Nel 2021 un sessantaduenne di un paese vicino a Torino voleva ristrutturare casa utilizzando il Superbonus del 110%. Iniziati i lavori sono iniziate anche le tantissime (oltre 30) modifiche della legge. I lavori di efficientamento energetico si sono così bloccati, lasciando la casa inagibile. L’uomo si è indebitato con la banca per 50 mila euro per anticipare le spese convinto di rientrare, ma poi è arrivato il blocco della cessione del credito. Dice la figlia a La Stampa: «Nessuno più voleva accettarlo e così siamo rimasti da soli davanti a una montagna di debiti. I miei genitori sono caduti in depressione, mio padre che quando lavorava è stato esposto all’amianto, non sa più dove sbattere la testa». La sorella, ammalata, è stata portata in una struttura, dato che lì, senza sanitari, cucina e protezioni lungo le scale non può vivere.
Un’altra famiglia, comasca, due figli a carico, vive da aprile dello scorso anno in un appartamento in affitto, per cui paga 750 euro al mese, perchè la loro casa è stata ridotta ad un cantiere fermo. Racconta al Giorno Simone, il proprietario: «I lavori sono partiti, ma a novembre del 2022 c’è stato un primo rallentamento. Nel frattempo avevamo venduto la nostra vecchia casa, che avremmo dovuto lasciare libera entro marzo del 2023. Di fronte alle nostre preoccupazioni l’impresa ha risposto che c’erano problemi con le banche legate ai crediti incagliati e mancava liquidità per pagare i fornitori». A febbraio il nuovo stop: «A quel punto abbiamo dovuto versare altri 60mila euro come anticipo dei lavori del superbonus. In totale, con le due tranche, abbiamo versato in tutto 140mila euro». Quando sono iniziati i dubbi sul materiale utilizzato, l’impresa ha smontato i ponteggi e se n’è andata.
Altri sono rimasti letteralmente senza abitazione e con bambini disabili sulle spalle. Ci sono pensionati che si ritrovano a pagare rate di finanziamento che non possono sostenere. C’è chi ora deve pagare oltre al mutuo anche l’affitto, chi vive in garage, chi inevitabilmente perderà tutto, anche grazie alla norma retroattiva che ha fermato la cessione dei crediti. Tutta gente dei ceti più bassi, la cui unica possibilità di ristrutturare era quella offerta dal carico dello Stato.
Casi sparuti, si dirà. Come no. Pare siano almeno un milione e mezzo di famiglie, unite in alcune associazioni come l’Associazione degli Esodati del Superbonus, che lamenta sul proprio sito: «Le progressive revisioni normative hanno portato all’introduzione del paletto del reddito a 15.000 euro per beneficiare del Superbonus se proprietari di abitazioni unifamiliari. Questo rappresenta un controsenso economico e una ingiustizia. Come può pensare lo Stato che un Committente con un reddito così basso (e quindi necessariamente con pochi risparmi) si indebiti per il 10% o il 20% su un totale di lavori di circa 150.000 euro? Come può pensare che possa accedere al credito bancario, avendo a garanzia un reddito così basso? Risulta altresì inverosimile che vi siano imprese disposte a praticare lo sconto in fattura sapendo a priori che il Committente è incapiente, e quindi in caso di problemi restando senza strumenti per rifarsi su di questo. Risulta inoltre particolarmente odiosa la differenziazione tra proprietari di appartamenti e di abitazioni unifamiliari, particolarmente in uno Stato con la geografia umana come l’Italia. Entrambi pagano le tasse, e per questo dovrebbero godere degli stessi diritti».
Ve lo avevamo scritto fin dall’inizio: non fidatevi dello Stato. Perchè questo esercito di persone ridotte alla disperazione dal raggiro della norma retroattiva, che ha cambiato le regole a giochi fatti, rappresenta solo l’inizio. Tutti gli altri hanno autorizzato l’Agenzia delle Entrate ad entrare nelle loro case, verificare le situazioni e potenzialmente togliere il 110% per un’anomalia magari opinabilissima, con il risultato di vedersi improvvisamente sotto di decine di migliaia di euro sul conto.
Ve lo avevamo scritto fin dall’inizio di non fidarvi dello Stato quando tutti i giornali esultavano per la ripresa economica post Covid, perchè due sole erano le categorie in crescita: i servizi finanziari, ovvero i prestiti, ovvero il segnale che la gente non aveva più soldi. E l’edilizia, che però finanziava lo stesso Stato con il Superbonus, in un circolo vizioso in cui finiva con il cannibalizzarsi.
Ve lo avevamo scritto fin dall’inizio di non fidarvi delle nuove società che sarebbero spuntate come funghi con il Superbonus, attirate dall’Eldorado della cessione del credito, ma pronte a chiudere i battenti alle prime difficoltà.
Gli sventurati del Superbonus sono tutte persone che prima della sciagurata legge avevano una casa e campavano serenamente. E che per essersi fidati dello Stato rischiano adesso di non possedere più nulla.
(Tratto dal Momento di Cronaca Vera)