Questa è la storia di un vero scippo, del presunto linciaggio di Arshdeep Singh. E di un’Italia allo sbando. Gli accadimenti successivi documentano il perchè la gente cerchi di farsi giustizia da sola
Questa è la storia di un vero scippo, di un presunto linciaggio e di un’Italia allo sbando. Al Quarticciolo di Roma è andato in scena nei giorni scorsi uno dei crimini più vili del codice penale: lo scippo di una novantenne per mano di un indiano clandestino, Arshdeep Singh. Non di un ragazzo, non di un giovane, no. Di una novantenne.
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Diversamente da altre volte, quando episodi del genere finiscono in tragedia, la vittima anziana cade, viene trascinata a terra per alcuni metri, ma si salva. E, come capita ormai di rado, stavolta qualcuno interviene. Lo circondano in sette. E agiscono d’impulso, senza sapere se l’uomo sia anche armato e non dandogli comunque il tempo di reagire: lo prendono a calci e pugni. Qualcuno registra la scena con il telefonino, il video diventa virale: e la storia assume improvvisamente toni diversi.
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Sui giornali i titoli si sprecano infatti non sulla vigliaccheria dello scippo ad una donna tanto anziana, ma sullo scippatore «massacrato di botte» in due minuti, sul «linciaggio» ad opera del «branco» fatto da «bulli e pusher». Un linciaggio in cui Singh avrebbe riportato il naso rotto, che poi diventa solo sospetta frattura. La sua faccia triste, e non quella della vittima, appare su tutti i giornali, con le accuse al degrado urbano in mano alle gang. Praticamente un martire. Sarà, ma resta un solo dato certo: al Policlinico di Tor Vergata, scrive il Corriere della Sera, la sua prognosi è di un giorno. Uno.
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Sicchè, o si dice chiaramente che la prognosi è falsa. O è semplicemente ridicolo definire «linciaggio» e «massacro» di due minuti quello che è accaduto: perchè un massacro di due minuti da parte di 7 aggressori non può portare ad una prognosi di un giorno. E nemmeno al solo naso rotto. Per avere una spiegazione, bisogna allora guardarlo bene il filmato: dopo i primi colpi vibrati ai danni dell’indiano – per una manciata di secondi e non per due minuti – i successivi vengono scagliati quando gli dicono di stare giù e lui continua ad alzarsi per cercare di scappare e sfuggire all’arresto. Ma mirano soprattutto alle gambe. E non appena un uomo, giunto unicamente alla fine, prova ad esagerare, viene portato via dagli altri.
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Ci si può indignare anche per le eccessive percosse? Certo. E infatti la vicenda ha diviso il web. Ma quello che succede più tardi dà il senso del motivo per cui la gente cerchi di farsi giustizia da sola e non legga più i giornali: processato per direttissima, Singh passa la notte in prigione e poi è subito libero con un foglio di via da Roma. Non viene individuato nemmeno il pericolo di reiterazione del reato. Niente. Solo che su questo nessuno obietta nulla. Manco lo straccio di un commentatore della domenica che alzi la mano.
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Dal canto suo, l’indiano querela così il «branco» che gli inquirenti cominciano a identificare e a denunciare per concorso in lesioni aggravate (che con un giorno di prognosi sarà difficile provare). Nel frattempo Singh si giustifica: dice che era lì per comprarsi del crack e ha deciso di scippare una persona a caso – che però non è grosso e giovane come lui, ma è giusto una novantenne – alla quale chiede scusa a mezzo stampa. Quindi, ovviamente, sparisce nel nulla, sapendo bene che in Italia al massimo, dovesse mai scippare di nuovo, se la caverà con una notte in cella.
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Per via dei processi che si instaureranno fra molto tempo, non può essere espulso e non lo sarà fino alla fine del procedimento. Verosimilmente incasserà pure diverso denaro come risarcimento dal «branco». E la novantenne? Probabilmente è consapevole del fatto che l’unica sorta di giustizia per lei è quella fai-da-te ottenuta da «bulli e pusher», perchè dalle istituzioni non avrà un bel nulla: non solo chi l’ha trascinata a terra non è andato in carcere, ma la donna di risarcimenti non potrà averne da un nullatenente senza fissa dimora.
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Morale della cronaca: di sicuro, memori di quanto successo, al prossimo episodio nessuno interverrà più per bloccare uno scippatore di vecchiette. E gli stessi giornali indignati oggi – esattamente come hanno fatto decine di altre volte negli ultimi anni – titoleranno: «Scippata nell’indifferenza generale». L’importante è che si decidano.
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