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La maternità surrogata è ora un reato universale

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La maternità surrogata è diventata in Italia un reato universale, proprio come il genocidio o la tortura. Fino ad un mese fa una coppia che non poteva avere figli aveva come unica scappatoia una fuga all’estero ed una lunga procedura. Da potenziali genitori ad efferati criminali è un attimo.
Il governo Meloni, da buon sostenitore della laicità, si è speso anima corpo e spirito santo affinché il sogno di tanti diventasse la soddisfazione di qualcuno.
Ed ecco il bonus per le eterosessuali famiglie numerose, le agevolazioni, il bacio accademico.
Perché, sia chiaro: gli omosessuali ci stanno sul cazzo. Il Gay Pride ci sta sul cazzo. Malgioglio, poi, meriterebbe la fustigazione. Figurarsi affidare a due dello stesso sesso una povera creatura innocente.
Così, nel governo dove l’idea di famiglia assume accezioni quantomeno pirotecniche, è naturale soffermarsi sulla credibilità di un rapporto padre/padre/figlia. O, nelle sue varie declinazioni, tutto ciò che il padreterno non ha esposto in maniera così tangibile attraverso i suoi devoti scagnozzi.
Eppure la maternità surrogata è l’unica arma che una coppia, omosessuale o etero in difficoltà, può sognare per coronare un legittimo desiderio di genitorialità. La premier Meloni ha avuto una figlia, Ginevra, con un uomo che ha lasciato. Il Vicepremier Salvini ha avuto una figlia con una donna dalla quale si è diviso.
Genitori ad intermittenza, questa è la rivoluzione culturale che dobbiamo concepire come assolutamente efficace per la crescita dell’innocente creatura. Non due padri o due madri: o uno, o niente.
La questione doveva essere affrontata solo sotto il profilo di un’eventuale retribuzione o costrizione della madre surrogata, non sul valore sacrosanto di una coppia.
E, provo ad indovinare, di un bambino che magari meriterebbe perfino di vedere la luce.
Quindi mi permetto di sottolineare che, per come la vedo io, ognuno merita di poter diventare un genitore. Merita di poter crescere un bambino con dei valori che nulla hanno a che fare con l’omofobia o persino il razzismo e che si renda consapevole dei sacrifici che una coppia affronta quotidianamente affinché questi possa essere, un giorno, una persona tollerante e consapevole.
Consapevole di avere due padri innamorati e decisi a combattere attraverso i meandri lerci della burocrazia per un sogno.
Un enorme sogno che questo governo, come capita ormai troppo spesso, si permette di spezzare senza alcuna motivazione se non quella di prevaricare il buonsenso e accontentare i bigotti retrogradi e intolleranti.
Questo paese sta recedendo senza volerlo ammettere.
I lager per gli immigrati, la caccia alle streghe, l’aborto, gli omosessuali perseguiti.
Se il fascismo, in ogni sua forma ora parzialmente mutata, viene considerato solo come un “soprannome per anziani”, io sono un democristiano genuflesso davanti al papa.

 

Alex Rebatto

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Alex Rebatto

Alex Rebatto, classe 1979. Ha collaborato nei limiti della legalità con Renato Vallanzasca ed è stato coautore del romanzo biografico “Francis”, sulle gesta del boss della malavita Francis Turatello (Milieu editore), giunto alla quarta ristampa. Ha pubblicato il romanzo “Nonostante Tutto” che ha scalato per mesi le classifiche Amazon. Per Algama ha pubblicato il noir "2084- Qualcosa in cui credere"

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