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Ucraina, inferno per le vite dei civili e paradiso per le tangenti dei politici

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L’Ucraina è diventata il paradiso delle tangenti, con un numero infinito di politici e funzionari che guadagnano sugli armamenti bellici forniti dall’Occidente. Secondo un sondaggio dell’Istituto di sociologia di Kiev, il più importante problema nel Paese dopo la guerra è la corruzione: così la pensa il 77% degli intervistati.

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Il coordinatore del movimento pacifista ucraino, Yurii Sheliazhenko, ai domiciliari, ha raccontato che l’evasione della leva è punita fino a cinque anni di carcere. Però, i soldati, li dotano di mezzi iniqui: l’ultimo a farne le spese è stato il ministro della Difesa Oleksii Reznikov, rimosso dal presidente Volodymyr Zelensky. Per giorni, si era ventilata un’ipotesi di corruzione nel ministero per l’acquisto di 223 mila divise invernali a prezzi gonfiati da una società turca e, peraltro, di materiale scadente e inutilizzabile a temperature rigide.

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Ma è solo l’ultimo degli scandali scoppiati insieme al conflitto russo, nel quale l’Occidente, a detta dello stesso Reznikov, ha versato a Kiev qualcosa come 100 miliardi di dollari in armi ed equipaggiamenti. La lista del repulisti è lunghissima. Ad agosto Zelensky aveva licenziato tutti i commissari militari, molti dei quali accusati di aver intascato mazzette per evitare la leva agli abili e arruolati: «Arricchimento illegale, legalizzazione di fondi ottenuti illegalmente, profitti illeciti, trasporto illegale attraverso la frontiera di coscritti».

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Ma se solo stiamo a quest’anno, a gennaio il vice ministro delle Infrastrutture Vasyl Lozynsky era stato colto in flagrante mentre incassava una mazzetta da 400 mila dollari. Poi giunsero le dimissioni di Vyacheslav Negoda e di Ivan Lukerya, numeri due ai ministeri delle Comunicazioni e Territori e Sviluppo. E quindi quelle del vice Procuratore generale dello Stato Oleksiy Symonenko. Toccò poco dopo al numero due dell’ufficio presidenziale Kyrylo Tymoshenko, per aver usato a fini personali un Suv donato dalla General Motors e destinata ai soccorsi della popolazione civile. Saltarono cinque governatori e altri funzionari minori.

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Si passò successivamente all’azzeramento dell’Agenzia delle Dogane dopo la scoperta di un sistema corruttivo che aveva già portato alla rimozione di Tetiana Kiriyenko, capo ad interim del Servizio fiscale statale. Nella casa del capo vicario dell’autorità fiscale trovarono centinaia di migliaia di dollari, orologi e auto di lusso, le cui foto furono pubblicate online dagli inquirenti. A maggio finì in manette il sindaco di Odessa Gennadiy Trukhanov. L’accusa: «Appropriazione indebita di fondi di bilancio per oltre 92 milioni di grivna ucraina (2,2 milioni di euro) come risultato di un piano di acquisto».

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Ma la soluzione al problema è stata finalmente trovata: secondo “Politico”, che ha contattato due funzionari (sotto anonimato), sarebbe allo studio un piano per la sottrazione dei casi sospetti di tangenti alle agenzie anti-corruzione per affidarli ai servizi segreti dello Sbu. In questo modo, nessuno saprà più nulla. Perchè, scrive Politico «lo Sbu ha potenzialmente il potere di seppellire i casi di corruzione che coinvolgono alti funzionari». Geniale. L’ex comico Zelensky salì al potere nel 2019 attaccando i corrotti di palazzo. Certo, si scoprì in seguito che il suo nome appariva nei Pandora Papers, secondo il quali aveva nascosto all’erario società offshore e conti alle Isole Vergini Britanniche, in Belize, a Cipro.

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Ma con la guerra lui è diventato un eroe. Un eroe ingenuo però, dato che tutti intorno a lui finiscono prima o dopo con le mazzette in mano. Cinque giorni prima dell’invasione, rivelò il Wall Street Journal, rifiutò di firmare un patto che l’avrebbe scongiurata: bastava sottoscrivere che il suo Paese non sarebbe mai entrato nella Nato. Preferì che il popolo andasse al massacro. Perché, non si sa. Di certo, del massacro di civili hanno beneficiato i funzionari e politici tangentisti ucraini, che su armi e forniture belliche hanno costruito e probabilmente costruiscono ancora fortune.

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Difficile che costoro vogliano la fine della guerra. Gitanas Nauseda, presidente lituano e tra gli acerrimi nemici di Putin, non nasconde le sue preoccupazione per la corruzione ucraina in cui si lucra sugli aiuti dell’Occidente: «Immaginate se gli elettori di questo o quello Stato vedessero che ci sono scandali di corruzione molto visibili nel Paese a cui sono diretti gli aiuti. Questo sarebbe un duro colpo per la reputazione di questo Stato».

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Già, immaginate l’indignazione. Ma se vivete all’estero. Perchè ovviamente in Italia nessuno dice nulla, anzi: secondo l’edizione ucraina di Forbes, il nostro Paese ha dato a Kiev 120 obici semoventi M109, più del doppio di quanto si sapeva finora, diventandone di gran lunga il più grosso fornitore dell’ufficiale mobile.

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