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La complicata eredità di Andrea Agnelli e Fabio Paratici, per Cristiano Giuntoli alla Juve

Non sarà facile ricostruire la Juventus. L'ex presidente Agnelli, nel 2018, ha salutato troppo in fretta Beppe Marotta

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Nel suo seguente editoriale, scritto sul sito internet, molto informato sui fatti, Sportitalia.com, il giornalista Alfredo Pedullà, all’ultima parte dell’interregno juventino del presidente Andrea Agnelli, con Fabio Paratici nelle vesti di Deus Ex Machina, beh non ha fatto sconti. E giustamente…

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“Bisognerebbe piuttosto pensare ai danni fatti almeno nelle ultime sei-otto sessioni di mercato che il club ha pagato (e sta pagando) a caro prezzo. Talmente a caro prezzo che ha dovuto praticamente rinunciare a un’intera sessione, quella che si è conclusa da poco, per manifesta impossibilità di… spendere. Soltanto Weah, punto. Nessuno chieda altro, impossibile. Al massimo uno scambio con il coinvolgimento di Dusan Vlahovic, altrimenti nulla anche in quel caso. E siccome nessuno ha portato 50 milioni in contropartita, tanti saluti anche a Lukaku, malgrado qualcuno lo accostasse alla Juve – con titoloni ingannevoli – fino a 72 ore prima che andasse alla Roma. La domanda è una: quanti e quali buchi ci sono se la Juve – nella prima sessione di Giuntoli – deve guardare gli altri e stare alla finestra? Buchi figli di scelte scellerate, per esempio quel famoso scambio Arthur-Pjanic celebrato come un affare per via della plusvalenza, come se non si dovesse guardare dentro le cose strettamente tecniche. I mega ingaggi rifilati a tizio e a caio sono stati una sciagura, la terribile incidenza dell’ultimo anno e mezzo (almeno) di Fabio Paratici ha prodotto disastri assurdi. La Juve ha fatto di tutto pur di liberarsi di certi ingaggi, ora farà di tutto per spalmarne altri extralarge e prolungare con chi è disposto a questo tipo di operazione. Dalla prossima estate, forse, si potrà parlare di mercato in entrata con un certo criterio e senza doversi aggrappare a qualche scialuppa di salvataggio. Una notizia buona, comunque, c’è stata: confermare Vlahovic era il desiderio del popolo bianconero, alla larga da salti nel buio. Come se non bastasse la vicenda Pogba, il doping e l’ennesima notizia assurda. Non entriamo nei dettagli ma l’affare Paul è stato un disastro pazzesco: dal primo giorno in poi tra operazioni rinviate, egoismi personali, infortuni a catena, ora anche il doping. Hanno davvero spolpato la Juve. Non entriamo nei meandri, aspettiamo le controanalisi e non condanniamo a prescindere. Ma se fosse tutto confermato, se fosse stata un’iniziativa imprudente di Paul, la Juve diventerebbe assolutamente parte lesa. E stiamo parlando di un giochino da 8 milioni più 2 di bonus a stagione fino al 30 giugno 2026”.

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Ora, dopo aver dato ad Alfredo, ciò che è di Pedullà, palla, ehm … penna al direttore del quotidiano Tuttosport Guido Vaciago per fargli commentare l’antipatica querelle tra Leonardo Bonucci e la Juve…

“Se fai causa al club del quale sei stato capitano e per il quale hai giocato cinquecento partite c’è qualcosa che non funziona. Nel sistema. Non solo nell’eccentrico comportamento di Leonardo Bonucci. Perché al di là dell’acrimonioso divorzio, resta una strana sensazione, qualcosa di difficile da spiegare a chi fa girare il mondo di Bonucci (e della Juventus) con il proprio tempo, i propri soldi e la propria passione. Sì, i tifosi, quelli che dovrebbero essere aiutati a credere ai giochi del mago sul palco e ai quali, invece, tutti stanno facendo di tutto per svelare i trucchi. Ovvero: che lo spirito di appartenenza a un club non esiste e se esiste deve essere in qualche modo pagato; che non esiste un supremo interesse della squadra, ma solo gli interessi dei singoli che, nella migliore delle ipotesi, collimano e si rema tutti dalla stessa parte; che i baci alle maglie e i pugni sul cuore sono autentici come il potere magico di pronunciare Abracadabra”

Già… come sarebbe bello, se Pogba e Bonucci, calciatori che hanno dato tanto alla Juventus, ricevendo tantissimo, mah, così per vedere l’effetto che fa, per lasciare un buon ricordo, cancellando l’attualità così e così, rinunciassero alle ultime pesanti mensilità, salutando il mondo bianconero da Campioni, senza nulla pretendere e soprattutto, andandosene senza sbattere la porta.

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Dulcis in fundo buon lavoro al Deus Ex machina della Vecchia Signora Cristiano Giuntoli, colui il quale deve ricostruire una società, modello sino alla strana esatte 2018, allorquando con eccessiva fretta, chi sedeva nella stanza dei bottoni, ispirato ad hoc, trombò l’allora condottiero Beppe Marotta.

 

Stefano Mauri   

 

 

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Stefano Mauri

Stefano Mauri nato a Crema nel gennaio 1975, mese freddo e nebbioso per eccellenza. E forse anche per questo, per provare a guardare oltre la nebbia e per andare oltre le apparenze, con i suoi scritti prova a provocare, provocare per ... illuminare. Giornalista Free Lance, Sommelier, Food and Wine Lover, lettore accanito, poeta e Pierre appassionato, Stefano Mauri vive, lavora, scrive, degusta, beve e mangia un po' dappertutto. E ovunque si prefigge lo scopo di accendere se non una luce, beh almeno un lumino, che niente è come sembra, niente. Oltre a collaborazioni col mondo (il virtuale resta una buona strada, ma non è La Strada) web, Stefano Mauri, juventino postromantico e calciofilo disincantato, collabora con televisioni, radio e giornali più o meno locali. Il suo motto? Guardiamo oltre, che dietro le apparenze si cela il vero mondo.

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