Sul delitto di Carol Maltesi il giornalista Andrea Tortelli ha appena pubblicato il libro “Sulla tua pelle”. Il giallista Rino Casazza lo ha incontrato per Cronaca Vera
BRESCIA – Andrea Tortelli, giornalista bresciano e direttore di BsNews.it, è stato protagonista di una vicenda che, se non fosse vera, sembrerebbe la sceneggiatura di un thriller alla Hitchcock. Stiamo parlando di come è stato risolto un terribile caso di omicidio, quello della 26enne Carol Maltesi. La giovane fu rinvenuta, fatta a pezzi e infilata dentro sacchi dell’immondizia, in un dirupo di una località della Valcamonica, nel marzo del 2022. All’inizio l’identità di quei resti era un mistero, tanto che gli inquirenti, per venirne a capo, ne diffusero una descrizione, il cui unico elemento significativo stava nei tatuaggi ancora parzialmente visibili sul corpo martoriato.
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È a questo punto che entra in scena Tortelli. Il giornalista, ricevuta la segnalazione da parte di un lettore che i tatuaggi somigliavano a quelli di una giovane donna (Carol Maltesi appunto, in arte Carlotte Angie) che, per integrare le proprie entrate, aveva cominciato nel periodo del lockdown a cimentarsi in filmati hard su Onlyfans. C’era però un problema: nessuno ne aveva denunciato la scomparsa e risultava anzi ancora viva.
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Tortelli ha avuto l’intuizione di andare a fondo alla questione, recuperando il numero di cellulare della donna, regolarmente attivo ad apparente conferma che il cadavere ritrovato non poteva essere il suo, e ha provato a contattarla su WhatsApp.
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E’ scattato in te l’istinto del reporter?
Ho fatto solo il mio dovere, cercando con mestiere e determinazione di portare a casa la notizia. Ma ho deciso fin da subito di non anteporre lo scoop e il mio interesse personale a quello collettivo e di chi si trovata attorno a un assassino a piede libero. Nella testa, da padre, avevo il pensiero fisso del figlio di questa giovane donna. Che – tengo a ribadirlo a fronte di alcune cose che ho letto online – non se l’è cercata e non era una cattiva ragazza.
Che cosa è successo sul noto social network?
Ho contattato il numero di cellulare di Carol e lei – o meglio, il suo assassino – ha risposto al mio messaggio, come peraltro continuava a fare regolarmente con parenti e amici. Le coincidenze che avevo verificato erano troppe (otto tatuaggi in punti precisi del corpo, oltre a peso, altezza ed età stimate dal medico legale) e le risposte del mio interlocutore decisamente evasive. Quando ho parlato del corpo di donna trovato mi ha detto: “Mi hanno detto diverse persone di quella ragazza, io sto bene fortunatamente”. E, quando ho chiesto un vocale per verificare l’identità di chi mi stava scrivendo, la conversazione si è bruscamente interrotta.
E poi?
Mi sono presentato al comando dei Carabinieri di Brescia con i materiali che avevo e l’identità della vittima, fino a quel momento ignota. Contestualmente ho pubblicato un articolo senza nomi, in cui dicevo soltanto di conoscere l’identità del cadavere trovato a Paline di Borno e che avrei portato tutti gli elementi a mia disposizione alle forze dell’ordine.
Ti sei reso conto di esserti esposto a una ritorsione dell’assassino come capita a James Stewart nel film “La finestra sul cortile”?
Inizialmente non ho provato paura, l’adrenalina era troppa. Però nei due giorni intercorsi fra la mia segnalazione e l’arresto di Fontana ammetto che ho iniziato a guardarmi attorno con circospezione, in particolare quando uscivo di casa al mattino.
Vuoi ricordarci di chi si tratta?
Davide Fontana, un bancario con la passione della fotografia e del web, dove era attivo come “foodblogger”. Il 43enne aveva avuto una breve relazione con Carol ed era il suo vicino di casa. Inoltre faceva il regista dei filmati a luci rosse di Carol e vi partecipava spesso come attore. L’ha uccisa a martellate durante le riprese di un video in cui lei era legata a un palo con un sacchetto in testa, secondo quanto ha confessato. Poi ha fatto a pezzi il corpo, ha cercato di cancellare i tatuaggi, e l’ha messo in un freezer comprato per l’occasione su Amazon. Se n’è liberato oltre due mesi dopo. Le sue mosse paiono un misto di freddo cinismo e disarmante, quasi inspiegabile, ingenuità. Come spiegare il tentativo, non riuscito, di cuocere su un barbecue i resti della povera Carol per farli sparire e poi tornare a casa lasciando una recensione lusinghiera della villetta che aveva preso in affitto su Airbnb per realizzare il suo piano? E ancora: come è possibile che, dopo due mesi di inganni, l’assassino si sia liberato del corpo buttandolo in un dirupo, ma così vicino alla strada che un passante ha scoperto tutto nell’arco di poche ore? Il movente, comunque, a me sembra quello classico dei “femminicidi”, ovvero l’incapacità di accettare il fatto che Carol se ne potesse andare lontano da lui, per avvicinarsi al figlio.
Quale morale ritieni possa trarsi da questa penosa e drammatica vicenda?
Ne parlo nel mio recente libro, edito da Giunti, dal titolo “Sulla tua pelle”. Uno degli aspetti che fa più riflettere è che Carol aveva 30mila fan e una fitta rete di amici e colleghi, eppure ci sono voluti due mesi perché ci si accorgesse della sua scomparsa. Questo fatto ha diverse spiegazioni e una, a mio avviso, è l’affollata solitudine dei tempi dei social. Nel mondo della comunicazione globale, possiamo rimanere in contatto con gli altri in tempo reale anche a distanza, ma tutti noi ci stupiamo sempre meno se per mesi non abbracciamo un’amica o non ne sentiamo la voce…
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