Un libro racconta la storia di Supersex, fotoromanzo a luci rosse che segnò un’epoca nel mondo del porno: gli incredibili retroscena che mescolarono personaggi legati all’imprenditoria, alla politica e all’estremismoAbbiamo incontrato il giornalista ed ex pornografo Gianni Passavini, autore del volume pubblicato dalla casa editrice Milieu, nota per le accuratissime biografie di grandi banditi e criminali
Il nome Supersex ricorda qualcosa a qualcuno? Probabilmente sì, almeno per i lettori che tra gli anni Settanta e Ottanta avevano dai diciotto anni in su. Ma per i più giovani diciamo subito che il nome era quello di un fotoromanzo porno in cui un alieno – Supersex, appunto – proveniente dal pianeta Eros e caduto con la sua astronave sulla Terra, per sopravvivere deve entrare nel corpo di un umano, cui trasferisce numerosi super poteri, in particolare una straordinaria capacità amatoria.
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Dopo vari “transfert”, l’alieno finisce nel corpo del tenente Gabriel Pontello, gloria e vanto della squadra VIP della polizia di Parigi. A interpretarne la parte è l’attore italo-francese Gabriel Pontello (nome dell’attore e nome del protagonista del fotoromanzo coincidono), che nel corso delle sue indagini non manca di soddisfare la sua iper sessualità sulle donne con cui viene in contatto. A raccontare l’avventurosa storia del fotoromanzo cult di una generazione (194 gli episodi originali usciti in edicola) e quella di Gabriel Pontello è il libro Supersex (Milieu edizioni) scritto dal giornalista ed ex pornografo Gianni Passavini, già autore di un’altra avvincente storia dell’editoria pornografica, Porno di carta. L’abbiamo intervistato.
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Chi ha inventato davvero il personaggio Supersex?
Va detto che il primo Supersex è apparso nel dicembre del 1966, nel racconto a puntate omonimo scritto da Alan Ferguson, un fantomatico scrittore americano, che uscì su Men, il sequestratissimo settimanale pubblicato dall’editore Saro Balsamo. A disputarsi l’invenzione del personaggio sono due giornalisti e collaboratori del giornale: il torinese trapiantato a Roma Franco Valobra (che probabilmente ha scritto i primi racconti) e il trapanese Francesco Cardella (che si è attribuito la creazione dell’alieno quando Supersex è diventato il protagonista del primo fotoromanzo, tra il 1967 e il 1968).
Cardella ha avuto una storia molto particolare: ce ne puoi parlare?
Cardella era un tipo geniale: aveva cominciato come giornalista passando da un giornale erotico all’altro, ma si capiva subito che studiava da editore. A metà degli anni Settanta, dopo aver pubblicato il quotidiano Ora (“Non si legge, ma si divora!”), una serie di riviste porno e il glorioso ABC, è già miliardario. Prende e parte per l’India, diventa seguace del santone Osho e quando torna si inventa Saman, organizzazione di aiuto e cura dei tossicodipendenti (allora l’eroina faceva centinaia di morti ogni anno). Poi è finito nel tritacarne e ha dovuto affrontare un processo dietro l’altro, accusato anche di essere il mandante dell’omicidio del suo amico Mauro Rostagno (giornalista ed ex fondatore di Lotta Continua ucciso in uno dei più grandi gialli del dopoguerra, ndr). Grande amico di Bettino Craxi – si dice che sia stato lui a portarlo sul suo aereo in Tunisia per evitargli l’arresto da parte della magistratura italiana – aveva cercato di rifarsi una vita in Nicaragua, ma se n’è andato troppo presto a causa di un infarto.
Non era l’unico nella redazione di Men in qualche modo vicino alla politica. C’era anche Enrico De Boccard. Proprio nel porno, poi, si avvicendavano estremisti di destra e di sinistra. Perchè?
Il barone de Boccard era tra quei giornalisti di destra arrivati a Men da transfughi dal settimanale di destra Lo Specchio che, paradossalmente, aveva sempre denunciato e attaccato i giornali “pornografici”. A libro paga dei servizi segreti, era sempre rimasto vicino agli ambienti che sognavano il golpe in Italia. Ma il suo è un caso particolare. A Men e poi a Le Ore collaborarono tanti giornalisti impegnati nella cosiddetta sinistra extraparlamentare, da Lotta Continua ad Avangurdia Operaia: nei giornali “normali” regnava un conformismo soffocante e l’autocensura, perché di certi argomenti non si poteva proprio scrivere. Gli editori porno, invece, oltre a pagare molto bene non ti chiedevano di scendere a compromessi.
