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Strage di piazza della Loggia, il mistero infinito e il nuovo processo

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Da rifare il processo a Marco Toffaloni per la strage di piazza della Loggia a Brescia: un errore di notifica costringe il tribunale a ripartire dall’udienza preliminare«Son sta mi!» Così avebbe confidato ad un collaboratore di giustizia l’ex militante veronese di Ordine Nuovo, ora accusato di essere uno degli autori materiali del massacro. Però…PIAZZA DELLA LOGGIA

BRESCIA- Fra un anno sarà mezzo secolo da quando una bomba celata in un cestino dei rifiuti esplose, provocando otto morti e più di 100 feriti. Era il 28 maggio 1974 e i processi sono ancora in corso. Ad oggi, soltanto due persone, il medico mestrino Carlo Maria Maggi e l’ex «Fonte Tritone», infiltrato dei Servizi Maurizio Tramonte, sono state condannate definitivamente, con l’ergastolo nel 2017. Altri, indicati come responsabili, erano ormai morti al momento del processo.

MARCO TOFFALONI E PIAZZA DELLA LOGGIA

C’è però un uomo che all’epoca dei fatti era minorenne e che oggi viene accusato di essere uno degli esecutori materiali della strage: si chiama Marco Toffaloni, ha 65 anni e la giustizia avrebbe finalmente dovuto portarlo in aula e capire se fosse davvero coinvolto nell’eccidio. Ma, non appena iniziato, tutto si è fermato: si dovrà ripartire dall’udienza preliminare poichè non risultava un’elezione di domicilio valida. Si tornerà così dal gup, che dovrà decidere nuovamente dell’eventuale rinvio a giudizio davanti al tribunale dei minori.

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Ad aprile, il giudice dei minori Angelica Nolli, che lo aveva già stabilito, esplicitava il capo d’imputazione ritenendo che avesse agito «in concorso con altre persone tra le quali Carlo Maria Maggi (condannato all’ergastolo e deceduto) e Maurizio Tramonte, in carcere condannato all’ergastolo in via definitiva, allo scopo di attentare alla sicurezza dello Stato appartenendo all’organizzazione eversiva Ordine Nuovo, che aveva promosso l’attentato nell’ambito della pianificazione di una serie di azioni terroristiche, nel corso di una manifestazione in Piazza della Loggia indetta dal Comitato permanente antifascista e dalle segreterie provinciali della Cgil, Cisl e Uil, agendo quale autore materiale, concorrendo nel collocamento dell’ordigno esplosivo destinato all’attentato in un cestino portarifiuti, cagionava la». Ma chi è davvero Marco Toffaloni?

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SON STA MI

Ex militante veronese di Ordine Nuovo, detto Tomaten per la sua tendenza ad arrossire, è entrato nella vicenda per via, soprattutto, delle dichiarazioni rilasciate dal collaboratore di giustizia Giampaolo Stimamiglio, anch’egli ex ordinovista ed ex consulente farmaceutico padovano trapiantato a Verona. Secondo costui, Toffaloni, negli anni Novanta, gli rivelò, alludendo alla strage: «Anche a Brescia gh’ero mi». Davanti alla sua espressione stupita, il pentito chiese se davvero si riferisse all’attentato.

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E Toffaloni avrebbe aggiunto: «Son sta mi!» Stimamiglio era incredulo: «Replicai che a quell’epoca era solo un ragazzo e lui, sempre con quel mezzo sorriso sarcastico, confermò quanto mi aveva appena detto, annuendo, come a voler far intendere che, per quanto giovane aveva le qualità necessarie». Da molti anni Toffaloni vive nei Grigioni e ha la cittadinanza elvetica per aver sposato una cittadina svizzera, da cui poi si è separato. Ha anche un nuovo nome: Franco Maria Muller.

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LE DIFESE

Agli atti c’è una fotografia, scattata poco dopo l’esplosione, che ritrae un giovanissimo biondo che fa capolino fra i volti sgomenti in piazza della Loggia. Una consulenza antropometrica ritiene il ragazzo molto somigliante al giovane Toffaloni. Un supertestimone lo definisce l’allora imberbe veronese «tremendo» e «determinato», veneratore del generale Amos Spiazzi e abile a muoversi tra i guerriglieri di Cristo Re fondati da Roberto Zorzi, anch’egli imputato nell’inchiesta quater sulla strage. Quest’ultimo è da tempo cittadino americano e ha un allevamento di cani che ha chiamato Il Littorio. Sostengono in una memoria i suoi legali che non si trovasse a Brescia quel giorno «come ampiamente verificato e accertato nella strettissima imminenza dei fatti».

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Quanto a Toffaloni, i registri di segreteria della scuola lo segnavano in classe al terzo anno del liceo scientifico Girolamo Fracastoro di Verona. Il 26 settembre, infine, la Cassazione dovrà pronunciarsi sul rigetto della richiesta di revisione di Tramonte, unico condannato rimasto in vita. Anche lui è stato portato sulla scena del crimine da una foto e da un compagno di cella. Anche lui ha sempre detto: «Non ho fatto nulla e non ero in piazza Loggia la mattina della strage».

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