“Avevo 5 anni. Vi è una foto che immortala quel momento. Io in piedi su una sedia e le mani in pasta.
Cosa sia uscito di preciso dal quel mio impastare non saprei… Ma quella fu la mia prima pizza”.
(F. Amatruda. “Figli di Pizza”)
Grazie ancora per tutti gli auguri arrivati al nostro Fortunato! Così postarono, martedì scorso 12 settembre, proprio nel giorno del suo cinquantesimo compleanno, quelli che ‘L’Anima Romita’, il RistoPizzeria Gourmet (e non solo), più bello del Granducato del Tortello e di Crema. Quindi, il libro, sulla famiglia Amatruda (hanno contribuito, negli anni, a far conoscere e apprezzare, ai cremaschi le pizze, sviluppando, tra le altre cose, il Made in Tramonti), scritto e ispirato dallo stesso Fortunato si intitola ‘Figli di Pizza’. Ah … la “Pizza Tramonti DOC, emblema del Ristorante Anima Romita di Crema. Pizza ispirata a Tramonti, località della Costiera Amalfitana, di cui Fortunato Amatruda è ambasciatore della Associazione Pizza Tramonti in Italia e nel mondo”. L’ha ricordato, dal web, il medico, dentista, gourmet, quindi DocGourmet, Sante Barbati da Bagnolo Cremasco, collaboratore di importanti guide gastronomiche italiane. Figlio e fratello d’arte, Fortunato Amatruda, col suo locale ‘Anima Romita’ a Crema (bello e buono), si… è diventato il punto di riferimento prezioso per il mondo delle ricercate pizze speciali (ma non solo) d’autore. E dalla sua pagina Instagram, a tal proposito, ecco cosa ha annunciato Fortunato: “Onorati di essere stati annoverati nella categoria ‘Pizzerie Eccellenti’ e catalogati tra le migliori pizzerie della Lombardia che per noi significa solo una cosa: fare sempre meglio! E non è che l’inizio! Grazie agli ispettori che hanno apprezzato il nostro progetto e a tutti voi che continuate a sceglierci. Ci impegneremo sempre più, per non deludervi mai.” Chapeau a Fortunato e adesso, spazio a la seguente belle storia, pre … (ma non troppo e squarciante comunque) ‘Anima Romita’
Allora, direttamente dal sito pizzatramonti.com: “13 borghi, altrettante chiese. Un polmone verde che dai monti lattari scende dolcemente verso il mare della divina Costiera Amalfitana. È qui che siamo nati e abbiamo esportato la pizza in tutto il mondo.
Nel Medioevo, nei forni rurali si usava preparare una panella di farina di segale, miglio e orzo che veniva consumata appena sfornata, insaporita con spezie e lardo.
Erano tempi di povertà, in cui l’unica ricchezza era costituita dalla pazienza, dall’arte preziosissima di fare a mano e di fare bene.
Negli anni la tradizione si è rafforzata: agli inizi del Novecento, la maggior parte delle famiglie, aveva in casa il forno a legna per fare il pane biscottato di farina di grano integrale; ogni qualvolta si preparava la famosa “cotta di pane”, era un rito fare la pizza con lo stesso impasto e veniva condita con pomodori sponsilli (tenuti in conserva sotto i porticati) o con il pomodoro Re Fiascone, con olio di oliva, aglio, origano, sugna e anche qualche cubetto di lardo. La mozzarella non veniva usata per due ragioni: una economica, in quanto il latte si vendeva per il sostentamento quotidiano, l’altra, perché volendoci troppo tempo per cuocere la pizza, la mozzarella si essiccava e perdeva il suo sapore. La pizza così preparata veniva cotta insieme al pane, nel forno senza brace e senza fiamma.
Con queste tradizioni nel cuore ed una valigia piena di speranze, molti giovani tramontani hanno lasciato nel Secondo Dopoguerra il paese natio per costruirsi, grazie alla propria arte, un futuro.
Uno di loro particolarmente intraprendente giocò la sua carta, sfidando il destino: fare il Fior di latte come sapeva. E poi perché no? Con esso, fare la pizza! In Piemonte dapprima per il servizio militare, poi per produrre mozzarella col fratello, tanti anni fa, Luigi Giordano (il padre del Fororeporter tardobardo Giulio Girdano detto King) si trasformò senza volere in importatore. Di tramontani, di sapori e di passione. Due intuizioni geniali quindi:
latte – abbondante materia prima in loco, da lavorare in gustoso Fior di Latte
pizza – sfruttare la rimanenza per farcire uno dei prodotti più amati della cucina italiana.
Fu così che nacque la prima pizzeria del nord a Crema, in provincia di Cremona, (dove si era trasferito) che chiamò “Marechiaro”, tuttora gestita dai figli. E il successo non tardò ad arrivare: le richieste di quella pasta al pomodoro col Fior di Latte filante indussero Giordano a impiantare una fitta rete di ristoranti in tutto il Nord dell’Italia, chiamando a raccolta tutti i pizzaioli (compresi gli Amatruda) originari di Tramonti.
Ad oggi sono circa tremila le pizzerie di tutta Italia a gestione “Tramontana”
Nel 2010 è arrivato a conclusione l’iter per la De. Co. (denominazione comunale) per la Pizza di Tramonti, e attualmente è l’unico Comune Italiano ad avere questo riconoscimento De.Co. La nascita della denominazione comunale vuol dire offrire un certificato di garanzia contro le imitazioni, per tutelare il diritto dei consumatori di gustare prodotti di qualità e per tutelare il nostro paese da imitazioni che ne danneggiano l’immagine e l’economia”.
Ebbene, oggi, nato e cresciuto nella pizzeria di famiglia del padre Salvatore, a mantenere vivo, brillante, costruttivo, vivace e magico l’originale Pizza di Tramonti c’è appunto Fortunato Amatruda , erede al Nord, in Italia e nel mondo del mitico Luigi. Nella scorsa estate infine, presentati da Tessa Gelisio, nella splendida, accogliente, glamour, unica, cornice dell’Anima Romita di Crema: il ristorante pizzeria più bello del Granducato del Tortello, chef Andrea Mainardi e il Maestro Pizzaiolo Fortunato Amatruda, hanno animato alcune puntate della trasmissione “Cotto e Mangiato”. Un episodio è visibile al seguente indirizzo internet: https://www.tgcom24.mediaset.it/2023/video/pizza-integrale-della-costiera-amalfitana-e-lasagnetta-al-pesto-con-asparagi-e-caciotta_64246496-02k.shtml ed è dedicato alla “Pizza integrale della Costiera Amalfitana (piatto preparato, raccontato e presentato da Fortunato) e Lasagnetta al pesto con asparagi e caciotta (Made in Mainardi)”.
Stefano Mauri