Poniamo il caso che siate degli animatori presso un lussuoso hotel sardo e che un pomeriggio un pezzo grosso vi proponga di farvi spruzzare addosso dello spray marrone e vi chieda di sdraiarvi davanti al buffet imbandito. Che fareste?
All’esempio potreste dire di si. O magari rifiutarvi se ritenete sia giusto farlo.
Nessuna minaccia, nessuna imposizione di alcun tipo.
Una forma d’arte? Una stronzata kitsch? Tutto plausibile, ma resta il fatto che ci sia stata una richiesta, una decisione legittima ed un villeggiante che rigira le carte in tavola reputando il tutto una forma di “violenza” o offesa nei confronti delle donne.
Ma se lo stesso individuo disteso davanti al buffet fosse stato un uomo in slip aderente e pettorali scolpiti, sarebbe venuto fuori un cinema da prima pagina? Probabilmente no.
Siamo arrivati ai paladini del femminismo.
Meglio, mi correggo: siamo arrivati agli uomini che pensano sia loro diritto, anzi dovere, difendere le donne anche quando sono loro a scegliere quel che ritengono sia più giusto fare per sè stesse.
Il femminismo alla rovescia.
E proseguiamo.
Cosa può pensare uno di questi paladini quando si ritrova, facciamo un esempio, nel bagno di una palestra di Torino e trova un orinatoio a forma di bocca?
Beh, è chiaro.
Fomenta il grido femminista che alberga in lui!
La bocca di una donna, vi rendete conto? Pisciare in una bocca di donna di porcellana!
I giornali ovviamente abboccano e sbattono tutto tra la “politica” e la “cronaca nera”.
I giornalisti non sono stupidi (non tutti almeno) e hanno controllato online. Le bocche incriminate non sono quelle di una donna ma del leader degli Stones Mick Jagger e l’artista che l’ha riprodotta, udite udite, è una designer olandese di nome Meike van Schijndel.
UNA designer.
I giornalisti lo sanno e fingono spesso di dimenticarselo mentre scrivono i loro straordinari pezzi.
Una lotta femminista, anche se posticcia, fa sempre più presa rispetto ad un malinteso.
Torniamo alla domanda: E’ un’opera d’arte? Una stronzata kitsch?
Probabilmente la seconda, per come la vedo io. Ma non ha nulla a che vedere con la legittima e sincera lotta che tante donne forti e coraggiose hanno intrapreso da decenni per equilibrare i salari, per combattere la violenza e per cancellare gli ingiusti soprusi sociali e morali.
Io credo che aizzare gli animi, le spade e gli istinti a sostegno di una giusta causa sminuendone il valore con notizie false, corrotte o sottintese, non faccia altro che indebolirne l’importanza.
Quindi, dico la mia, sinceramente non provo alcun sentimento di repulsione nel pisciare in bocca a Jagger o a vedere un uomo o una donna esibita per sua scelta su un tavolo.
Provo vergogna, da uomo, per gli stupri di Palermo e Napoli.
Ma questa notizia arriva dopo, nella cronaca nera. Prima parliamo del buffet e degli orinatoi.
Questo si chiama business mediatico.
Alex Rebatto
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