A Gaza entrano i carri armati. Israele definisce la risoluzione Onu che voleva la tregua «un’infamia». Afferma che le Nazioni Unite non abbiano più “legittimità” e tuona: «Nessun cessate il fuoco contro Hamas-Isis». Scontri al campo profughi El Burej. Guterres: «Siamo al collasso totale del sistema umanitario». L’Ue valuta invio di aiuti umanitari via mare. Sono già 53 gli agenti delle Nazioni Unite uccisi. La Casa Bianca: «Nessuna linea rossa per Israele». L’Iran minaccia gli Usa. E il presidente bielorusso Alexandr Lukashenko avverte: «Se Teheran attacca, rischio terza guerra mondiale». – foto | video 1 | video 2 | video 3 | video 4 | video 5
NO A CESSATE IL FUOCO SU GAZA, ONU NON CREDIBILE
L’Assemblea Generale dell’Onu ha approvato la risoluzione presentata dalla Giordania, a nome dei Paesi arabi, che chiedeva la tregua a Gaza per garantire l’ingresso degli aiuti, con 120 voti a favore, 14 contrari (tra cui gli Usa) e 45 astenuti (tra cui l’Italia). Bocciato invece l’emendamento del Canada che chiedeva di condannare «inequivocabilmente gli attacchi terroristici di Hamas» del 7 ottobre in Israele ed esigeva il «rilascio immediato e incondizionato» degli ostaggi.
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L’ambasciatore israeliano Gilad Erdan non ha usato mezzi toni: «Oggi è un giorno che passerà alla storia nell’infamia, un giorno buio per l’Onu, che non ha più un briciolo di rilevanza o legittimità. Israele ha il diritto di difendersi. L’unico modo è sradicare la capacità terroristica di Hamas e questa risoluzione non nomina neppure Hamas. Perché difendete degli assassini, dei terroristi che decapitano bambini? Vergogna».
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E su Twitter scrive il ministro degli Esteri di Gerusalemme Eli Cohen: «Con l’aperto rifiuto dello spregevole appello per un cessate il fuoco, Israele intende agire per eliminare Hamas proprio come il mondo ha agito contro i nazisti e l’Isis».
I CARRI ARMATI ENTRANO A GAZA
Così, mentre Hamas chiedeva l’immediata attuazione della risoluzione delle Nazioni Unite, i carri armati sono entrati a Gaza con attacchi senza precedenti in tutte le zone della Striscia, come riporta Al Jazeera «via aria, mare e terra». Scrive The Times of Israel: «Ci sono notizie di pesanti scontri a fuoco tra i soldati e uomini armati». Hamas parla di un’incursione israeliana al campo profughi di El Burej: «Le Brigate al-Qassam stanno opponendosi ad un’incursione terrestre israeliana ad el-Burej, dove sono attualmente in corso violenti scontri».
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E in serata la Mezzaluna Rossa Palestinese ha annunciato su Twitter di non essere più in contatto con le proprie squadre a Gaza: «Abbiamo perso completamente i contatti con la sala operativa nella Striscia di Gaza e con tutte le nostre squadre che operano lì, a causa delle autorità israeliane che hanno interrotto tutte le comunicazioni fisse, cellulari e Internet. Siamo profondamente preoccupati per la capacità delle nostre squadre di continuare a fornire i loro servizi medici di emergenza, soprattutto perché questa interruzione colpisce il numero di emergenza centrale “101” e ostacola l’arrivo delle ambulanze ai feriti e ai feriti».
MUSULMANI UNITEVI
Il portavoce delle Forze di Difesa Israeliane, Peter Lerner, parlando ad Abc News dice che l’incursione in corso non costituisce ancora l’offensiva di terra. Di certo ogni remora appare superata. L’Idf comunica a Reuters e a France Presse di non poter garantire la sicurezza dei giornalisti che operano nella Striscia.
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E scoppiano le proteste in piazza in Cisgiordania per quanto sta accadendo, con manifestanti mobilitati a Nablus, Ramallah, Jenin, Betlemme e Hebron. Hamas li invita ad agire: «Chiediamo ai Paesi arabi e musulmani e alla comunità internazionale di assumersi le proprie responsabilità e di agire immediatamente per fermare i crimini e i massacri contro il nostro popolo».
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E nel frattempo un razzo lanciato da Gaza ha colpito un palazzo residenziale a Tel Aviv, mentre le Brigate Al-Quds, braccio armato della Jihad islamica palestinese, sostengono su Telegram di aver lanciato razzi in Israele verso Ashkelon, Ashdod e Sedrot.
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MORTI 53 AGENTI ONU
Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, finito nell’occhio del ciclone per le sue parole su Israele, lancia l’allarme: «Il sistema umanitario a Gaza sta affrontando un collasso totale con conseguenze inimmaginabili per più di 2 milioni di civili. Data la situazione disperata e drammatica, le Nazioni Unite non saranno in grado di continuare a fornire aiuti all’interno di Gaza senza un cambiamento immediato e fondamentale nel modo in cui vengono inviati gli aiuti. Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. Questo è il momento della verità, la storia ci giudica tutti».
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L’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, rivela su Twitter che dal 7 ottobre sono già stati uccisi 53 membri dell’Agenzia. E l’Ue sta valutando l’ipotesi di inviare aiuti umanitari a Gaza via mare.
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RISCHIO TERZA GUERRA MONDIALE
John Kirby, portavoce della Casa Bianca, dice che gli Stati Uniti non intendono «tracciare linee rosse» per Israele. La Casa Bianca non vuole nemmeno commentare l’attacco di terra. Il ministro degli Esteri iraniano Hossei Amirabdollahian, in un’intervista a Bloomberg, attacca: «Se gli Stati Uniti continuano quello che hanno fatto finora, allora nuovi fronti potrebbero aprirsi contro di loro. Vorrei mettere in guardia sul fatto che continuare l’uccisione di donne e bambini renderà la situazione nella regione fuori controllo. Gli Stati Uniti devono decidere: vogliono intensificare la guerra?»
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E proprio delle tensioni tra Teheran e Washington parla all’agenzia Belta il presidente bielorusso Alexandr Lukashenko: «Non è esclusa una terza guerra mondiale. Potrebbe scoppiare là in Medio Oriente. Come? Se loro, Israele e gli Stati Uniti, organizzano una guerra contro l’Iran».
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