Colpo di scena per la morte di Alina Cozac, ritenuta inizialmente vittima di un malore: è stato arrestato il compagno che aveva allertato i soccorsi.Ad otto mesi dai fatti l’uomo è accusato anche dalle amiche della donna, che ricordano come lei volesse lasciarlo. Ma lui giura: «Sono innocente»
SPOLTORE (Pescara)- Il giallo di Alina Cozac è iniziato il 22 gennaio scorso, quando alle 4 di mattina il compagno Mirko de Martinis aveva chiamato i soccorsi per averla trovata esanime nel letto. Avevano tentato invano di rianimarla: per la 40enne non c’era stato nulla da fare. Ma, a otto mesi dai fatti, dopo l’esito dell’autopsia, gli inquirenti sono giunti ad una clamorosa svolta. E hanno arrestato, su disposizione del Gip del Tribunale di Pescara Giovanni De Rensis, proprio il disperato Mirko, 47enne: secondo i medici legali, infatti, Alina sarebbe stata strangolata.
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I SEGNI SUL COLLO DI ALINA COZAC
Stando alla relazione depositata in Procura, sul collo della donna di origini rumene vi era «un complesso di evidenze macroscopiche e microscopiche che conducono ad un giudizio univoco di “asfissia meccanica violenta da strangolamento…”. La donna presumibilmente è stata colta di sorpresa nel letto e strangolata con una compressione sul collo con il ginocchio o con l’avambraccio dell’omicida». Ma perchè avrebbe dovuto ucciderla? Contro di lui pesano le accuse delle due sorella della donna.
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Di Octavia, 44 anni, che vive in Inghilterra, il Corriere della Sera riporta alcune frasi: «Mi aveva chiamato proprio il pomeriggio prima che lui la uccidesse. Era esausta e aveva deciso che non voleva più vivere quell’inferno che durava da 16 anni. Aspettava solo di prendere la patente per poter essere più autonoma». Nè lei, nè gli altri sei fratelli hanno mai avuto dubbi sul fatto che Alina fosse stata in realtà uccisa: non avevano mai creduto al fatto che avesse accusato un forte dolore al collo e che poi fosse deceduta per cause naturali.
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Ricorda ancora Octavia: «Quella notte fu la sorella di Mirko ad avvisarci che Alina stava male e da subito c’erano molti particolari che non tornavano. Ci disse che si era sentita male e che l’ambulanza aveva impiegato 25 minuti prima di arrivare. Ma com’è possibile se l’ospedale è ad appena 500 metri? Potevano portagliela anche in braccio». E aggiunge: «Ha approfittato di lei anche da morta.Già alcune ore dopo parlava solo di soldi. Diceva che i soccorsi erano arrivati in ritardo e che bisognava fare causa e chiedere i danni. Ha avuto persino il coraggio di promuovere una racconta fondi per le spese del funerale. Noi gli diceva che non ce n’era bisogno, ma lui non ha voluto sentire ragione. E alla fine i soldi della sottoscrizione se li è messi in tasca lui».
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Octavia parla di anni di soprusi e umiliazioni patite da un uomo già separato e con due figli: «Nell’ultima telefonata era disperata ma decisa. Mi aveva chiesto anche se potevo aiutarla economicamente. Io l’ho incoraggiata: “non ti preoccupare”. Ma quello non gli ha dato il tempo…». Lei è convinta che sia stata uccisa perché davvero decisa ad andare fino in fondo e a lasciarlo. Il gip ha riportato nell’ordinanza, sul movente, le dichiarazioni delle due sorelle, di un amico che l’aveva ospitata per una settimana e di un’amica, che l’avrebbe dovuta ospitare a Teramo dove Alina aveva intenzione di trasferirsi.
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L’avvocato dei famigliari della donna, Valter Biscotti, ha detto al Messaggero: «La famiglia ha accolto con grande soddisfazione la notizia dell’arresto di Mirko De Martinis, il convivente della povera Alina Cozac. Era angosciata perché pur sapendo che l’uomo era indagato non vedeva conclusa la vicenda seguita dal pm di Pescara, Di Stefano. Il deposito della perizia a luglio ha evidentemente accelerato la situazione».
SONO INNOCENTE
Ma Mirko, davanti al gip Anna Rita Mantini, ha negato ogni responsabilità. Il suo avvocato Massimo Galasso dice ai cronisti: «Ha risposto alle domande del giudice. Si è dichiarato innocente, come ha sempre fatto. Ci sono accertamenti e approfondimenti da fare da parte della difesa, li faremo». Ora, probabilmente, si giocherà tutto in una guerra di perizie.