Giù di tono, lontana dal web, causa ‘Affaire Pandori’ a Natale e Capodanno, Chiara Ferragni inevitabilmente (e finalmente: almeno chi vive per insultarla sa che fare), quindi è tornata sui social prima della Befana. Per carità, la pratica commerciale scorretta, ravvisata dall’Antitrust, rimane una caduta (errare è umano) e per questo motivo Chiara Ferragni, nell’ormai famoso video di scuse, beh ha già specificato che d’ora in poi terrà nettamente separate le operazioni commerciali dalle opere di beneficenza onde evitare, si generino equivoci ed errori di comunicazione, ma aspettando gli ulteriori e doverosi accertamenti delle procure, chi siamo noi, più connessi dei Ferragnez, per giudicare, crocefiggere e insultare Chiara da Cremona?
Veramente qualcuno crede che Chiara Ferragni (angelo o diavolo?) riesca, da sola, a seguire, ad avere il pieno controllo su tutte le sponsorizzazioni, promozioni ed operazioni commerciali legati alla sua immagine, alla sua professione, a un mestiere inventato da lei, tutto basato (così va il mondo e da prima dei Ferragnez) sull’apparenza? Tristi, delusi, eternamente scontenti, gelosi, spocchiosi, boriosi, frustarti (non tutti è) attenti solo a giudicare gli altri, indubbiamente non aspettavamo altro che il pandoro andato di traverso, per gridare (via social, metto che pensiamo paradossalmente di ‘odiare’) al lupo contro Chiara e Fedez, personaggi del nostro tempo che, piaccia o non piaccia, sono riusciti a fare la vita che volevamo fare noi. Tuttavia, prima di una sentenza di un tribunale ci sarebbe il cosiddetto principio della presunzione d’innocenza, ergo anziché scagliarci contro Facebook (magari dopo aver postato un bel selfie o pensieri rubati qua e là spacciandoli per massime di vita), o contro la Regina della Moda cremonese (il suo mestiere è apparire, influenzando. Non farsi influenzare troppo non dipende la lei), beh evitiamo di prenderci troppo sul serio, alla fine è solo tutta vita. Se poi le eventuali sentenze stabiliranno colpe, chi ha ‘cannato’, inesorabilmente (ed è giusto così), pagherà.
Stefano Mauri