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L’autoelogio di Giorgia Meloni: “Non avrei potuto fare di più”. Ma davvero?

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In un’intervista al settimanale Chi, Giorgia Meloni ha rivendicato il lavoro svolto: «Non avrei potuto fare di più. Tanto che quest’anno penso di dovermi imporre qualche giorno di riposo, più del solito». Ad esempio, dice, gli sbarchi di migranti irregolari sono calati del 60% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, anche se dimentica di dire che avevano avuto un aumento record proprio lo scorso anno, quando a Palazzo Chigi c’era sempre lei. E che, in compenso, i morti in mare sono già 1021 rispetto ai 1500 totali del 2023.

Poi il premier evidenzia i dati storici ottenuti sull’occupazione e sull’avvio di riforme in vari ambiti, a partire da quella fiscale. Vediamo allora qualche numero. Secondo l’Istat il numero di occupati continua a crescere (cosa che fa però dalla metà del 2020, dopo il tracollo da lockdown): a maggio 2024 si registravano 462 mila lavoratori in più sul maggio 2023. Di essi, 172 mila dovrebbero essere stati tuttavia assunti dallo Stato fino a dicembre e molti altri lo sono già stati nel 2024, visto che secondo uno studio realizzato da Excelsior e Unioncamere, tra quest’anno e il 2028 saranno 681.800 i nuovi stipendiati della Pubblica Amministrazione, che già dodici mesi fa vantava la cifra record di 3.266.180 unità, il valore il più alto dell’ultimo decennio. I numeri sono, dunque, assai drogati.

Ma il punto non è questo e stiamo per arrivarci: è vero che l’Ocse ha registrato nell’ultimo trimestre italiano l’aumento più forte dell’economia dei Paesi membri, grazie «all’aumento delle retribuzioni dei dipendenti». Ma è anche vero che al rilevamento precedente avevamo fatto segnare «il maggior calo dei salari reali tra le maggiori economie dell’Ocse» con un tasso di occupazione molto al di sotto alla media dei partner. E come sono allora davvero le retribuzioni italiane?

Ecco, finalmente anche il Corriere della Sera si è deciso a sottolineare che siamo l’unico Paese Ue dove i salari reali sono inferiori a quelli del 1990, come ripetiamo da anni. Più che assunzioni che ci consentono di vivere, viviamo così di assunzioni che ci permettono appena di sopravvivere. I poveri assoluti hanno non a caso superato quota 6 milioni, come documenta la Caritas. E ancora l’Ocse rileva come la sostituzione del Reddito di Cittadinanza con l’Adi abbia portato a meno di 700 mila nuclei aiutati, con grave rischio per tutti gli altri. È sotto gli occhi di chiunque, d’altra parte, che la gente non tiri fine mese.

E questo soprattutto a causa di tasse indecenti. Dopo aver fatto una campagna elettorale all’insegna della pace fiscale, Meloni e compagnia hanno partorito una rottamazione quater inutile, nella quale non si stralciava un bel nulla e a cui, per chi aveva problemi, era impossibile aderire a causa del tempo esiguo concesso per il saldo. Si è rivelata infatti un flop. Ma è il meno: avevano promesso (per iscritto) una tregua ad agosto e, come sempre, non hanno mantenuto, tanto che l’Unione Nazionale delle Camere degli avvocati tributaristi è insorta: «Pare di capire che tutta l’altra attività proceda a tamburo battente, nonostante la circolare specifica sopra menzionata, creando un potenziale danno alla tutela dei contribuenti». Stando alle segnalazioni dei legali, come riporta La Stampa «arrivano notifiche di pignoramento subito dopo i 5 giorni dall’intimazione, intimazioni per cartelle già rottamate o rateizzate (quindi inutili), richieste istruttorie a 15 giorni, richieste di chiarimento sulle posizioni dei crediti per ricerca sviluppo, annunci di notifica del verbale di accesso e richiesta documenti proprio in questi giorni (salvo rinviare a settembre dopo dure e ferme lamentele)». Insomma, cartelle pazze a profusione, anche grazie alla norma che solleva chi le emette da ogni responsabilità, norma prevista pure nella nuova riforma fiscale. Eppure i contribuenti coinvolti sono 19 milioni, mica briciole. Sono invece “soltanto” 1,5 milioni le famiglie devastate dalla norma retroattiva del demenziale Superbonus, che aveva portato nel settore edilizio ad una clamorosa impennata di occupati, ma con lavori pagati dallo Stato usando la cessione del credito: in aggiunta all’assunzione di centinaia di migliaia di dipendenti pubblici, danno la misura esatta del gioco delle tre carte in cui ci troviamo quando si parla di aumento dei lavoratori.

Comunque, per i cosiddetti “esodati” dal Superbonus, anche se sarebbe più corretto dire “raggirati”, il Governo ha previsto la bellezza di 16 milioni di euro, praticamente una mancia, capaci di coprire appena il 30% delle spese e solo a favore di chi probabilmente non lo ha manco chiesto, visto che si pongono tetti di reddito ridicoli come 15 mila euro per i single, 30 mila per le coppie e 37500 per chi ha un figlio. A questi si aggiungono ulteriori paletti. Ovunque ti giri, insomma, trovi disperazione. D’altra parte, più di così Meloni non poteva fare, no?

 

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