Strage di Erba, a Cronaca Vera parla in esclusiva il tutore legale di Olindo Romano e Rosa Bazzi, che ha presentato un’autonoma richiesta di revisione del processoL’avvocato Diego Soddu ha prodotto nuovi documenti che si aggiungono a quelli del magistrato e che proverebbero l’innocenza dei coniugiEstratto dell’articolo di Cronaca Vera in edicola
BRESCIA- Ora la Corte d’Appello di Brescia ha in mano due richieste di revisione del processo sulla strage di Erba. La prima è stata inviata a luglio e firmata dal sostituto pg di Milano Cuno Tarfusser: una richiesta che sembra anche un lungo atto d’accusa nei confronti di chi svolse le indagini che portarono alla condanna all’ergastolo di Olindo Romano e Rosa Bazzi.
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Negli ultimi giorni è però giunta, a sorpresa, una seconda richiesta di revisione. Ma non dagli avvocati storici di Olindo e Rosa, ovvero Fabio Schembri, Luisa Bordeaux e Nico D’Ascola. Ma dal tutore legale della coppia. Una figura rimasta finora in disparte sulle cronache della lunghissima vicenda giudiziaria e che sembra aver colto in contropiede un po’ tutti. Si tratta dell’avvocato Diego Soddu, che Cronaca Vera ha incontrato, per capire qualcosa di più su come potrebbero adesso evolversi le cose.
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Che richiesta di revisione processuale ha inviato alla Corte d’Appello di Brescia?
«Nella mia qualità di tutore, successivamente alla richiesta del Sostituto Procuratore Generale di Milano, Dott. Cuno J. Tarfusser, ritenuta condivisibile, ho unito una richiesta di revisione a quella del Sostituto Procuratore Generale. È una facoltà prevista dal nostro Ordinamento».
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Ci sono elementi in più rispetto a quanto scritto dal sostituto pg Cuno Tarfusser?
«Ho condiviso integralmente il percorso argomentativo della richiesta di revisione formulata dal Sostituto Procuratore Generale, fondata su numerose e corpose consulenze tecniche multidisciplinari della difesa (trattasi di elaborati alla cui stesura hanno contribuito luminari accademici, ed esperti/cultori delle materie scientifiche, di acclarata fama nazionale e internazionale) e sulla relazione tecnica del RIS di Parma che a suo tempo ebbe a lavorare sul caso, che dimostrano che i coniugi sono innocenti e disarticolano le tre prove che li hanno portati alla condanna (confessioni, traccia ematica rinvenuta sul battitacco dell’auto di Olindo, riconoscimento del sig. Frigerio). Inoltre, ho prodotto la denuncia – querela che i coniugi ebbero a fare a seguito dell’illegittima distruzione dei reperti avvenuta il 12.07.18, chiedendo a sua volta alla Corte d’Appello di Brescia l’analisi in sede di auspicato giudizio di revisione di importanti reperti ancora conservati, il cui esito certamente sarà in grado di ulteriormente dimostrare l’innocenza dei coniugi».