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Terrifier 2, un “macello” di film

Il ritorno di Art the Clown è puro gore, ma a discapito della trama

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Dopo aver seminato torture ed ettolitri di sangue la notte di Halloween nella cittadina di Miles County, Art the Clown, un sadico e brutale assassino vestito da pagliaccio e con il volto nascosto da una terrificante maschera, finisce sul tavolo di un obitorio. Ma un improvviso calo di tensione lo rianima e…

Da questo incipit ha inizio il sequel, sempre firmato da Damien Leone, che nel 2017 ha portato al grande pubblico la sua perversa creatura, impersonata da David Howard Thornton, e che ancor prima ha fatto la sua apparizione nei corti low-budget The 9th Circle (2008) e nel lungometraggio antologico All Hallow’s Eve (2013), che raccoglie le prime prove del regista.

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A distanza di circa 5 anni, Leone, che con il primo fortunato esperimento avente per protagonista il suo (e la sua) Art non ha perso l’occasione per farsi notare e balzare agli onori di cronaca con uno slasher movie violentissimo e ultra-gore, che va a pescare dall’artigianalità e spirito indipendente del cinema underground anni ’80, il regista torna con un sequel, ora su Prime Video grazie al principale distributore horror made in Italy, Midnight Factory, col quale non intende approfondire il macabro personaggio che si aggira con un enorme sacco nero dell’immondizia carico di armi da taglio, oggetti contundenti e insanguinati, ma solo alzare (e di molto) l’asticella dello splatter.

La trama, pretestuosa, fa tornare in vita Art per intermezzo di una sinistra entità e da questo momento sarà una vera e propria tortura psicologica (e fisica) per la liceale Sienna Shaw (Lauren LaVera) e suo fratello Jonathan (Elliott Fullam), orfani di padre che condividono il tetto con la protettiva e severa madre. Se Sienna è dotata di un vero e proprio estro creativo ereditato dal suo vecchio, il fratellino è il tipico nerd patito di sonorità pesanti, horror movie e con una vera e propria ossessione per i fatti di sangue: su tutti, quelli firmati Art the Clown.

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Nel frattempo, il brutale villain torna ad aggirarsi e a fare le sue prime apparizioni (a tratti Leone ci confonde tra realtà e immaginazione), in compagnia di una macabra bambina. E non mancano le incursioni proprio nella vita di Sienna, che a seguito dei ripetuti racconti del fratello si ritrova vittima, nel sonno, proprio del temuto clown. Sì, il riferimento alla saga Nightmare è abbastanza esplicito, come anche a Saw, It, Halloween e via dicendo (persino Possession di Zulawski).

Certamente nel definire Terrifier una saga derivativa (e non c’è nulla di male in questo) non si cade in errore. Ma Leone, forte di un discreto successo riscosso in patria e oltreoceano dal primo capitolo, che senza troppe spiegazioni o background ci getta in pasto alla sua (neanche tanto originale) creatura (di clown assassini ne contiamo a centinaia), non pecca certo di riferimenti, citazioni e omaggi quanto di aver voluto a tutti i costi eccedere. Se già nel precedente, infatti, le dosi di sangue e il livello di splatter si sprecavano, in questo sequel si punta esclusivamente sul gore, mirando non a colpire ma a disgustare lo spettatore. Il tutto a discapito di uno sviluppo narrativo che già di per sé si regge su una trama basilare e leggera e alla quale non si aggiunge nulla.

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Anzi, forse la si priva anche di quella purezza underground che ne impreziosiva la prima ottima pellicola. Forse sarebbe stato meglio lasciare il tutto su un finale aperto? Non agevola neppure una durata davvero fluviale: 132 minuti! Per non parlare della strizzata d’occhio al genere comics, con imprevedibili risvolti che trasformano la vittima designata in eroina fantasy (mah!!).

Intanto già si accenna al terzo capitolo. Nell’attesa, se pensate di recuperare Terrifier 2, fate incetta di antiemetici.

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Nico Parente

Nico Parente, classe '86, salentino di origine e trapiantato in Veneto, è giornalista di professione e saggista per passione. Si laurea in Scienze della Comunicazione presso UniSalento con una tesi dal titolo "Profondo Rosso: un'analisi linguistica della filmografia di Dario Argento", per poi proseguire gli studi presso La Sapienza conseguendo la laurea magistrale in "Editoria multimediale e nuove professioni dell'informazione" con una tesi dal titolo "Rendersi credibili: un'analisi psico-linguistica di alcune udienze di un processo a un pentito di mafia" con riferimento al boss della Mala del Brenta Felice Maniero. Instancabile lettore, cinefilo, ama il genere thriller e horror, nutre un profondo interesse per i cold-case e i gialli irrisolti. Dal 2018 cura le collane CINEMA e MUSICA per SHATTER Edizioni ed è direttore artistico e ideatore della manifestazione GIALLO BERICO.

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