Allora, non c’è quindi stato nessun accordo di beneficenza tra Oreo e Chiara Ferragni (attende serena di chiarire, con gli inquirenti, tutte le sue situazioni). A dirlo è la società Mondelez Italia, titolare del marchio di biscotti, che ha risposto al Codacons in merito alla richiesta di chiarimenti circa l’iniziativa di solidarietà avviata nel 2020 dalla Ferragni. La richiesta si riferiva alla pubblicizzazione, da parte dell’influencer di Cremona, attraverso Instagram, di una “capsule collection” (cioè una collezione formata da pochi capi coordinati) realizzata in collaborazione con la stessa azienda. E pure il gruppo che produceva la bambola Trudi, scrive il settimanale Oggi, si è detto, totalmente fuori, da qualsiasi disegno benefico: “Noi estranei a qualsiasi attività di beneficenza o altra iniziativa”.
E così facendo, pure in quest’ottica, di fatto è stata scaricata (per carità ognuno può fare chiarezza come e quando vuole, ma magari, certi smarcamenti andavano anticipati un attimino, no?) sulla Ferragni, alle prese con le indagini per truffa aggravata su questo e altri due casi (Uova di Pasqua e pandori), ogni eventuale responsabilità. Intanto, una Giubiana in formato Chiara Ferragni, se la sono inventati a Robbiano, frazione di Giussano: laddove, un fantoccio alto 4 metri, in abito elegante, che al posto della testa ha un pandoro rosa con gli occhi dalle lunghe ciglia dell’influencer più famosa d’Italia, e che in mano ha da una parte un ferro da stiro e dall’altra dei ragni. Sarà lei a finire sul rogo nella serata del 25 gennaio, appunto secondo la tradizione della Giubiana, una delle feste folkloristiche più antiche della Brianza. Un pizzico di ironia (ma è ironico bruciare un ‘fantoccio ispirato a una persona reale?) che prende di mira il personaggio più chiacchierato del momento, con un chiaro riferimento al cosiddetto pandoro-gate.
Stefano Mauri