Che cosa ha rappresentato, in Italia, l’uscita nelle edicole del fotoromanzo Supersex?
La prima serie di Supersex è arrivata nelle edicole di un’Italia davvero impensabile, oggi, tanto era moralista, bigotta, sessuofobica. A far la parte dell’extraterrestre, quando ancora appariva al massimo in mutande e non c’erano scene hard, troviamo personaggi come l’ex pugile Tiberio Mitri o il giovane Filippo Panseca, che diventerà l’architetto del craxismo. Ma a quel tempo, Chiesa e Stato tutelavano il pudore nazionale come un valore imprescindibile. Fare sesso o perfino parlarne o scriverne era per l’una un peccato, per l’altro un reato. In Italia la censura di libri, giornali, canzoni e film era la norma. I primi giornali “per soli uomini”, considerati pornografici anche se davvero non mostravano nulla di “compromettente”, venivano sequestrati di continuo dalla magistratura e Supersex, che arrivò a vendere più di 300mila copie, alla fine fu costretto a chiudere dopo l’arresto del suo direttore responsabile.
Ma il Paese stava cambiando, come pure il cosiddetto comune senso del pudore. Solo nell’ottobre del 1976 Supersex ritorna nelle edicole…
Quando riappare nelle edicole italiane, Supersex è un fotoromanzo completamente porno e non viene, se non in rarissimi casi, più sequestrato. L’Italia è completamente diversa e l’alieno venuto dal pianeta Eros, che per sopravvivere è entrato nel corpo del tenente della polizia francese, interpretato magistralmente dall’attore italo-francese Gabriel Pontello – che concupisce e fa l’amore con le più belle pornostar in circolazione gridando Ifix Tcen Tcen quando raggiunge l’orgasmo – diventa il mito di una generazione di giovani, specie di quelli chiamati a svolgere l’allora obbligatorio servizio militare.
Dietro Supersex c’era il tycoon Saro Balsamo – al quale hai dedicato il libro Porno di carta – e anche tanti giornalisti, costretti a firmare con degli pseudonimi per non esporsi.
La storia dell’editoria erotica e porno italiana è stata fatta da editori, direttori responsabili e giornalisti che hanno sfidato la censura e rischiato o pagato di persona con denunce, processi e arresti il loro lavoro. Per questo molti collaboratori, che magari lavoravano anche per importanti testate “normali”, preferivano non usare il loro nome. E Supersex ne è l’esempio più eclatante: il suo sceneggiatore è stato un conosciutissimo autore della televisione italiana: di giorno scriveva gli episodi e le battute spinte del fotoromanzo, di sera scriveva i programmi per la RAI.
Che tipo era Gabriel Pontello, l’interprete più conosciuto di Supersex?
Dico subito che di Pontello si è sempre saputo pochissimo, pareva davvero venuto da un altro pianeta, nessuno sapeva niente di lui. Il mio libro fornisce per la prima volta informazioni certe sulla sua biografia e sulla sua carriera, pur nel rispetto della privacy sua e dei suoi cari, che lui ha sempre tenacemente voluto preservare. Riguardo al tipo che era, dico solo che quando arrivava sul set parigino di Supersex tutti si auguravano non avesse la luna storta, altrimenti era scontroso e intrattabile. Quasi tutte le testimonianze concordano sul fatto che fosse un narcisista, un insopportabile arrogante, ma che non mancasse di simpatia e generosità. E c’è un merito che gli va indiscutibilmente riconosciuto: quello di aver lanciato nell’empireo pornografico Rocco Siffredi, paradossalmente il suo esatto opposto quanto a carattere e stile di vita.
E dal punto di vista professionale?
È stato sicuramente uno dei migliori hardeur del suo tempo: il suo collega Richard Allan l’ha descritto come “un trombatore impressionante”. Oltre a posare per 9 anni per Supersex (e per un periodo anche per l’altro fotoromanzo Erotik), la sua giornata tipo prevedeva il passaggio da un set all’altro di film, servizi fotografici e fotoromanzi vari, almeno fino all’ora di cena. Dopo trovava ancora il tempo per fare una puntata al casinò o per rilassarsi con amiche e amici in un club privé. Insomma, era un vero extratterestre.