. Siamo ultimi in Ue per occupazione di diplomati e laureati (il 67% contro una media dell’83%). E c’è addirittura un 14,4% che ha peggiorato la propria condizione sociale rispetto all’infanzia. Il taglio del reddito di cittadinanza ha fatto fuori della metà di chi lo percepiva, lasciando al nuovo assegno di inclusione meno di 700 mila persone.
Eppure, ricordate il mantra ripetuto a pappagallo di chi voleva eliminare il reddito di cittadinanza, perchè i soldi vanno dati solo a chi lavora? Vi avevamo avvertito che si trattava di una strategia ben precisa volta a scatenare una guerra tra poveri, dove prendere a bersaglio, di volta in volta, qualcuno, per sviare dai problemi concreti: i balneari, i tassisti, i percettori del reddito. Prima ancora i novax, contro i quali furono spesi i peggiori insulti da personaggi istituzionali, medici da salotto televisivo, giornalisti un tanto al chilo.
E ora, dopo gli applauditissimi prestiti chiesti con Pnrr – che non saremo mai in grado di restituire – eccoli i brillanti risultati che consentono, dopo aver tolto i redditi di cittadinanza a chi non lavorava, di dare finalmente i soldi ha chi ha lavorato: tre euro. Fra due mesi. Tenetevi pronti a stappare una bottiglia… anzi no. Non bastano.