Nuove rivelazioni sulla strage di Erba dell’11 dicembre 2006: qualcuno avvertì i difensori di Olindo e Rosa che dietro la mattanza c’era il traffico di stupefacentiL’episodio viene narrato dagli avvocati della coppia nella nuova puntata del podcast Il grande abbaglio, che prende il nome dall’omonimo libro inchiesta di Edoardo Montolli e Felice MantiL’approfondimento sul caso di Cronaca Vera
Cosa c’è davvero dietro la strage di Erba? Se il sostituto pg di Milano Cuno Tarfusser si è detto certo dell’innocenza di Olindo Romano e Rosa Bazzi e ha depositato una richiesta di revisione del processo, non ancora però pervenuta a Brescia, un altro fatto inquietante viene raccontato oggi nel podcast Il grande abbaglio.
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Il podcast, su Youtube, è realizzato dai giornalisti Edoardo Montolli e Felice Manti, gli stessi che nel 2008 scrissero il libro inchiesta in cui, praticamente unici in Italia, sostenevano l’innocenza della coppia. Nei primi due episodi hanno fatto ascoltare le intercettazioni in cui Mario Frigerio diceva di non ricordare nulla di quanto successogli, anche nei giorni successivi ai quali, secondo le sentenze, aveva già riconosciuto il vicino di casa come suo aggressore.
E, citando la consulenza del genetista Marzio Capra, hanno sollevato dubbi sul fatto che sull’auto di Olindo ci fosse davvero una macchia di sangue. Stavolta, i due cronisti rivelano l’esistenza di una telefonata stranissima, quella di una rivendicazione.
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STRAGE DI ERBA, LA TELEFONATA
Non è una telefonata di oggi. Ma risalte ad un mese dopo la sentenza di condanna di primo grado. Il 29 dicembre 2008 uno dei legali di Olindo Romano e Rosa Bazzi, l’avvocato Luisa Bordeaux, ricevette una chiamata prima a casa e successivamente nel suo ufficio, in cui un uomo con l’accento del sud, presentatosi come “Morabito”, sosteneva che i due coniugi fossero innocenti. E che, per contro, il movente della strage andava ricercato in una partita di droga scomparsa del valore di 400 mila euro.
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È proprio il legale a parlarne per la prima volta nel podcast. E l’altro storico avvocato, Fabio Schembri, aggiunge: «Non abbiamo mai rivelato prima l’esistenza di questa telefonata perchè nel 2008 nulla si sapeva della criminalità organizzata a Erba, scoperta dall’indagine Crimine-Infinito della Procura di Milano solo nel 2010, allorchè emerse l’esistenza di una locale di ‘ndrangheta dedita al traffico internazionale degli stupefacenti».
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IL TESTIMONE
Oggi, però, quella chiamata assume tutt’altro rilievo, alla luce della testimonianza raccolta dalla difesa di Abdi Kais, tunisino all’epoca residente proprio nell’appartamento di Azouz Marzouk e Raffaella Castagna e condannato proprio per traffico di droga insieme ad Azouz. Come i nostri lettori ricorderanno, si tratta del tunisino che ci scrisse dal carcere moltissimi anni fa, annunciando di sapere cose proprio sulla mattanza. L’avvocato Schembri lo ha infine sentito.
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E a lui ha rivelato non solo di una lite con alcuni spacciatori marocchini di Merone, con i quali erano già arrivati a fare a coltellate, ma anche di un fatto ben preciso, avvenuto qualche mese prima della strage: «Un episodio, molto simile a quanto successo poi a Erba, era stato sventato nelle case di Merone, dove erano residenti altri del gruppo dei fratelli di Azouz. Il gruppo rivale aveva tentato con i coltelli di salire in casa, però in questo caso quest’assalto venne sventato».
LE INTERCETTAZIONI DELLA GUARDIA DI FINANZA
Tuttavia il gruppo di tunisini che faceva capo ai fratelli di Azouz era all’epoca monitorato dalla Guardia di Finanza in un’inchiesta condotta dal pm di Como Massimo Astori, lo stesso della strage di Erba: «Ci fu un processo – prosegue Schembri – e furono condannati i componenti del gruppo di Azouz. Noi abbiamo avuto accesso soltanto alla richiesta di custodia cautelare, dalla quale si evince che vennero effettutate innumerevoli intercettazioni. Abbiamo chiesto gli atti di quel procedimento e di quelle intercettazioni, perchè si sono intersecate con la strage di Erba e sarebbe stato importante leggerne il contenuto. Purtroppo le nostre richieste sono rimaste sempre inevase. Abbiamo anche appreso che qualche anno fa le medesime richieste sono state rivolte anche da Abdi Kais, che venne condannato proprio in quel processo, e anche da altri imputati poi condannati. E a tutt’oggi nessuno di loro è riuscito a ottenere copia di quelle indagini e di quelle intercettazioni».
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Nel podcast si raccontano altri strani episodi avvenuti all’epoca a Erba, in cui la criminalità organizzata la faceva da padrona. E stavolta, a dirlo, è il pentito Francesco Oliverio, ex capo della famiglia calabrese di Belvedere Spinello e considerato collaboratore di giustizia tra i più attendibili, che nel lontano 2012 parlò di traffici di droga ad opera della locale di ‘ndrangheta di, trattata «con gli stranieri» per un valore di centinaia di migliaia di euro «a settimana».
LA TELEFONATA DI RIVENDICAZIONE SULLA STRAGE DI ERBA: