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Carmelo Lavorino: “Michelle Causo, Giulia Tramontano. E il drago assassino dentro l’essere umano” – VIDEO

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Il celebre criminologo Carmelo Lavorino interviene su Fronte del Blog per spiegare cosa provoca i delitti d’impeto con l’arma bianca, anche quando atroci come quelli di queste ultime settimane

carmelo lavorino
Carmelo Lavorino

Michelle Causo, Giulia Tramontano e le altre donne uccise, ragazzi ammazzati in seguito a litigio, bambini uccisi dall’imbecillità e dalla mancanza di empatia e di responsabilità sociale.

Dal litigio che crea una situazione a rischio si passa e si arriva all’esplosione della violenza incontrollata, distruttiva ed assassina.

Dal momento del confronto allo scontro verbale, emotivo e fisico. Dalla situazione a rischio che crea il crimine all’esecuzione del crimine.

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L’ARMA BIANCA

Nei delitti d’impeto situazionali (scontro emotivo, in seguito a litigio…) per distruggere e uccidere si usa l’arma più comoda e più a portata di mano: il coltello da cucina, un corpo contundente, altro. E il tipo d’arma, la ferita narcisistica subita, l’onta da lavare e la crudeltà del drago interiore determinano le zone da colpire e il numero dei colpi.

Di solito il coltello da cucina suggerisce alla belva interiore un alto numero di colpi, a meno che non si tratta di difesa personale (e qui siamo in un altro contesto).

Allora la belva interiore – o drago di Kommodo – e pericoloso predatore che sonnecchia nella parte più recondita e nascosta del vecchio cervello si sveglia e, senza pensarci un microsecondo, scatta. Questo drago di solito è controllato e limitato dalle strutture più evolute del cervello che si sono stratificate attorno a lui: il cervello cognitivo. Questo drago predatore è bloccato dall’autocontrollo, dai freni inibitori, dalle regole sociali, però, ogni tanto questo drago si sveglia e colpisce, aggredisce, sbrana, uccide, E si ferma solo dopo avere ucciso.

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IL RISVEGLIO

Allora la persona che ha ucciso si sveglia e grida con stupore “Cosa ho combinato! Perché l’ho fatto!? Come mai l’ho fatto?”

E qui scattano i meccanismi autodifensivi quali la fuga, l’allontanamento dal crimine, l’eliminazione del cadavere, la cancellazione delle tracce, oppure la confessione.

Questo drago di Kommodo interiore lo abbiamo tutti.

Questo drago si risveglia per uno stimolo specialissimo, scatena la sua distruttività aggressiva e poi torna a sonnecchiare nascondendosi all’interno del cervello primitivo, arcaico.

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DISTRUGGERE IL DRAGO

Come si fa a uccidere il mostro interiore? Uccidere non si può, si deve solo dominarlo e bloccarlo, impedirgli di svegliarsi per uccidere. Per fare questo occorre un’opera complessa, articolata, coordinata e sistemica della famiglia e dei genitori, degli educatori, della società, della scuola a iniziare dagli asili nido a seguire: ne parleremo un’altra volta.

Sicuramente gli assassini conoscono il significato di libero arbitrio, cioè che ogni persona ha il potere di decidere cosa fare e di assumersene le responsabilità.

Tutti questi soggetti assassini conoscevano la differenza fra male e bene, fra crimine e legalità, fra cosa si può fare e cosa non si deve fare.

Gli assassini compiono delle scelte, però hanno anche la possibilità di bloccare una decisione intermedia prima della completa attuazione della stessa, quindi di “inibire”.

Carmelo Lavorino

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Carmelo Lavorino

Carmelo Lavorino, criminologo investigativo e criminalista, profiler ed analista della scena del crimine, è fondatore e direttore del CESCRIN (Centro Studi Investigazione Criminale) e della rivista DetectiveCrime. Già docente universitario in "Tirocinio sopralluogo e scena del crimine" e in “Protezione delle istituzioni, persone ed eventi” presso l'Università di L'Aquila al Corso di Laurea Scienze dell'Investigazione. E' relatore presso Master Universitari e di alto livello. Si è interessato di oltre 200 casi d'omicidio, fra cui i delitti del Mostro di Firenze e del processo a Pietro Pacciani, di Via Poma vittima Simonetta Cesaroni, del serial killer Donato Bilancia, di Cogne vittima Samuele Lorenzi, di Arce (sia per la difesa di Carmine Belli, sia per la difesa della famiglia Mottola), del piccolo Tommaso Onofri, di morti equivoche e di omicidi camuffati da suicidi come le morti di Viviana Parisi e Gioele Mondello (Giallo di Caronia), di Glenda Alberti, di Claudia Agostini, di Marcella Leonardi, di Rodolfo Manno, del brig. Salvatore Incorvaia, di cold cases, rapine e violenze sessuali. È specializzato in investigazione criminale, esame ed analisi della scena del crimine e del modus operandi del soggetto ignoto autore del crimine, organizzazione e coordinamento di Pools tecnici e investigativi, management dell'investigazione criminale, BPA (Bloodstain Pattern Analysis – Analisi dello schema di formazione delle macchie di sangue), analisi criminali sistemiche. E' creatore del Metodo MOCCI (Modello Operativo Criminalistico Criminologico Investigativo) e dell'ACCISF (Analisi Criminalistica Criminologica Investigativa Sistemica Forense).

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