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Ma a Bergamo, dove i Percassi hanno fatto Real l’Atalanta, Gian Pietro Gasperini deve sempre dimostrare qualcosa?

Lo strano caso, atalantino, del Gasp, bravo trainer sempre nel mirino. Mah ...

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“O ci è o ci fa, viene da commentare. “Rispetto a giugno, e a Dublino, oggi ci sono 13 giocatori in meno: tantissimi su 21 di movimento”, ha detto mister Gasperini in conferenza stampa nel dopopartita di Torino. Stampa e social hanno subito fatto il loro mestiere, e l’affermazione ha cancellato i complimenti fatti alla squadra nonostante il 2-1 subìto dai granata. Questa volta più del solito, però, gran parte del mondo Atalanta ha reagito dissociandosi dal verbo della panchina: ma che dice Gasp? Facile la risposta: come in tutte le puntuali giaculatorie agostane ha provato a tirar la corda, vuole giocatori. Ma stavolta ha sbagliato a fare i conti, arrivando a proporre un’interpretazione palesemente incompleta della realtà. Vediamo perché, cominciando da due precisazioni. Primo, non è vero che ci sono 13 giocatori in meno, perché rispetto a Dublino è rientrato de Roon, allora infortunato. Quindi il saldo scende a 12 giocatori in meno. Stavolta il mister ha esagerato. E la sua caduta di stile oltre che molto facile da smascherare sembra anche un modo sbagliato di rapportarsi con i giocatori in organico, col pubblico, con la società (la proprietà) di cui è dipendente. Perché tutti ormai sono consapevoli che l’Atalanta nella sua storia non ha mai avuto un organico così completo, e variegato, e competitivo. Ma se il suo fosse solo un modo per togliersi di dosso delle responsabilità in vista di una stagione di grandi aspettative”? blank

Così, scriveva, nei giorni scorsi, il giornalista bergamasco, molto informato sulle questioni nerazzurre della Dea atalantina, Pietro Serina. Già ma che succede nel premiato, premiante e tosto laboratorio “gasperiniano” in quel di Zingonia, sta forse finendo la lunga, lunghissima bella storia tra il bravissimo Gasp e l’ambiente orobico? Mah, probabilmente trattasi di scosse d’assestamento, fermo restando una cosa: il tecnico piemontese, all’Atalanta ha dato tantissimo, la che ha fatto la differenza, sin qui, da quelle parti, soprattutto sono i Percassi: con il padre Antonio calciofilo straordinario e il figlio Luca, dirigente capacissimo. E Gian Piero Gasperini? È superlativo, farà la differenza pure a questo giro, ma forse, dopo aver vinto la Uefa League, per vedere l’effetto che avrebbe fatto, sarebbe stato meglio, per lui, staccare la spina e rimettersi in campo da un’altra parte. Il suo del resto è un pochino, per così dire, un caso strano. In che senso? Vince e convince da anni, ma a Bergamo sembra che debba spesso dimostrare un qualcosina, il Gasp, no?

Stefano Mauri

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Stefano Mauri

Stefano Mauri nato a Crema nel gennaio 1975, mese freddo e nebbioso per eccellenza. E forse anche per questo, per provare a guardare oltre la nebbia e per andare oltre le apparenze, con i suoi scritti prova a provocare, provocare per ... illuminare. Giornalista Free Lance, Sommelier, Food and Wine Lover, lettore accanito, poeta e Pierre appassionato, Stefano Mauri vive, lavora, scrive, degusta, beve e mangia un po' dappertutto. E ovunque si prefigge lo scopo di accendere se non una luce, beh almeno un lumino, che niente è come sembra, niente. Oltre a collaborazioni col mondo (il virtuale resta una buona strada, ma non è La Strada) web, Stefano Mauri, juventino postromantico e calciofilo disincantato, collabora con televisioni, radio e giornali più o meno locali. Il suo motto? Guardiamo oltre, che dietro le apparenze si cela il vero mondo.

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