“Il Risveglio del Male” è il nuovo capitolo dell’iconico franchise horror La Casa, avviato inconsapevolmente nel lontano 1981 da Sam Raimi, qui produttore esecutivo assieme all’attore protagonista Bruce Campbell, e rivisitato nel 2013 da Fede Alvarez. Ma se quest’ultimo è riuscito nel compito assai arduo non solo di confrontarsi con il capostipite, assurto a cult e classico dell’horror mondiale, ma anche di “superarlo”, almeno a parere di chi scrive, con una rivisitazione cruenta e sanguinaria come solo pochi altri titoli al mondo e degli effetti speciali e visivi a dir poco sbalorditivi, questo secondo capitolo della nuova saga non tiene il passo col predecessore abbandonandosi alla ultraviolenza visiva con una vera e propria immersione nel sangue dal primo all’ultimo minuto.
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Spostando l’azione dai boschi alla città, “La Casa – Il Risveglio del Male” racconta l’intricata vicenda di due sorelle intente a riavvicinarsi tra loro, interpretate da Sutherland e Sullivan, il cui ricongiungimento viene interrotto dall’ascesa di demoni in carne e ossa, che le spingono a una battaglia primordiale per la sopravvivenza mentre affrontano il loro incubo peggiore.
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Totalmente ambientato tra le mura domestiche di un vecchio palazzo in disuso e in gran parte abbandonato, e strizzando non poco l’occhio al nostro Dèmoni 2 e a molti altri titoli eighties, il film di Lee Cronin è un vero e proprio tributo al genere horror, con una sterzata verso lo splatter e una serie di omaggi a destra e manca che si lasciano piacevolmente guardare per la loro genuinità, oltre che per l’ottima realizzazione e resa sul pubblico degli Fx, del make-up e degli effetti visivi.
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Cronin è affiancato dietro la macchina da presa dal direttore della fotografia Dave Garbett (Z for Zachariah, Underworld: La Ribellione dei Lycans), dallo scenografo Nick Bassett (Guns Akimbo, Sweet Tooth), dal montatore Bryan Shaw (Ash vs Evil Dead, Spartacus) e dalla costumista Sarah Voon (Chasing Great, Inside), con una colonna sonora di Stephen McKeon (Hole – L’Abisso, Primeval).
Una sottile trama, che sposta rapidamente la scena dalla tipica baita, con un balzo temporale di un solo giorno, al palazzo metropolitano che diverrà location del delirio di sangue, ci presenta una famiglia composta dalla madre Ellie (Alyssa Sutherland) e i suoi tre figli, priva della figura paterna, prossima a lasciare l’abitazione e con una visita a sorpresa della sorella/zia Beth (Lily Sullivan), tecnico da palco sempre in tour, in dolce attesa, e assente quando la sorella era in piena crisi col marito. Le due, ritrovandosi, provano a ricucire il rapporto.
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Ma una forte scossa di terremoto sconvolgerà le loro vite e quelle dei loro cari, e non certo per i danni arrecati dal disastro naturale. Con la componente casuale che fa riemergere da sottoterra il libro che rievoca il male, assieme a un vinile con rituali inquietanti e macabri, Ellie verrà posseduta da uno spirito maligno che scatenerà tutta la sua sete di sangue su famiglia e vicinato.
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Lodevoli alcune scelte stilistiche, come le inquadrature attraverso lo spioncino, il bagno di sangue in ascensore e la deriva totalmente splatter che il film prende a partire da metà girato in poi, premendo sempre più sull’acceleratore, grazie anche a un montaggio serrato e alla componente action che non lascia respiro.
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Certamente non alla pari del primo inquietante remake, ma comunque i balzi sulla sedia e il divertimento (ai fan dell’horror almeno) sono garantiti. Prova superata, e ora si guarda già al sequel.
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