In Italia, nel 1933, nell’area tra Sesto Calende e Vergiate, capitò un fatto straordinario e senza precedenti: la storia del primo avvistamento UfoOgni volta che gli Ufo tornano d’attualità, come negli ultimi tempi, riemerge una vicenda bizzarra e non troppo conosciuta al di fuori della cerchia degli ufologi.In Italia, nel 1933, nell’area tra Sesto Calende e Vergiate, capitò un fatto straordinario e senza precedenti. Esso mise a tal punto in subbuglio la comunità locale e la stampa nazionale da costringere il Regime Fascista ad intervenire per mettere sotto silenzio una vicenda eclatante quanto scomoda. Venne addirittura istituito un Gabinetto, nell’ambito del neonato CNR, dedicato al suo studio specifico . A dimostrazione della sua importanza, fecero parte dell’organismo alcuni dei più importanti esperti dell’epoca, tra cui Guglielmo Marconi, e gerarchi fascisti di grande peso, come Italo Balbo e Galeazzo Ciano.La mattina del 13 giugno del 1933 “qualcosa” sfrecciò sui cieli di Milano per precipitare tra Vergiate e Sesto. I fascisti parlarono di velivolo non convenzionale, immaginando subito l’arma segreta di una potenza straniera.
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Lo stesso giorno, alle 17.07, un dispaccio proveniente dalla Agenzia Stefani, di carattere “riservatissimo” informava che:
– D’ordine personale del Duce disponesi immediato – dicesi immediato – arresto diffusione notiza relativa at aeromobile natura et provenienza sconosciute di cui at dispaccio Stefani data odierna hore 7.30 (…) Dir Gen Affari Generali. Fine stop-
“La Cronaca Prealpina” del 20/06/1933 e su altri periodici nazionali uscirono con articoli che parlavano di UFO e marziani, argomenti del tutto inediti al grande pubblico dell’epoca. Che cosa scatenò la fantasia popolare? Ma soprattutto: perché il Regime, nelle sue più alte sfere, era così preoccupato?
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Si parlò di documenti inviati al CUN, con disegni fatti a mano che rappresentavano un velivolo cilindrico con una strozzatura nella parte inferiore, sulla cui fiancata stavano degli oblò da cui uscivano alternativamente luci bianche e rosse.
Nei giorni seguenti ebbero luogo imprevisti trasferimenti di dirigenti industriali dalle locali industrie aeronautiche, di questori e dirigenti politici e addirittura il Federale Brusa fu rimosso dall’incarico e sostituito con un altro fedelissimo del regime.
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Intervenne la OVRA per assicurarsi che i testimoni diretti di questo avvenimento tacessero o venissero messi in condizione di non divulgare alcuna notizia.
Scomparvero numerosi documenti ed iniziò un’opera di occultamento e depistaggio, coordinata dall’Agenzia Stefani, per smontare il caso.
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Furono stabilite condanne e pene severissime per chiunque avesse parlato e, infine, per tenere sotto controllo ogni fuga di notizie, su proposta pare addirittura di Giovanni Gentile venne creato, come si è detto, un apposito ufficio nell’ambito del CNR, il Gabinetto RS/33, cui fu affidato lo studio e l’analisi del caso.
Gli unici documenti rimasti sono dei telegrammi conservati nel Fondo Gabinetto Prefettura dell’Archivio di Stato di Milano, ai faldoni 400 e 401. La dicitura recita “atti diversi relativi ad aeroporti, voli, incidenti di volo e sinistri, segnalazioni di aeroplani sospetti.”
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Un altro telegramma dell’epoca, sempre partito dall’Agenzia Stefani, chiarisce inequivocabilmente la gravità del fatto:
«Caro Alfredo,
del caso Moretti non si può parlare che a quattr’occhi data la delicatezza e la particolarità della vicenda. Il Gabinetto RS/33 è ormai un ente autonomo e nessuno può scriverne senza le indicazioni opportune. Per quanto ne so e posso confidarti, l’ente è formato da soli scienziati italiani, ma la presenza di elementi germanici è quasi certa, soprattutto per le concessioni dello stesso Duce che aspira alla reciprocità. Se mi chiedi consiglio eccolo: non dire a nessuno – ripeto nessuno e ciò comprende anche i parenti più stretti – quanto hai visto. (…) Posso assicurarti che un caso analogo precedente si è concluso con il ricovero in manicomio. Dunque, occuparti di certe cose può essere pericoloso. Distruggi questo foglio dopo la lettura».
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I rottami di quel velivolo furono trasferiti nei capannoni della SIAI-Marchetti a Sant’Anna di Vergiate. E i resti degli alieni che lo occupavano – così si dice – due piloti alti 1,80 con piccoli occhi chiari, messi sotto formalina.
Il 17 marzo del ‘43 un capannone dello stabilimento di Vergiate venne dato alle fiamme. Qualche giorno dopo un commando tentò di distruggere alcuni aerei pronti al decollo.
Al termine della Seconda guerra mondiale, i resti dell’ufo di Vergiate e i documenti del “Gabinetto RS/33” sarebbero finiti nelle mani degli Alleati e da allora mai più ritrovati.
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Roberto Pinotti del Cun sostiene che “le tre persone a conoscenza del trasporto di quelle casse negli Usa sono morte: due in incidenti di mare, una suicida.”
Se questa fonte fosse vera, vorrebbe dire che il primo caso di UFO precipitato sulla terra riguarda il nostro paese e non gli Stati Uniti (caso Roswell).
A confermare questa ipotesi c’è la testimonianza del segretario del Centro Ufologico Nazionale, che nel 2000 sostenne di aver ricevuto un documento dell’epoca che proverebbe l’incidente.
La notizia riuscì a restare circoscritta fino alla fine della guerra, quando un Air Force dell’aeronautica americana prelevò il tutto per trasferirlo in quella che sarebbe divenuta l’Area 51, di cui parlerò nel prossimo articolo.
(continua)
Paola Mizar Paini
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