Il ministro tedesco dei trasporti, Volker Wissing, ha scritto una lettera alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen chiedendo la «fine della politica anti-auto». Le norme antinquinamento dell’Ue stanno distruggendo l’intero mercato del diesel e rischiano di fermare in Germania 8 milioni di mezzi Euro 5 e Euro 6. In tutta Europa le auto che finiranno al palo sono addirittura 250 milioni, ovvero il 42% dei veicoli circolanti. Ovviamente la risposta del commissario europeo per il mercato interno Thierry Breton, è stato picche: nulla si cambia, nulla si tocca.
Un po’ il senso delle elezioni continentali, dove quasi tutti i Paesi hanno visto perdere i leader governativi filoeuropei, ma di fatto, in Ue, nulla è cambiato. La data è sempre quella: nel 2035 ci sarà la fine del motore termico. La farsa, insomma prosegue. E non si può che parlare di farsa se stiamo al fatto che le auto elettriche in Europa costituiscono appena il 15% del mercato. In Italia, poi, va molto peggio: nel Paese che vanta il più vecchio parco macchine del Continente, la percentuale delle elettriche è appena del 3,4%, il numero delle colonnine di ricarica è ridicolo, così come è ridicola la durata delle batterie per chi per lavoro viaggia.
In compenso, interi comparti industriali, per effetto della demenziale politica europea, crollano: le immatricolazioni diesel perdono il 25,5%. Ma l’usato rappresenta il 41% del mercato. Il motivo sta in un’altra farsa: Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e in parte il Lazio (oltre alle grandi città) ogni anno alzano l’asticella dei divieti per la circolazione dei mezzi: a seconda delle zone si va da Euro 0 fino a Euro 6. Comprare una diesel nuova non ha più senso, perchè si sa già che il suo periodo di vita sarà brevissimo, 5-6 anni al massimo prima di essere colpiti dalle restrizioni, a fronte di chi, prima, teneva una macchina anche per 20 anni. Tuttavia, chi vive nelle regioni dove i divieti non esistono, può far incetta di diesel usati prelevandoli in gran quantità proprio dove ci sono le sanzioni, risparmiando così sia sul prezzo che sul carburante in futuro.
Il problema, dunque, riguarda i cittadini, costretti a cambiare il mezzo dalle amministrazioni regionali. E chi i mezzi li produce: su base annua, la produzione di auto segna dunque un -27,8%, come riporta un articolo del Fatto Quotidiano. Le elettriche si muovono unicamente quando ci sono gli incentivi. Funzionano solo le ibride non ricaricabili, molto probabilmente perchè sono le uniche auto a combustibile che non sono nel mirino delle restrizioni. Ma tale trend non è così solo in Italia. Anche Francia e Germania registrano cali verticali delle produzioni di veicoli. E per la prima volta nella sua storia Volkswagen potrebbe chiudere un suo stabilimento in Europa: si tratta della fabbrica Audi di Bruxelles, dove lavorano 3mila persone, 2600 delle quali saranno lasciate a casa nel giro di un anno.
Se non si interviene subito per bloccare una sceneggiata senza senso a beneficio di un’ideologia folle, saranno presto centinaia di migliaia i posti di lavoro persi in tutta Europa, che coinvolgeranno l’indotto fatto di officine e pezzi di ricambio. Ci saranno milioni di famiglie sul lastrico. E verrà impedita definitivamente la libera circolazione dei mezzi – peraltro comprati molto spesso assai prima che l’ideologia green prendesse piede – a chi non sarà in grado di passare ai nuovi motori a batteria: costosissimi, ad autonomia breve e la cui durata della batteria resta tuttora un mistero, tanto che viene proposta ai proprietari un’assicurazione dopo un certo numero di tagliandi per evitare, che rompendosi, venga a costare quasi quanto il valore dell’auto.
Anche perchè i prezzi, peraltro, sono destinati ad aumentare ulteriormente. Per stringere definitivamente il cappio intorno alle case automobilistiche e ai cittadini, l’Ue ha deciso infatti di seguire la linea di Joe Biden, mettendo dazi del 48% sulle auto elettriche di fabbricazione cinese, dazi già entrati in vigore. Peccato che Pechino sia diventata in pochi anni non solo il primo esportatore di auto elettriche, superando Giappone e Germania con quasi 6 milioni di veicoli l’anno, ma che la maggior parte delle batterie per auto sia prodotta proprio in Cina. Due terzi delle esportazioni riguardano Europa e Nord America. La Cina ha già annunciato ritorsioni: colpendo i prezzi delle batterie, porterebbe i costi già elevatissimi delle auto elettriche a cifre proibitive. L’auto, di cui avevamo saldamente in mano il mercato e che un tempo era a prezzi accessibili a tutti, con la scomparsa del motore termico tornerà ad essere così un mezzo d’élite. E a quel punto, certo, le colonnine basteranno per tutti.