Mister Thiago Motta, l’allenatore che sta portando il Bologna in Champions e si sta guadagnando molta stima in Europa è quindi il trainer… moderno, innovativo scelto da Cristiano Giuntoli per la Juventus 2024 – 2025? Risposta affermativa.
E The Athletic gli ha dedicato, con le seguenti parole, il primo di una serie di articoli su allenatori emergenti: “Il 41enne ha trasformato il Bologna da una squadra in difficoltà in Serie A, a una delle squadre esteticamente più gradevoli d’Italia. Dopo essere subentrato all’amatissimo Sinisa Mihajlovic in circostanze particolari. Senza vittorie nelle prime quattro partite, Motta ha dovuto gradualmente guadagnarsi la fiducia dei tifosi del Bologna, portando il club al nono posto nel 2022-23. Con il supporto di Giovanni Sartori (direttore tecnico) e Joey Saputo (proprietario del Bologna), Motta è stato incaricato di mettere in atto le sue idee tattiche. Ma quali sono esattamente queste idee?
Motta non è stato timido nel condividere la sua filosofia durante il suo primo incarico da allenatore con la squadra Under 19 del Psg nel 2018. È stato qui che è stato inutilmente deriso per aver parlato di un modulo 2-7-2 – che è stato erroneamente interpretato come una struttura che si estende da dietro in avanti, anziché da sinistra a destra. La difesa rossoblu bolognese è una delle più forti in Europa in questa stagione, con solo 0,8 gol expected goals subiti senza rigore: un tasso secondo solo a Torino, Juventus e Inter in Serie A. Particolarmente interessante è il modo in cui il Bologna ama costruire dalle retrovie. Il modulo attuale di Motta? Solitamente un fluido 4-2-3-1, coi suoi difensori centrali liberi di spingersi in avanti”. Quindi dopo Gigi Maifredi, interprete massimo del calcio champagne, un altro tecnico, dalla città devota a San Petronio, andrà a Torino ad allenare la Vecchia Signora. Ma stavolta, l’esito finale dell’operazione ‘calcio bollicine’, sarà diversa. Scommettiamo? Ah… al suo secondo interregno tattico juventino, mister Massimiliano Allegri ha svolto uno straordinario lavoro oscuro traghettando, dall’era Andrea Agnelli a quella di John Elkann il team bianconero.
Stefano Mauri