Il gol di Frattesi e l’esultanza che l’ha lasciato, praticamente, in mutande (“avrei fatto anche di peggio”, ha confessato il diretto interessato, al termine del match vinto, non senza polemiche, 2-1 contro il Verona sabato 6 gennaio) dopo il gol al 93’, un sigillo che ha regalato i tre punti — e il titolo d’inverno — alla squadra di Simone Inzaghi, in un certo senso, al meglio, incarna l’importanza, di avere in società, un fuoriclasse del calibro del calciofilo Beppe Marotta. Già l’istantanea, udite, udite … ha avuto un ritocchino, quando è stato postato dal club di viale della Liberazione via social, foto simbolo del match: glutei al vento (freddo), mutanda pazza Inter insomma, con il centrocampista (acquistato l’estate scorsa dal Sassuolo) che si arrampica su un cancello giallo seguito da Dimarco, Barella e Lautaro Martinez, ma è qui che l’occhio del popolo nerazzurro vira sul lato B di Frattesi, pazzo di gioia a pantaloncini calati.
Più tardi, però, l’Inter, potenza di una dirigenza sul pezzo, ha postato sui social una sequenza più casta. Un’istantanea ritoccata con photoshop con Frattesi che compare in una versione più presentabile.
Ebbene, regalato dalla Juve di Andrea Agnelli alla concorrenza nel 2018, il Deus Ex Machina nerazzurro, colui il quale, in sintonia col direttore sportivo Ausilio e il collaboratore Baccin, nonostante i tanti problemi societari (il gruppo Suning non investe nel football da anni e l’Inter Milano è in vendita) mantiene ai vertici del football europeo il team allenato da Inzaghi, fa la differenza: in campo e, soprattutto fuori. Non è semplice fare calcio a certe latitudini, ma Marotta è un Big, un asso capace di far rendere, isolando i calciatori dai patemi, al meglio il gruppo e di farsi sentire nel Palazzo del potere calcistico nazionalpopolare. Ah… l’Inter sta benissimo a centrocampo e per il prossimo anno è sempre più vicina al colpo Zielinski a parametro zero, ma non è finita qui. Per mettere le basi per un luminoso futuro, si pensa al giovane talento argentino Medina. Marotta insomma è sempre avanti.
Stefano Mauri