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Chef Massimiliano Mascia e il suo Uovo in raviolo, celebrati dal collega Stefano Scolari in quel di Cà del Bosco

Il celebre piatto di Mascia omaggia l'Emilia, la portata di Scolari celebra il territorio lodigiano

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Il percorso in cucina dello chef Massimiliano Mascia, ecco… inizia a soli 14 anni. E per un lustro, fino al diploma alberghiero, alterna la presenza al Ristorante San Domenico al fianco degli zii Natale e Valentino agli studi; terminata la scuola, inizia i suoi viaggi con lo scopo di ampliare le proprie conoscenze su materie prime, tecniche e sapori. Dal suo curriculum emergono in particolare le esperienze da Vissani e al ristorante Romano di Viareggio, quella statunitense all’Osteria Fiamma di New York e quelle francesi prima alla Bastide Saint Antoine e infine a Parigi da Alain Ducasse al Plaza Athenée. Massimiliano rappresenta la nuova generazione del ristorante San Domenico di Imola (2 stelle Michelin). La sua è una cucina del territorio, intesa soprattutto come ricerca delle migliori materie prime ottenute nel loro ambiente ideale, in continua evoluzione, con nuove tecniche al servizio della tradizione. Il rispetto della materia prima e della stagionalità sono elementi essenziali e costituiscono la base di partenza nel processo di ricerca e innovazione delle tecniche di preparazione.

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Ebbene, l’Uovo in raviolo che si trova nella carta del ristorante San Domenico di Imola dal 1974, senza soluzione di continuità. Un piatto firmato dall’allora giovane Marcattilii, e dal maestro Nino Bergese, figura mitologica per la gastronomia tricolore. E Mascia continua a proporre questo mitico, incredibile, mistico piatto, portata apprezzata pure da Stefano Scolari, chef, imprenditore e Deus Ex Machina dell’Antica Osteria del Cerreto, ristorante, o meglio, ‘Ambasciatore del Made in Lodi’ nel mondo, domenica scorsa, presso la Cantina Cà del Bosco, in occasione della seratona di gala che ha chiuso, nella cantina del presidente Maurizio Zanella, il Festival del Franciacorta. Questo, il commento allo spettacolare ‘Uovo in raviolo’, di Scolari: “Innanzitutto grazie a Luca Cinacchi (responsabile Commerciale Cà del Bosco) per la fantastica, incredibile e unica opportunità di esserci, tra gli invitati della cena firmata da Chef Mascia. Nell’Uovo in raviolo, piatto meraviglioso e buonissimo, beh ho ritrovato la cucina emiliana e l’anima di Massimiliano Mascia”. ‘Striscia la notizia’ (su Canale 5), tempo fa, nel suo appuntamento settimanale con la rubrica enogastronomica ‘Capolavori italiani in cucina’ di Paolo Marchi, proprio a Massimiliano Mascia del San Domenico di Imola (due stelle Michelin dal 1977), dedicò un bel servizio. Ecco, il racconto del suo piatto più rappresentativo, dello stesso Mascia: “Un piatto come questo si può solo rispettare – continua Mascia –, poi è chiaro che oggi in un menu di 5 o 6 portate ce ne può essere solamente uno così, altrimenti il percorso risulterebbe troppo pesante. Negli anni ‘70 e ‘80 poteva ancora andare bene un menu più impegnativo, oggi il nostro rapporto con il cibo è cambiato, ci sono esigenze diverse”.

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Detto ciò… l’Uovo in raviolo’ sta a Massimiliano Mascia, come il risotto “Vecchia Lodi“: con zafferano, ragù di salsiccia, pancetta e raspadura “Bella Lodi”, sta a Stefano Scolari.

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E l’omaggio a Lodi di Stefano, degustare per credere, va alla grandissima e abbinato al vino, sorprendente bianco fermo (Chardonnay, Pinot Bianco) di Franciacorta, Cà del Bosco, “Corte del Lupo Bianco”, entusiasma. Sì, letteralmente, questa accoppiata, emoziona. Degustare per credere all’Antica Osteria del Cerreto, naturalmente ad Abbadia del Cerreto.

Stefano Mauri   

 

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Stefano Mauri

Stefano Mauri nato a Crema nel gennaio 1975, mese freddo e nebbioso per eccellenza. E forse anche per questo, per provare a guardare oltre la nebbia e per andare oltre le apparenze, con i suoi scritti prova a provocare, provocare per ... illuminare. Giornalista Free Lance, Sommelier, Food and Wine Lover, lettore accanito, poeta e Pierre appassionato, Stefano Mauri vive, lavora, scrive, degusta, beve e mangia un po' dappertutto. E ovunque si prefigge lo scopo di accendere se non una luce, beh almeno un lumino, che niente è come sembra, niente. Oltre a collaborazioni col mondo (il virtuale resta una buona strada, ma non è La Strada) web, Stefano Mauri, juventino postromantico e calciofilo disincantato, collabora con televisioni, radio e giornali più o meno locali. Il suo motto? Guardiamo oltre, che dietro le apparenze si cela il vero mondo.

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