Mostro di Firenze, la Corte d’Assise accoglie l’istanza dell’avvocato Vieri Adriani sugli oggetti e le foto delle vittime di scopeti. Ecco cosa succede ora.
In un post dello scorso 3 luglio avevamo riferito che i congiunti delle due vittime dell’omicidio degli Scopeti, Nadine Mauriot e Jean Michel Kravechvili, uccisi da Mostro di Firenze nel settembre del 1985, avevano inoltrato tramite i loro legali istanza alla Corte di Assise di Firenze per ottenere la consegna di alcuni oggetti appartenuti ai loro cari trovati sulla scena del delitto, sequestrati a suo tempo per ragioni investigative e attualmente ancora in possesso della magistratura.
Si tratta, in particolare di una macchina fotografica Nikon, 17 fotogrammi già scattati in essa contenuti, 16 diapositive, un pezzo di pellicola e alcuni foglietti di appunti scritti a mano.
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L’informazione ci era stata fornita dall’Avvocato Vieri Adriani, uno dei tre professionisti ( gli altri sono Gaetano Pacchi e Antonio Mazzeo) incaricati dalle figlie di Nadine Mauriot e dalle sorelle di Jean Michel Kravechvili di assisterle nelle iniziative giudiziarie per ottenere una revisione della sentenza che, nel 2000, ha risolto il caso del Mostro di Firenze condannando come assassini del loro parenti i cosiddetti “compagni di merende”.
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Questa soluzione, considerata insoddisfacente o addirittura sbagliata oramai dalla maggior parte dei commentatori, anche per l’emergere di fatti concreti che sembrerebbero smentirla, non ha mai persuaso i parenti delle vittime. Questi negli ultimi anni, e in particolare dopo che, nel 2017, è stata la stessa magistratura fiorentina a riaprire le indagini per accertare un coinvolgimento dei delitti del Mostro del “legionario” Giampiero Vigilanti, hanno deciso di attivarsi sul piano processuale.
La richiesta di entrare in possesso dei reperti indicati, cui i parenti avrebbero diritto anche per ragioni affettive, è legata alla convinzione, condivisa da molti esperti dell’inchiesta, che le foto e le carte ritrovate tra gli effetti personali della sfortunata coppia potrebbero aiutare a chiarire perché i due hanno deciso di effettuare un soggiorno in tenda proprio in quel luogo e soprattutto che cosa hanno fatto e chi hanno incontrato in quella circostanza.
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Va tenuto presente che, nella lunga storia delle indagini e dei processi sul Mostro di Firenze, quegli oggetti non risultano essere stati analizzati dagli inquirenti, motivo di più per consentire alle persone offese dal delitto degli Scopeti di provvedervi di propria iniziativa, una facoltà consentita dalla legge che regolamenta le cosiddette ”indagini di parte”.
L’ avvocato Adriani ci ha fornito copia della celere risposta della Corte di Assise pervenuta con provvedimento del 19 luglio a firma del Presidente, Silvia Cipriani.
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Questo atto conferma che la Corte non ha nulla da eccepire sulla legittimità della richiesta, tanto che, alcuni giorni dopo averla ricevuta, ha disposto “ la formazione del fascicolo di esecuzione nonché l’acquisizione in visione della sentenza della Corte di Assise, con inserimento di copia dell’intestazione e del dispositivo nel fascicolo, nonché l’acquisizione di tutti i provvedimenti assunti dalla Corte di Assise di Firenze, quale giudice dell’esecuzione, con riferimento alla sentenza n. 3/94 RG sent. emessa nel processo n. 1/94 RG Assise” .
In pratica la Corte si è premurata di raccogliere tutte le carte riguardanti il “processo Pacciani”, conclusosi con la condanna del contadino di Mercatale, poi assolto in appello, di cui la Corte stessa è stata giudice dell’esecuzione. Poiché in quel processo confluirono anche gli atti di indagine sul delitto degli Scopeti, è lì che deve trovarsi traccia dei reperti richiesti.
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Ricostruire la loro sorte risulta però più complicato del previsto.
Se, infatti, risulta che i Carabinieri trasmisero nel 2015 all’Ufficio Corpi di Reato del Tribunale fiorentino “una pluralità di beni contenuti in una borsa blu e in una borsa marrone tra cui un contenitore con n. 16 diapositive della Mariot nonché un pezzo di pellicola”, non si menzionano i 17 fotogrammi già scattati né la macchina fotografica che li conteneva. Tuttavia questi potrebbero essere contenuti in un “borsello arancione” che corrisponde alla “borsa di tela arancione” di cui al verbale di sequestro.
La Corte incarica l’Ufficio Corpi di Reato di verificarlo.
Non solo. L’Ufficio dovrà “verificare se risultino presso quell’ufficio altri reperti registrati per il procedimento sopra indicato o se siano in custodia altri reperti denominati con le locuzioni “mostro di Firenze” “compagni di merende” o qualsiasi diversa espressione ad essi riferibili. fornendo tutte le indicazioni utili”, precisando “se i beni come sopra indicati siano elencati tra quelli contenuti nei reperti in custodia”.
In pratica non si esclude che la macchia fotografica e i fotogrammi possano essere finiti tra i corpi di reato riguardanti qualcun altro degli innumerevoli procedimenti aperti dalla magistratura del capoluogo toscano sul caso del Mostro di Firenze.
Da ultimo il provvedimento accenna ad un’altra possibile complicazione su cui l’Ufficio Corpi di Reato dovrà verificare e riferire: “risulta aperto un fascicolo di esecuzione n. 1/94 avente ad oggetto “istanza di vendita di reperti”, di cui è stata disposta l’acquisizione, e che sono in corso le relative attività in quanto il fascicolo risulta trasmesso all’archivio di Prato, come da indicazioni della cancelleria”.
Il termine per compiere tutte queste verifiche è fissato al 30 settembre.
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