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Lo Stato Etico all’italiana

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Il nuovo Stato etico ci dice cosa dobbiamo fare, cosa vedere e come comportarci. E loro? Dicono e fanno ciò che vogliono

 

Non so voi, ma noi abbiamo l’impressione che, dai tempi del Covid, si stia andando sempre più verso uno Stato Etico. Beninteso, non quello idealizzato dal filosofo Hegel e tragicizzato con la nascita dei regimi totalitari. Uno Stato etico all’italiana, diciamo, da Terza Repubblica. Dove all’etica è tenuto il popolo, più suddito che cittadino, mentre lo Stato dice e fa un po’ quello che gli pare.

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Un anno fa, di questi tempi, confondendo dall’alto del suo ruolo debitori ed evasori, persone in difficoltà e persone che commettono reati, il direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini si permetteva così impunemente di dire: «Sono 19 milioni le persone che hanno debiti con il fisco. Le abbiamo individuate, ma a chi conviene metterle tutte in cella?» Chissà, avrebbe potuto cominciare con quelli del bar dell’Agenzia delle Entrate di Roma che non faceva scontrini da anni e scoperto da Striscia la Notizia. Ma proprio nel cuore dei loro uffici, i segugi che a qualsiasi imprenditore controllano l’ultimo pelo a disposizione, non se n’erano mai accorti.

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Da multare anche loro? Quando mai. Se stai dall’altra parte dell’Etica, cammini sul velluto. Sicchè nulla di strano che una professoressa sia stata destituita dal suo ruolo non già perchè assente dal lavoro 20 anni su 24 – avrebbe forse costituito un pericoloso precedente – ma perchè ritenuta totalmente incapace di insegnare. Dato che, evidentemente, se stai con lo Stato, puoi anche permetterti questo. E più in alto stai, più il cittadino ti sembra suddito.

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Come considerare altrimenti il dottor Marcello Minenna, austero direttore dell’Agenzia delle Dogane, uno che online si definiva nientemeno che “civil servant” ma che, stando agli inquirenti, trattava i mezzi sequestrati ai comuni mortali come roba sua e li dava ai ministri? In un’intercettazione diceva, ad esempio, di un politico: «Gli sto dando una mano a costruire la sua segreteria, gli ho anche dato la macchina di servizio, una di quelle sequestrate». E all’ex ministro dell’Economia Vincenzo Visco che si stupiva del fatto che ad uno avesse messo in mano una Porsche rispondeva sereno: «Ognuno si sceglie dal sistema l’auto che vuole».

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Eh certo, funziona così. E se lo Stato Etico all’italiana si sente dunque autorizzato a dare la patente di criminale a proprio piacimento e a trattare le cose dei cittadini come cosa sua, niente di più facile che ti imponga come comportarti. Surreale, per dirne una, la decisione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, di vietare il numero 88 sulle maglie da calcio, in quanto – la stragrande maggioranza di noi lo ha scoperto solo ora – alcuni gruppi neonazisti lo utilizzano per simbolizzare il saluto Heil Hitler (l’h è l’ottava lettera dell’alfabeto): è convinto che questo divieto faccia parte addirittura della lotta all’antisemitismo. Peccato non ci sia stato lo stesso sdegno per i simboli nazisti (quelli sì riconoscibilissimi) indossati dai soldati ucraini cui lo Stato italiano fornisce armi e soldi.

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Ma tant’è, il principio cardine dello Stato Etico all’italiana è che appunto Lorsignori fanno ciò che vogliono. Sicchè il premier Giorgia Meloni, confondendo fiction e realtà, nel parlare contro le droghe si spinge a dire: «Arriviamo al paradosso di avere serie che hanno come eroe uno spacciatore sulle stesse piattaforme che hanno fatto documentari contro Muccioli che aveva salvato migliaia di ragazzi quando lo Stato era girato dall’altra parte». Ma certo, vietiamole. E perchè non vietare pure film con i serial killer, prima che qualcuno li emuli? O il porno, prima che qualcuno stupri? Perchè non tornare alla censura di un tempo, quando lo Stato decideva cosa e fino a che punto gli italiani potessero e non potessero vedere?

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In fondo, sui social, ci stanno riuscendo. Con i ridicoli censori del web che decidono cosa sia fake news e cosa non lo sia, rigorosamente senza passare da un giudice. E naturalmente la fake news è quella che va contro le versioni governative. Qualsiasi esse siano.

 

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