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La pace fiscale e gli economisti come neodilettanti allo sbaraglio

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La prima volta che Matteo Salvini partorisce una soluzione vera per la crisi economica degli italiani, si scatena una tempesta istituzionale. Stiamo ovviamente parlando della pace fiscale per le cartelle esattoriali sotto i 30 mila euro, pace avversata ora anche dagli alleati del leader leghista, pur avendola utilizzata come arma di distrazione di massa durante la campagna elettorale.

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I più accalorati sono gli economisti, che con il deretano al sicuro di un posto fisso discettano di economia reale pur non avendone alcuna cognizione e non avendo mai rischiato del proprio in vita loro. Costoro, ad esempio, si sorprendono del fatto che le rottamazioni avvenute fino ad oggi non abbiano ottenuto grande successo e non sanno spiegarsi perché. Chiamano i debitori dell’erario furbetti del fisco e sostengono che oggi sia estremamente semplice ottenere una dilazione dei pagamenti in 10 anni.

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Cercheremo così di spiegare loro le cose pur coscienti del fatto che non le capiranno. Partiamo col dire che chi ha accumulato una serie di cartelle esattoriali non è affatto un furbetto del fisco, dato che con le esecuzioni automaticamente perde ogni capacità creditizia e per avere un finanziamento e per avere un mutuo. Evidentemente, dunque, tali persone non si sentono affatto furbe e bisogna andare all’origine del debito per capire come si finisca in questa spirale.

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In realtà è estremamente facile entrarci dentro, come dimostrano le 19 milioni di cartelle esattoriali inviate ad altrettanti italiani: una fattura insoluta, un ritardo nei pagamenti dei lavori, la perdita di un posto occupazionale, il fallimento di un cliente, una spesa d’emergenza, ogni genere di imprevisto che può capitare ad un lavoratore autonomo.

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Il problema è che quando un ruolo arriva, esso ha già il doppio del valore iniziale e se rateizzato raggiunge anche le due volte e mezzo. Quindi o il lavoratore ha nello stesso periodo aumentato notevolmente i propri introiti, o non sarà in grado di rientrare. E arriviamo alle rottamazioni: se esse continuano a prevedere tempi brevi di rientro, coloro che vi aderiscono dovranno accumulare tutti i soldi a loro disposizione per poter pagare le rate, ma in questo modo accumuleranno ovviamente altri ruoli. Sicché tanti non aderiscono proprio per i tempi ristretti, nel timore di non riuscire a pagare le rate, cosa che li vedrebbe ulteriormente sanzionati.

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Peraltro le rate delle cartelle esattoriali si possono dilazionare in dieci anni in automatico solo per piccole cifre e non per cifre grosse. Per queste ultime è necessario l’ISEE che come gli economisti non sanno, non tengono in alcun conto eventuali finanziamenti in corso diversi dal mutuo.

Ma certo è difficile trovare una soluzione in Italia, quando il direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini ipotizza addirittura il carcere per 19 milioni di italiani, confondendo il debitore fiscale con l’evasore fiscale e scambiando un semplice debito amministrativo con un reato. E pensare che Ruffini di professione è pure avvocato.

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La speranza è che stavolta Salvini faccia sul serio: tra quei 19 milioni di italiani in debito con l’erario ce ne saranno sicuramente un’infinità stanchi di essere presi in giro dai politici. E che proprio per questo da anni non vanno a votare.

 

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